Montevetrano 2008 oggi. E la presentazione con la verticale 2007-2005-2003 al Salone della Mozzarella del 2010


Montevetrano di Silvia Imparato

Montevetrano 2008 in Magnum

Non ci sono limiti alla vita del Montevetrano. Per lo meno non lo abbiamo ancora potuto fissare. L’annata 2008, perfetta, presentata per la prima volta alle Strade della Mozzarella a Paestum nel 2010 è molto interessante perché segna il momento esatto in cui il rosso di Silvia Imparato si libera come una capsula spaziale e inizia il suo viaggio verso l’infinito. Ci abbiamo ragionato durante la miniverticale organizzata dall’azienda in occasione dell’inizio dei festeggiamenti dei 30 anni presso Gioia-Cucina di Terra nel cuore di Salerno. Servito in magnum come e altre annate (2012, 201 e 2009) è sicuramente apparsa come la più complessa, matura, ampia, di grande e vario spesso olfattivo, appagante al palato con un finale perfetto grazie alla sua salinità. Un grandissimo vino che vi auguriamo di provare almeno una volta nella vita. Senza fretta, perché vivrà più che a lungo: in eterno.

Report del29 giugno 2022
Montevetrano 2008

Non tradisce mai le aspettative il Montevetrano. Nelle annate straordinarie come in quelle meno osannate, qual è, appunto, la 2008. Più fresca ma anche più irregolare della calda 2007 che ancora oggi passa all’incasso per la meraviglia di tutti coloro che la provano in batteria. Noi l’abbiamo bevuta sulla strepitosa cucina del Don Alfonso e ancora una volta il rosso di Silvia Imparato ci ha rincuorato per la strepitosa capacità di prolungare l’adolescenza oltre ogni limite immaginabile, per la sua suadenza olfattiva e gustativa, per l’energia del territorio che riesce a trasmettere ad ogni sorso, per la sua capacità di accoppiamento con le diverse ricette di terra e di mare. Un grande vino ancora nel pieno della sua vibrante forza, senza alcun segnale di cedimento, a cominciare dal rosso rubino ancora vivo e brillante. Ma soprattutto un rosso che, come la 1994, non deve temere nel tempo il confronto con altre, più blasonate, annate.

Report del 5 maggio 2010

Montevetrano 2008. Silvia Imparato durante la presentazione a Paestum

Non si accontentano di esser solo sfondo i templi che sono così vicini da entrare di diritto, assieme alla luce di questa calda giornata, in sala degustazione. Eccoci di nuovo qui per un appuntamento diventato ormai di tradizione del Salone della Mozzarella e di grande curiosità: la degustazione di Montevetrano presso il ristorante Nettuno.

Montevetrano 2008, le bottiglie della verticale a Paestum

Attesissima, dalla platea di professionisti del settore ed appassionati, la bottiglia 2008. Un vero azzardo per un vino che in commercio non c’è ancora e che dovrà attendere altri 6 mesi in bottiglia. Ma forse è questo il bello di una piccola esclusiva che permette congetture e previsioni. Abbiamo al tavolo Luciano Pignataro che ci introduce in questo dialogo enoterritoriale. Maria Sarnataro, delegato AIS Cilento, ci guida tra i bicchieri. Silvia Imparato, la produttrice e il giornalista Pasquale Porcelli, consigliere nazionale Onav, completano la complessa mappatura di un vino in divenire.

Montevetrano 2008 Lo spettacolo dei templi di Paestum dalla sala di degustazione dove si è svolta la verticale

Gli ospiti danno i numeri: 2003, 2005 no 2007, che sarà il 2008? Dialogo aperto ed interscambio mettono in luce un’idea eterogenea del vino ma che, come spiega Silvia Imparato, può solo crescere attraverso il caleidoscopio di punti di vista ed il vino stesso rimane inevitabilmente emblema della nostra terra e voce che parla di qualità. Ora però vi accompagno tra i bicchieri.
La 2008 ha un colore vivace di gioventù marcata che sembra quasi colori il bicchiere. Il naso ha una grande freschezza fruttata. Si sentono tratti speziati e sentori terziari decisamente presenti. Il palato è in linea con il naso così che il frutto avvolge la bocca con grande vivacità. Pian piano che si torna al bicchiere ti accorgi poi di un naso ora tostato. Il legno è molto presente; dobbiamo aspettare che sia riassorbito per comprendere meglio le evoluzioni future.

Montevetrano 2008, la presentazione

La 2007 si apre al naso con dei frutti rossi polposi e presenti, di quelli profumati e certamente maturi ma sodi. Anch’esso si accompagna a una speziatura evidente. E’ un bicchiere accattivante e di lunga persistenza.

La 2005 si mostra dapprima un po’ riluttante e si chiude all’olfatto. Pian piano, con il giusto tempo, si offre poi all’assaggio. Silvia Imparato ci spiega che la 2005 è stata un’annata molto calda e che si è prodotta poca uva e sottoposte le piante a grande potatura. Viene definito un vino più severo e austero. Qui troviamo una carica di frutto minore rispetto alle altre due annate ma, per il mio gusto, tutto è ben fuso, giusto, equilibrato ed accompagnato da un tannino ancora presente e gradevole. Sento la liquirizia e qualche nota balsamica. Percepisco una struttura solida e un vino un po’ più “maschio” che io personalmente apprezzo maggiormente.

Concludiamo con la 2003. Esprime un naso di anice stellato e macchia mediterranea. Si percepiscono dei sentori balsamici ed il tabacco. E’ profondo.  Risulta essere una vera sorpresa, spiega la produttrice, per questo vino che sembrava essere poco longevo, ed invece, come emerge dalla degustazione, sta evolvendo verso una dimensione inaspettata e molto interessante. Lunga la persistenza.

La presentazione del Montevetrano 2008

Ciascuna di queste bottiglie, ben diverse tra loro, esprime, come liquida memoria, la stagione da cui provengono e indossano il proprio carattere dal taglio definito.

Sara Marte

23 Commenti

  1. sono molto contento del successo di questa degustazione.
    da buon salernitano sono legato a questo vino, storico capostipite della moderna enologia salernitana e alla produttrice, donna fiera e tosta. silvia imparato, vera eroina di un territorio su cui in questi anni si è giocata una stupida partita politica tesa a dequalificare il territorio agricolo stesso su cui si produce questo vino (il parco dei picentini) a vantaggio di discariche, inceneritori, gasdotti, assurdi impianti chimici assolutamente fuori scala e fuori contesto.
    silvia resisti!

    1. E’ vero Gaspare. Io prevedo che resisterà. E’ una donna fiera e di grande forza ,visceralmente legata alla sua terra. Ma non devo dirlo a te :o)
      Buona giornata

  2. Confermo. Sentori Terziari. Credo che il tuo stupore derivi dall’idea che i terziari siano esclusivamente sentori di invecchiamento inteso come età. Ai terziari invece appartengono anche categorie di profumi derivati all’invecchiamento in botti o in barriques ed ecco a cosa si riferisce .
    Ti abbraccio ,
    Sara

    1. mi spiace, ma temo che sia lei a commettere un errore. In vent’anni di professione, mai sentito parlare di sentori terziari riferiti all’affinamento “in botti o in barriques” (che poi sono due cose molto diverse). Le note che derivano dai cosiddetti legni piccoli si possono descrivere in molti modi; di questi, scrivere di sentori terziari è per lo meno eterodosso…

        1. altra domanda:se i terziari sono dovuti all’invecchiamento,il contenitore del vino botte o barriques influenza o no l’evoluzione dei terziari?grazie a chi mi risponde.

      1. Gentile Fabio,
        La ringrzio davvero tanto per la precisazione. Ho riletto e mi sono resa conto .
        Mannaggia ! Sarò stata investita dell’impeto del vino! … Ma proprio travolta! :o)
        Grazie ancora e un saluto

      2. visto che nessuno mi risponde ho fatto una piccola ricerca su internet e NON mi sembra che Sara abbia detto una sciocchezza così grande.In quasi tutti i siti da me visitati tra cui quello della FISAR si dice” I profumi terziari si formano invece durante l’affinamento, la maturazione e l’invecchiamento del vino.Questi processi avvengono prima in botte, subendo una lenta ossidazione, e successivamente in bottiglia, cioè in un ambiente anaerobico (privo di ossigeno).da sottolineare i profumi terziari dovuti all’affinamento del vino in barrique ed originati dalla cessione di aromi dal legno (in particolare la vaniglia).”Quindi secondo questi siti i terziari POSSONO essere riferiti all’affinamento in botti o barrique che Lei Fabio invece esclude categoricamente.Quindi se il vino è del 2008,dopo un anno e mezzo dii ìnvecchiamento possono aversi già dei terziari riconducibili al legno.O sbaglio?e credo fosse questo quello a cui Sara si riferiva.

        1. Ulteriore ricerca,stavolta cartacea e conferma quanto prima ho detto.A proposito dei terziari la guida slow food dice :giocano un ruolo importante nel determinare i terziari tutti quegli aromi ceduti dal legno delle botti(fusti o barrique) in cui il vino è stato affinato.In particolare spicca il profumo di vaniglia che secondo Peynaud è liberata dai tannini vecchi del vino a contatto con il legno”.DUNQUE COME SI FA A DIRE CHE “NON SI E’ MAI SENTITO PARLARE DI TERZIARI RIFERITI ALL’AFFINAMENTO IN BOTTI O BARRIQUE”QUANDO SITI INTERNET E GUIDE DICONO IL CONTRARIO?E TU SARA TI SEI SCUSATA PERCHè CONVINTA DELLO SBAGLIO O SOLO COME ATTO REFERENZIALE VERSO L’AUTOREVOLEZZA DELLA FIRMA CHE TI HA CRITICATA?UNA DIFESA CIVILE DELLE PROPRIE OPINIONI CI STA QUANDO SI CREDE DI AVER RAGIONE ANCHE SE A CONTESTARLE FOSSE IL MAGGIOR ESPERTO DE MONDO.E’ VERO CHE SIAMO GIOVANI E ABBIAMO DA IMPARARE MA,DIAMINE,FACCIAMO RISPETTARE QUANDO ABBIAMO RAGIONE. :-D

      3. Sinceramente mi stupisce una risposta cosi’ “chiusa”.Si puo’ o meno essere d’accordo con lei o con la sig.o sig.na? Sara ,ma dire che in venti anni non ha mai sentito una cosa del genere mi sembra un tantino, anzi esagerato e basta.Di sentori terziari intesi come quelli che si sviluppano in seguito ad affinamento (se preferite invecchiamento) ,quindi non legati assolutamente alla fermentazione e (pre fermentaz.),parlano vari e vari e vari autori.Oltre poi a varie guide generiche come es.il manuale del sommelier di Giunti-Vaccarini (n°1 nel 78 e penso che molti lo conoscano),ne parla se non sbaglio anche l’ais,slow food,non ricordo esattamente al momento quello che scrissero il gambero, e i grandi Veronelli e Ratti se possa generare qualche confusione o meno .Ne parlano genericamente Massobrio e Gatti nel loro libro ascolto del vino, anche se specificano quale ruolo fondamentale nello sviluppo dei terziar,i abbia ancghe il periodo trascorso in bottiglia.Ne parla F.Guatteri -Gribaudo parlando di terziari sviluppatisi in seguito ad affinamenti in botte ecc. ecc.Certo dire che i terziari siano esclusivamente dipendenti dai legni utilizzati e confondere tra “sentori di legni o legnosi” e quelli ceduti dai legni piccoli in particolare capisco che possa aggiungere equivoco a confusione. Ma non penso che si volesse dire che i terziari del 2008 siano esclusivamente derivanti dalle barriques utilizzate.Rileggero’ il tutto con calma ora vi saluto certo che la mia opinione sia opinabile.

      4. Ho letto e riletto ma il termine terziario è ben contestualizzato (anch’io ho controllato su libri Slow food e Gambero Rosso) e mi pareva chiara l’accezione che Sara volesse dare . Capisco che il montevetrano fa parlare di sè ma magari leggere con attenzione sarebbe meglio. Ha anche spiegato che il riferimento era altro. E’ il mio primo intervento ma sono un assiduo lettore del sito e della signorina in particolare ma in questo caso ho ritenuto opportuno replicare.

  3. due righe di ulteriore commento: apprezzo la risposta pacata dell’autrice dell’articolo e spero ci si possa incontrare di persona – magari con Luciano – per scambiare qualche opinione sul Montevetrano, un vino che ho visto nascere (letteralmente: le prime due annate le ho imbottigliate a mano insieme alla produttrice… e l’anno prossimo scriverò nostalgicamente qualcosa in occasione del ventesimo anniversario).
    Rispondo anche al lettore che, nel suo encomiabile slancio perorativo dei “sentori terziari” derivati dal legno, mi attribuisce addirittura con un virgolettato un’affermazione inesatta: mai scritto “non si è mai sentito parlare”, bensì “mai sentito parlare”, sottinteso io. Non amo tagliare giudizi definitivi e impegnativi per l’intero pianeta, parlo per solo per me.
    E nella mia esperienza di autore e di lettore, mi creda, sentir parlare di sentori terziari in un vino giovane è un caso più unico che raro. La teoria della degustazione è piena di opinioni diverse, tutte (o quasi) ovviamente rispettabili. La pratica, la consuetudine critica è un’altra cosa, e in questo ambito si muoveva la mia osservazione.

    1. Trovandomi totalmente daccordo con Marco Contursi , che non conosco , avendo svolto le stesse ricerche , ritengo che il commento di Fabio Rizzari sia stato , pur con grande maestria , decisamente categorico . I termini che lei non usa solitamente per una 2008 non sono validi? E’ un mondo un po’ troppo piccolo . Inoltre tutto era contestualizzato molto chiaramente.

    2. Gentile Signor Rizzari,cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando per non perderci dietro degli equivoci.Lei prima parlava dei terziari in generale,ora si riferisce solo al vino in esame.Nel primo caso la differenza tra mai sentito parlare e io non ho mai sentito parlare è alquanto lieve questo poichè appare poco credibile che un professionista del mondo del vino come Lei non abbia mai sentito dire che i terziari possono derivare dall’affinamento in legno come autorevoli fonti sostengono.Lei nel suo primo post parla “di sentori terziari riferiti all’affinamento “in botti o in barriques” e non di terziari in un vino giovane come fa adesso.Dunque mi sembra che lei abbia corretto il tiro o spiegato meglio il suo pensiero che nel primo post sembrava ricondursi ad una regola generale e non solo al caso in esame.In ultima analisi,concordo con Lei se dice che nel vino in questione possano o meno esserci i terziari,NON ritengo invece vera la frase “mai sentito parlare di sentori terziari riferiti all’affinamento “in botti o in barriques” (che poi sono due cose molto diverse). Le note che derivano dai cosiddetti legni piccoli si possono descrivere in molti modi; di questi, scrivere di sentori terziari è per lo meno eterodosso”.In queste parole,di vino giovane non si parla ma si esprime un concetto di portata generale.

  4. Cio’ che ho letto dal Signor Rizzari mi sembra sia poco centrato. L’articolo era giusto chiaro e il termine ben esprimeva ciò che in seguito è stato espresso . Non comprendo tanta diffidenza. Tra le altre cose dalle parole, sebbene autorevoli, del sig. Rizzari emerge una certa presunzione, che cerca, poi, di stemperare con modesti risultati.

    1. Credo di aver centrato io il punto nel mio ultimo post.Rizzari voleva anche nel suo primo intervento riferirsi al vino in questione cioè al montevetrano del 2008 (e quindi un vino giovane) e non esprimere una regola generale e cioè che il legno non contribuisce ai terziari.Purtroppo a causa della sinteticità del suo primo intervento,risultato poco chiaro, ha indotto tutti all’equivoco.Lui voleva solo dire che parlare di terziari in un vino così giovane non è corretto e questa cosa in linea teorica è condivisibile.Resta poi l’assaggio del vino e il sapere se possono esseresi verificate delle condizioni che hanno anticipato la presenza di sentori terziari.Mi piacerebbe poi sapere da un enologo esperto(il mitico professor Moio sarebbe il massimo)dopo quando tempo compaiono secondo la scienza enologica i sentori terziari e se possono sussistere delle variabili che anticipano o posticipano la loro comparsa.

  5. Visto che qui si gioca a fare i maestrini:

    Origine e caratteristiche dei profumi terziari, estratto dai manuali di varie ristampe delle più autorevoli associazioni che si occupano di formazione professionale di operatori del settore vitivinicolo:

    FIORI APPASSITI O SECCHI: rosa – rosa canina – ibiscus – violetta – tiglio.
    FRUTTI ESSICCATI: prugna – ciliegia – pesca
    FRUTTI SECCHI: nocciola – nocciola tostata – mandorla – noce.
    ERBE O FOGLIE: menta secca – origano secco – timo secco – tabacco.
    SPEZIE: vaniglia – liquirizia – pepe nero e verde – noce moscata – cannella – chiodo di garofano – coriandolo – cumino – ginepro.
    ALTRI: pelle conciata – cuoio – miele – funghi freschi e secchi – tartufo – caffé verde e tostato – cacao – catrame – canfora – resine varie – pietra focaia.

    Banalmente, in conclusione: se almeno uno di questi sentori è palesemente venuto fuori dalla degustazione della signora Marte, prego riformulare giudizi.

    Meno professori, più pasionari, il vino è questione di pancia, più che di testa e di bocca!!

  6. domani la cosa forse si chiarirà……vero Luciano?anche tu come me hai avuto l’idea di chiedere lumi a chi più di tutti sa e saprà illuminarci.Attendo con ansia. :-D

  7. Sara è una brava degustatrice, attenta e scrupolosa. Il Montevetrano è un vino complesso, sin da giovanissimo, pertanto, detto ciò non posso certo pensare che Rizzari abbia avventato una sua opinione visto il background che si ritrova ma non posso altresì non sottolineare come anche a me sia capitato di bere e descrivere vini (ma anche lo stesso Montevetrano) che a due anni (e anche prima) esprimessero note catalogabili nei terziari.

    Sentori, anche lievi, di tabacco, pelle conciata, pietra focaia, ma anche più semplicemente nocciola tostata o chiodi di garofano si possono tranquillamente percepire in vini che hanno particolari ed accentuate caratterizzazioni varietali e/o di affinamento. Questi per me sono terziari, che poi non rappresentino in maniera esplicità l’imprinting in un vino così giovane età è un’altra faccenda, ma tant’è che se vi sono bisogna pur evidenziarli.

    Quanti vini nascono già vecchi? :-)

  8. Penso si sia trattato di un equivoco,nonostante una sottile ironia da parte dell’esperto Rizzari, nessuno penso abbia intenzione di mettere in dubbio le capacita’ dell’altro.Il punto e’ forse sul considerare o meno terziari , sentori che che per molti esperti degustatori (indipendentemente dai libri e dalle teorie) sono “quasi sempre” riferibili a vini con qualche annetto in piu’, che permetta di esprimere questo potenziale. Come sottilineato sopra “quasi sempre” proprio perche’ i vitigni, le vinificazioni,i territori (gli enologi, i lieviti)ecc. ecc.possono fare la differenza ed il vino non e’ un succo di frutta.Relax a tutti.

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