Merula 2007 Salento rosso igt | Voto: 85/100


Il Merula di Carvinea - foto dal sito aziendale

AZIENDA AGRICOLA CARVINEA

UVA: MONTEPULCIANO

FASCIA DI PREZZO: 13,00-14,00 EURO IN ENOTECA

FERMENTAZIONE E MATURAZIONE: ACCIAIO E LEGNO

VITA 5/5 – NASO 25/30 – PALATO 25/30 – NON OMOLOGAZIONE 30/35

La Puglia enoica annovera da tempo tra le sue varietà ampelografiche privilegiate anche quella del Montepulciano, soprattutto in due zone ben distinte: il Foggiano e l’alto Salento. D’altra parte questo vitigno ha trovato il suo habitat naturale lungo la dorsale adriatica centro-meridionale, laddove prende le mosse dalle Marche (soprattutto nelle province di Ancona e Ascoli Piceno con due famosi blend in simbiosi con il Sangiovese: il Rosso Conero e il Rosso Piceno) fino giù alla Puglia, passando per l’Abruzzo (la sua vera patria di adozione proprio con il Montepulciano d’Abruzzo) e il Molise (il Biferno rosso in combinazione con l’Aglianico e il Trebbiano Toscano).

Un’azienda vitivinicola che ultimamente si è impegnata e distinta proprio nella produzione del Montepulciano è quella denominata Carvinea, situata a Carovigno (BR), sulle prime propaggini della Murgia Salentina e in prossimità del mare. Qui le vigne di Pezza d’Arena fanno da cornice alla cinquecentesca masseria, antica dimora dei Principi Dentici di Frasso, riportata al suo originario e caratteristico splendore. Il proprietario di questa maison è il vulcanico ed eclettico importatore pugliese di auto di lusso Beppe Di Maria, da sempre appassionato di vini. In pochi anni la Carvinea ha bruciato le tappe, trovando una sua precisa collocazione all’interno della produzione vitivinicola regionale di qualità. Intanto Di Maria, con mossa azzeccata e lungimirante, ha saputo scegliere il meglio che offre il mercato, affidando le sorti della sua azienda ad una persona altamente competente e capace come il famoso wine maker Riccardo Cotarella. Fatto sta che con soli tre vitigni impiegati (Montepulciano, Aglianico e il Petit Verdot), poche bottiglie prodotte e appena sei etichette, già sono arrivati copiosi riconoscimenti nazionali, tra cui i Tre Bicchieri 2012 da parte del Gambero Rosso per il Frauma 2008, un blend anomalo e quasi paritario composto dal nazionale Aglianico e dall’alloctono “bordolese” Petit Verdot.

Il vino che ha attirato la mia attenzione, tuttavia, è stato il Merula 2007 (da merlo, così com’è raffigurato sull’etichetta) con solo Montepulciano. Le uve sono allevate su un terreno tufaceo-calcareo, con il sistema a cordone speronato. La macerazione sulle bucce dura circa venti giorni, per poi completare la fermentazione in acciaio inox e la malolattica in barriques nuove. Segue un periodo di affinamento di dieci mesi sempre in barriques e la susseguente elevazione in bottiglia per qualche mese, prima di essere messo in commercio. Alla fine la gradazione alcolica si attesta a 13,5° C.

Nel bicchiere risalta un cromatismo rosso rubino scuro, quasi impenetrabile, attraversato da lampi purpurei, com’è caratteristico del vitigno per l’intensa carica di antociani. Gli effluvi che salgono al naso sono piuttosto piacevoli e complessi, con un corredo aromatico armonico e ben articolato. Si colgono chiaramente avvolgenti profumi fruttati, floreali ed erbacei, come la prugna, la marasca, la viola ed erbe aromatiche e poi note speziate di tabacco, noce moscata e pepe nero. In bocca è vellutato, asciutto, sapido, equilibrato e leggermente tannico. Chiude con fresche e godibili sensazioni fruttate di buona persistenza. Servire alla temperatura di 18-20 gradi in accompagnamento a grigliate di carne, capretto alla brace e formaggi a pasta dura stagionati. Prosit!

Questa scheda è di Enrico Malgi

Sede a Carovigno (BR) – Via per Serranova, 1 – Tel. 080 5862345 – Fax 080 5322247 – Cell. 348 3738585 – Enologo: Riccardo Cotarella – Ettari vitati: circa 9 – Bottiglie prodotte: 38.000 – Vitigni: Montepulciano, Aglianico e Petit Verdot.

4 Commenti

  1. Enrico, mi perdonerai la chiosa, la zona da ci si è diffuso il montepulciano nelle altre due da te citate, è Gravina, il vitigno fu importato dai monaci di Cluny che alla fine del 1700 fondarono un convento qui da noi, importando le prime marze di questa uva che si è poi diffusa rapidamente nel foggiano e nell’alto salento. Prova di ciò è un manoscritto custodito nel museo fondazione Pomarici Santomasi, oggi purtroppo non visibile perchè sottoposto a restauro, autore il canonico don tobia stamelluti.

  2. Beniamino, grazie tante per la tua opportuna e storica segnalazione, che depone inequivocabilmente a favore ella tua specifica e dotta competenza.
    Vedi che ti ho scritto una e-mail l’altro giorno a proposito della tua azienda. Appena puoi rispondimi per favore. Ciao.
    Abbracci.

  3. A proposito dei vitigni pugliesi cosiddetti alloctoni, a suffragio di quanto evidenziato da Beniamino ed a corredo di quanto già ampiamente descritto in miei precedenti interventi, giova ricordare che in Puglia, a parte i vitigni autoctoni storici, alcune varietà importate sono comunque da considerarsi “vitigni locali”, perché insistono sul territorio regionale da moltissimo tempo. L’esempio del Montepuciano è significativo, ma anche l’Aglianico, il Fiano (non il Minutolo che è prettamente locale), la Falanghina, il Moscato, l’Aleatico, la Malvasia sono radicati da molto tempo sul suolo pugliese, mentre, di contro, alcune varietà francesi come il Pinot nero, il Syrah, il Merlot, il Petit Verdot e lo Chardonnay hanno fatto la loro comparsa soltanto da poco tempo e, comunque, con ottimi risultati. Ciò sta a significare, quindi, la grande e variegata disponibilità da parte della viticoltura pugliese per un’offerta vinicola sempre diversa e competiva, che ha pochi epigoni nel Meridione.

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