Naima 2004 Paestum igt |Voto 89/100


Naima 2044, versione magnum

VITICOLTORI DE CONCILIIS

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: legno

Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 27/30. Non Omologazione 32/35.

Ci sono degli abbinamento che funzionano molto meglio del palato del migiore sommelier. Sono quelli del cuore e della passione per le cose e le persone. Così per festeggiare in famiglia il compleanno di mia madre numero 86 ho deciso di tirare fuori dalla cantina quella che per me resta la migliore espressione di sempre, almeno sino a questo momento, dell'aglianico nel Cilento, il Naima 2004.
Fu una magica combinazione, evidentemente, che riuscì a coniugare una stagiome sostanzialmente fresca con il giusto dosaggio del legno e dei tempi.
Il risultato è che a distanza di quasi dieci anni, ormai ci siamo, il migliore Naima di sempre si presenta perfettamente integro, vivo, ricco di energia da spendere nel bicchiere e sul cibo.
Il tono muscolare sempre un po' sopra la righe viene bilanciato da buona frutta matura al punto giusto, decisa freschezza, slancio al naso e in bocca dove non si percepisce alcuna stanchezza.
Nella festa come sui piatti robusti, poi, è un vero spettacolo.
Esempio felice di una stagione felice.

Naima 2004

Scheda del 12 ottobre 2012. Forse la definizione migliore di questo vino è dolmen. Testimone immutabile e fermo, ce lo portiamo alla Piazzetta da Angelo e Carmela a Valle dell'Angelo, un posto da favola dove il pranzo e la cena sono una filosofia di vita.
Sappiamo che il 2004 è ancora ai suoi primi passi, ma non immaginavamo di trovarlo ancora così giovane, fresco, irruente. Sbarazzatosi di una sensazione iniziale di ridotto, il vino esprime sin dai primi minuti quelle sensazioni di frutta matura tipiche del Naima.
In bocca la materia è davvero tanta, in questo più figlio della filosofia muscolare degli anni '90, tanto anche l'alcol. Per fortuna la freschezza e una certa morbidezza cercata con ostinazione sin dai primi vagiti rendono questo rosso dinamico e veloce. La soddisfazione maggiore viene comunque dal palato, dove il vino non stanca e rinnova la voglia di bere all'infinito, come del resto testimonia meglio di ogni cosa la magnum vuota a metà pranzo.Un vino di piacere, ancora irrequieto, in cerca di un suo equilibrio, comunque ben lontano dalla maturità. Lo beviamo contenti sui cibi cilentani, appare perfetto quando si abbina a piatti molto strutturati come la carne del ragù o gli stessi ravioli.
Insomma, siamo appena alle prime battute di un percorso sicuramente lunghissimo.

Scheda del 19 giugno 2007. Eccolo, il lupacchiotto solitario è uscito dalla sua tana cilentana per iniziare a scorazzare su tutte le tavole italiane. In una recente mini-verticale abbiamo avuto modo di vedere come ogni annata manifesti sue spiccate caratteristiche sino a rendere a volte difficile poter ricostruire e identificare la stessa mano se non nel fatto che tutti i parametri di riferimento viaggiano ad alta quota come è tipico dei vinoni. Bruno l'ha spiegato bene come ogni vendemmia ha una trama da far esprimere piuttosto che omologarla alle precedenti.
Il 2004 lascia le dolci colline che fanno da corona ad Agropoli all'ingresso del Parco Nazionale del Cilento con un carattere meno sofferto dei suoi fratelli maggiori: in una parola, appare già compiuto, in perfetto bilanciamento tra legno leggermente alleggerito e il frutto reso più elegante da una stagione all'insegna dell'equilibrio rispetto alle due precedenti qui nel Sud della Campania. Ma questa compiutezza la si ritrova soprattutto nel rapporto con i tannini, per la prima volta quasi dolci, e soprattutto ben risolti sicché l'ingresso del Naima è abbastanza morbido inizialmente per poi confermare la sua irrequietezza selvaggia nel suo cammino grazie alla freschezza che mantiene parametri stellari ma, ripeto, ben equilibrata dall'alcol e dalla struttura che come sempre appare rilevante. L'ingresso e la seduzione del palato sono repentini, ma la conquista dura davvero a lungo, una occupazione pignola e metodica di ogni angolo possibile, con un ricordo molto difficile da cancellare anche se passano molti minuti. Bruno De Conciliis conferma insomma l'iscrizione di questo Aglianico del Cilento tra i grandi classici della viticoltura meridionale, quelli cioé capaci di cambiare la percezione stessa del vino che prima si aveva dei prodotti al Sud del Garigliano. La compiutezza di cui ho parlato non è morbida autoreferenzialità, ma significa piuttosto grandi opportunità di abbinamento con i piatti dei piani alti della scala gerarchica palatale, a cominciare dalla carne di capretto a forno o di cinghiale in umido cucinata dal vicino agriturismo Corbella a Cicerale, oppure con i formaggi più tosti come il caso peruto dell'Alto Casertano.
Insomma, cari amici, la vendemmia 2004 così difficile non ci ha lasciato grandi bianchi segnandoli con un po' di magrezza generalizzata, però c'è una sfilza di rossi, mi riferisco ai grandi classici come a molti vini poco conosciuti, che davvero resteranno nella storia. Dopo lo choc termico del 2003, questa annata si distingue per la potenza e l'eleganza, con buone possibilità evolutive nel corso degli anni. Vini da conservare, Bruno, mantieni prigioniero il Naima 2004 quanto più a lungo possibile e aspettaci da qui a qualche anno perché con Vito Puglia ci stiamo organizzando il nostro buen retiro cilentano dal quale potremo guardare tutto con olimpica serenità. Mentre tu lavori di giorno ti aspetteremo tra gli olivi millenari in riva al mare di Ulisse, poi berremo.

Sede a Prignano Cilento,  Contrada Querce, 1. Tel. e fax 0974 831090. E mail:[email protected]. D'Orta De Conciliis. Ettari: 4 di proprietà. Bottiglie prodotte: 12.000.Vitigni: aglianico, merlot. Viticoltori De Conciliis. Enologo: Bruno DeConciliis, Ettari: 25 di proprietà. Bottiglie prodotte: 150.000.Vitigni: aglianico, fiano.

3 Commenti

  1. Non é periodo e forse per questo mancava in tavola il capretto Cilentano che avrebbe sicuramente dato una marcia in più a questo vino ritenuto da molti l’anima vera di questa terra.

  2. Sarei personalmente un po’ cauto nel definirlo il miglior NAIMA di sempre in primo luogo perché quando si ha a che fare con il vulcanico Bruno non si è mai sicuri dove verrà posizionata l’asticella e poi perché avendo assaggiato recentemente il 2006 trovo che quest’ultimo abbia tutte le caratteristiche di un ottimo prodotto.PS.AUGURISSIMI per la MAMMA e ,come si direbbe in un idioma a noi familiare,PE’ CIENT’ANNI.

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