Messina, Trattoria Al Padrino


Via Santa Cecilia, 54/56
tel. 090.2921000
Chiuso sabato sera e festivi, ferie in agosto

Grazie della preferenza e scusate se avete mangiato bene. Questa è la frase scritta dietro la maglietta dei camerieri. Pietro Denaro è all’ingresso. Il “Padrino” è lui. Si riconosce dallo sguardo che non ti perde mai di vista e dall’aspetto fiero che incute sicurezza. Quando entri e, chiedi se c’è posto ti guarda come per dirti <ma questa è casa tua, fai quello che vuoi>. L’ambiente è da vera trattoria di paese. Tavoli apparecchiati in modo semplice. Mentre i due figli ti fanno accomodare, alle loro spalle arriva lui. Con il suo incedere lento – così come la filosofia della sua cucina –, e con voce tonante ti elenca i piatti del giorno, <pasta alla Norma con ricotta infornata, o con gamberi e zucchine, o con macco di fave secche riposato; polpette alla ghiotta, bollito di vitello impanato e fritto (specialità della casa)>. Mentre cerchi di capire quello che ti
dice, il tuo sguardo è rapito dal banco refrigerato, dove sono esposti i pesci freschi pronti per la griglia: pesce spada, enormi calamari ripieni e impanati, spiedini di gamberetti, pescatrice impanata e, fette di alalunga: sinceramente non conoscevo questa tipologia, sembra che è pescato vicino alle Lipari, ama il mare pulito e molto ossigenato. Ho scelto di iniziare con una pasta alla Norma: condita con un sugo di pomodoro semplicissimo, ma, certamente una conserva estiva; il tutto arricchito con delle melanzane tagliate a fette sottili e fritte in olio, e cosparso con una ricotta di pecora infornata grattugiata. Ma, ho fatto un errore imperdonabile: per paura di allargare il girovita ho lasciato metà della porzione. Ho visto Pietro che ha guardato prima il piatto, poi i figli e, con sguardo minaccioso e in magnifico dialetto siciliano mi ha chiesto perché non avessi mangiato tutto. Per farmi perdonare ho preso le polpette alla ghiotta: fatte con un impasto di pane, uova, prezzemolo, pesce spada e sicuramente pochissimo aglio; condite con sugo di pomodoro, olive verdi, capperi e cipolla; e poi il bollito di vitello, impanato e fritto: fetta di bollito di vitello impanato, fritto e ripassato in padella e condito con olio e prezzemolo. Da buona Trattoria la frutta: magnifici mandarini e succose arance, ti arriva in grandi cesti e, per almeno dieci persone. A conclusione ti portano ” il dolcetto”, mini cannoli alla siciliana, ripieni di ricotta che accompagna egregiamente il caffè. Il conto è vergognosamente onesto, 20euro; per essere stato accolto come in famiglia, aver mangiato piatti preparati con prodotti del territorio e buonissimi. Il Padrino è una trattoria da visitare per cogliere l’essenza della cucina all’italiana.

Andrea De Palma