Nanni Copé di Giovanni Ascione: la vigna come una scacchiera


Giovanni Ascione, Nanni Cope'

 di Alessandro Manna

L’occasione di incontrare Giovanni Ascione alla vigilia della partenza per la madre-di-tutte-le-fiere enologiche (Vinitaly di Verona dal 25 al 28 marzo) è data da due buone notizie, due affermazioni del suo Sabbie di Sopra il Bosco 2009.

Luciano Pignataro scrive: <<Non ho molti dubbi: il rosso di Giovanni Ascione nella versione 2009 è in questo momento il miglior campano. […] cercavo classicità e modernità, eleganza e struttura e sapevo di trovarla, ma non immaginavo che sei mesi di bottiglia avrebbero giovato in modo incredibile a questo vino>.>

E già questa è una bella soddisfazione per un appassionato che nel 2009 era alla sua seconda vendemmia.

Ma girovagando sulla rete la scoperta è stata che Jancis Robinson (wine writer inglese, che tiene una rubrica settimanale sul Financial Times, e inoltre fornisce consulenza per la cantina della Regina Elisabetta II) il 9 marzo aveva nominato il vino di Nanni Copè  “Wine of the week”, un vino cioè «particolarmente imperdibile, o qualcosa di semplicemente troppo sorprendente da tenercelo per noi.»

Certo una bella accoppiata, che segue di qualche mese l’apprezzamento, e i massimi voti in maniera quasi unanime, di tutte le guide italiane.

Incontro Ascione (Nanni Copè era il suo soprannome da bambino) in una meravigliosa mattina di inizio primavera, calda e (stranamente per la zona) non ventosa: «A me piace volare basso! Gli apprezzamenti fanno tanto piacere, ma se uno si esalta troppo per un commento positivo, rischia di deprimersi per un’assenza di riconoscimenti, e so perfettamente che questi vanno e vengono.»

Panorama della tenuta

Ex manager, folgorato dal vino in Francia, dopo una vita passata ad assaggiare i vini degli altri, decide nel 2007 di comprare un piccolo vigneto e, senza interrompere gli assaggi (sostiene di farne 2500 all’anno), inizia con la vendemmia 2008 a produrre il suo vino.

Siamo a Castel Campagnano: il paesaggio è splendido, vigne ordinate si intervallano a boschetti fitti, il Taburno da una parte, il Matese dall’altra, il Volturno che scorre un po’ più giù. Vigna Sopra il Bosco è un cru di due ettari e mezzo,  a poco più di 200 metri di altitudine, esposto a Nord-Nord ovest.

La vigna

La vigna è un piccolo gioiello, ovviamente in questo momento dell’anno le viti sono nude di foglie, ma questo permette una visione dell’intero vigneto:  «una semi-pergola, con due capi a frutto e sette gemme per lato; 1.750 ceppi per ettaro» precisa Ascione. L’età media delle piante è superiore ai venti anni, più di tre quarti sono di Pallagrello Nero (il Piedimonte della borbonica Vigna del Ventaglio),  il restante 15-20 % della vigna è di Aglianico taurasino;
tutti adagiati su uno strato di sabbia sedimentaria (e da qui il nome del vino), le cosiddette Arenarie di Caiazzo, risalenti alla fine del Miocene, con presenza di argilla e calcare.

Inizio a comprendere che la conoscenza di ogni pianta ora – e di ogni grappolo, dopo che questi saranno abbozzati – è una necessità per il vigneron.  Alcuni segnali gialli dividono la piccola vigna in quadranti, le piante sono tutte numerate, e addirittura schedate con una foglio elettronico, con la posizione relativa, l’anno di reinnesto ed altri dati propri di ogni vite.

Le quattro zone del vigneto hanno potatura, cura del verde, gestione della superficie e raccolta nettamente differenziati. La vendemmia è fatta a maturazione di ogni zona del vigneto (e su soli 2 due ettari l’anno scorso c’è stata una differenza di 12 giorni tra la prima e l’ultima raccolta); la selezione del frutto è assoluta, e si lascia a terra tutto il grappolo che presenta un acino malato.

La vigna

Ascione indica le placche colorate e spiega: «Faccio un solo vino e solo da questa vigna: avere diversità in vigna mi permette di reagire alla stagione. Se è troppo siccitosa compenso valorizzando la zona qui… Se ci sono troppe precipitazioni lavora meglio quell’altra zona».

E ragiona, appassionato, di mosse climatiche e contromosse sue, sempre alla ricerca della soluzione perfetta. Uno scacchista in vigna, muove i pezzi sempre con conoscenza assoluta delle ipotesi che potranno avverarsi. Un Bobby Fischer  del vino, quasi ossessivo nella ricerca della partita perfetta, consapevole che una “apertura” errata possa trasformarsi in una debacle.

La vigna

Il vino Sabbie di Sopra il Bosco 2009 è un IGT Terre del Volturno, con 85% di Pallagrello Nero, il 12 di Aglianico, e una spruzzata di Casavecchia, proveniente da vecchi ceppi ultracentenari a piede franco dalla Vigna Scarrupata di Pontelatone. Ovviamente le cure non si esauriscono in vigna, ma proseguono in cantina, con una pigiatura soffice, la fermentazione e macerazione in tini di acciaio ad una temperatura massima di 27°C, con brevi rimontaggi manuali; la macerazione (da 14 a 19 giorni) differisce in base alle caratteristiche delle masse fermentate; la malolattica avviene in tonneau nuovi da 500 litri; l’invecchiamento di 13 mesi si compie in tonneau per metà nuovi e per metà usati; l’affinamento in bottiglia è di almeno otto mesi.

Certo, alla natura è impossibile fare scacco matto, ma un Grande Maestro Internazionale che riesce a pattare la partita con il clima è come se quel match l’avesse vinto.

Nike di Samotracia - foto di Sailko da wikipedia


 PS: la tentazione di continuare il gioco di accostamento tra il vino e l’arte (iniziato qui: http://apolloedioniso.blogspot.it/2012/02/festa-del-falerno.html) conduce ad un altro paragone con la scultura classica. Un vino classico (di uve tradizionali autoctone) con una influenza francese mi porta a pensare alla collezioni del Louvre. La Nike di Samotracia
(200 a.C circa):
alata e svettante come eco dei grandi successi della vendemmia 2009, impregnata
di classicità pura anche essendo successiva ai fasti artistici delle generazioni precedenti (e addirittura ritenuta copia di un prototipo classico); simbolo inoltre della velocità e dell’equilibrio (gustativo, ovviamente, per il vino),  amalgama di virtuosismi originali e citazioni nobili, inondata di vento come le valli caiatine.