Napoli, Ristorante Crudo Re. Per chi ama il mare senza se e senza ma


L'insegna

di Marina Alaimo

Divertente, raffinato e golosissimo. E non credo di esagerare. In meno di un anno dall’apertura la  nuova proposta di Gianni Lotti, già proprietario del ristorante ‘A Taverna do’ Re, dove si offre sopratutto cucina tradizionale partenopea, è un successo in città.

La sala

Piccolo, solo trenta posti, cucina a vista che rende dinamica e spettacolare la sosta al ristorante: solo piatti con prodotti del mare, di ottima qualità, tanti i crudi proposti, ma anche primi piatti, secondi di pesce appena scottati e piccoli dessert.

I crudi

Io adoro i crudi e quindi è presto spiegato il mio entusiasmo per i piatti di Cudo Re, dove appena entrati si viene immediatamente rapiti dalla vetrina, che fa da parete alla cucina a vista, nella quale, in bella esposizione,  vi sono crostacei, frutti di mare e pesci di vario tipo: dal poverissimo pesce stella alla nobile ricciola, dall’umile sconciglio ( buccine di mare) alla superba ostrica, spettacolare per il colore rosso vivo lo scorfano che insieme alla gallinella di mare fanno pensare subito ad una buona zuppa.

Lo scorfano

L'orata

I colori della merce in vetrina sono tutti vivissimi e ben lucidi, vivace l’occhio, vivi gli astici e le aragoste, insomma la freschezza e l’eccellenza della materia prima si avvertono con immediata fiducia. Tengo a precisare che i crudi di Gianni Lotti non sono affatto una rivisitazione rimpastata del sushi, bensì una espressione del tutto mediterranea di questa arte culinaria  da sempre presente tra le popolazioni che affacciano su questo mare. Il giovane chef Angelo Carannante è in grande sintonia con il patròn Gianni Lotti, sa esprimere una buona inventiva riuscendo a valorizzare con piatti ben mirati la materia prima povera, utilizzando pesci e piccoli molluschi del golfo di Napoli che lentamente stanno scomparendo dalle nostre tavole, spesso del tutto dimenticati nella forma e nel nome,  in quanto sempre meno proposti dai rivenditori del settore, ma sopratutto dai ristoratori. Frugalità e lusso qui camminano a braccetto in grande armonia, particolare questo che da sempre caratterizza usi e costumi della città di Napoli, il lusso è dovuto ai fasti di quella che è stata una capitale europea, la povertà e l’arte di arrangiarsi sono testimonianza di una popolazione molto numerosa che ha dovuto spesso fare i conti con fame e miseria.

Angelo Carannante e Gianni Lotti

Il ristorante è posto in piazza Vittoria, lungo la spettacolare Riviera di Chiaia che costeggia il mare. Sul lato opposto della piazza c’è l’entrata principale della bellissima Villa Comunale, costruita nel XVIII secolo per volere di re Ferdinando IV di Borbone, con l’intenzione di realizzare un Real Passeggio per nobili ed aristocratici. Il re voleva fortemente che la Villa potesse competere con i parchi verdi delle altre capitali europee, pertanto nel 1779 affidò il progetto a Carlo Vanvitelli che ne fece un vero e proprio gioiello. Vanvitelli si ispirò ai giardini delle Touileries parigine, tanto che il Real Passeggio fu sopranominato “Tugliera”. All’interno della Villa, già dotata di un patrimonio floristico molto ricco, è possibile ammirare uno dei primi Acquari d’Europa, ma anche la famosa Cassa Armonica in stile Liberty per i concerti dal vivo, la splendida Fontana dei Leoni proveniente dall’antica Pompei ed una singolare Meridiana da terra voluta da Gasse nel XIX secolo. Tornando a Crudo Re,  ho cominciato il mio percorso gustativo con un’ostrica in gelatina di champagne e cubetti di ananas, dove sapidità e freschezza hanno stimolano piacevolmente il palato.

Gelatina di champagne con ostrica e ananas

Poi ho provato una delle proposte realizzate con un pesce poverissimo, il pesce stella, molto bello a vedersi per la sua forma e colore che ricordano appunto una stella, ma ormai quasi dimenticato da tutti. Lo chef me lo ha preparato in tartare, appena condito con sale ed olio extravergine d’oliva e, per non rendere il crudo noioso, lo ha vivacizzato con la croccantezza e la freschezza del sedano e del mango, accompagnati da panna acida.

Tartare di pesce stella con insalatina di sedano e mango, panna acida e fiori disidratati

A seguire poi il plateau di ostriche e taratufi napoletani serviti crudi: le ostriche erano della varietà papillon dalla Bretagna, Fine de Binic dalla baia di St. Brieuc affinate nel fiume Belon e ostriche Gillardeau.

Plateaux di ostriche e taratufi

Le ostriche papillon

Le ostriche Belon

Ho mangiato ancora una deliziosa zuppetta di sconcigli,  mollusco poverissimo della nostra costa, altrove detto buccine, preparata con dadini di patate e provola affumicata, leggermente piccante, pochi elementi frugali per un piatto ben riuscito.

Sconcigli su zuppetta di patate e provola affumicata

Poi le immancabili linguine, a Napoli proprio non si può farne a meno, del rinomato pastificio di Gerardo di Nola, proposte con gallinella di mare, anche questo pesce povero, crema all’aglio dolce e creme brulè di melanzana che vivacizzano la semplicità del piatto dando la possibilità di alternare sfiziosamente  i sapori delle due creme.

Linguine con gallinella di mare, crema all'aglio dolce e crema brulè di melanzana

Ho mangiato poi un primo di grande tradizione sulle tavole napoletane, il riso con il cavolo verza, nel quale lo chef ha voluto richiamare il mare con bottarga di tonno e polpa di riccio cruda, dando così la giusta spinta sapida al piatto.

Riso e verza con bottarga e polpa di riccio

Come secondo un trancio di ricciola appena scottato, delizioso, accompagnato da cianfotta di verdure, giusta scelta per dare freschezza e dinamicità al piatto.

Ricciola appena scottata con cianfotta di verdure e dressing al prezzemolo

I pani fatti in casa

Poi una sospensione di agrumi con scaglie di cioccolato come predessert e, dulcis in fundo, il tortino di mele annurche: è proprio l’autunno la stagione in cui questa mela tipica della provincia di Caserta compare felicemente tra i banchi delle frutterie.

Sospensione di agrumi con cioccolato fondente e cialdina al burro

Tortino di mela annurca con crema al formaggio dolce, composta di fichi e limone, salsa al cioccolato e cialda all'arancia

Ha una buona acidità, è ben croccante e dotata di un aroma tutto suo, unico, inconfondibile, il tortino è accompagnato da una crema al formaggio dolce che contrasta la spinta acida della mela, ma anche da una composta di fichi e limone, salsa al cioccolato e cialda all’arancia. Consiglio di non soffermarsi al menù nell’ordinare i piatti, bensì di lasciarsi guidare dal patròn che saprà proporvi nel migliore dei modi il pescato della giornata. Da Crudo Re grande spazio è dedicato agli champagne, è sempre possibile sceglierne almeno quattro tipologie al bicchiere.

Lo Champagne Charles Lafitte

Lo Champagne Laurent-Perrier

Lo Champagne Perrier-Jouet

La carta dei vini è un po’ troppo scontata, ma comunque abbraccia i vari territori di produzione italiani con piccole tappe all’estero.

I vini

Il ristorante è aperto sempre.
Piazza Vittoria 11/12i. Tel. 081 7645295
www.crudore.it
[email protected]

La precedente scheda su Crudo Re

11 Commenti

  1. Marina complimenti vivissimi. Una sola domanda: siamo sicuri che quella è un’orata e non la famosa pezzogna di un personaggio irpino che si illude di essere marinaio e non montanaro? Spiegaci, per favore. Abbracci.

  2. Ma Crudorè ha una sola sede a Napoli?

    E’ la millesima recensione dello stesso locale che viene fatta e a questo punto o sono 10 ristoranti che si chiamano Crudorè oppure………………………

  3. Mi associo alla domanda di Dario: se recensione deve essere, e non puro racconto di emozioni, allora è doverosa la completezza dell’informazione; perciò, almeno per fascia di prezzo (e prescindendo, ovviamente, dalle scelte di abbinamento enoico), un’indicazione sarebbe molto gradita.

  4. Non vedo l’ora che mia madre stia meglio, cosi’ le lascio i miei due figli e torno a trovarvi.
    Grande Gianni, grande Crudo Re!!!!
    “Unici”.

  5. Il menù da me scelto costa intorno aagli 80 euro, vini esclusi. Si scrive tanto di Crudo Re perchè è stata una piacevole novità a Napoli, dove si propone e predilige quasi sempre la tradizione culinaria. Confermo che quella fotografata sia un’orata, aveva una bella stricia dorata che le cingeva vivacemente il collo.

  6. Ci sono stato… tutto carino… tutto nuovo… locale di tendenza.. dove si può anche trovare qualcosa di nuovo….

    Però… che prezzi !!!.. esagerato…!!! : -(… praticamente quando siamo usciti abbiamo subito una seggiata dietro i reni…

    ..con 100 e. a cranio (con vino doc molto comune) siamo tutti bravi a far mangiare bene….

  7. Non male….visitato la settimana scorsa…

    Magari non condivido il troppo entusiasmo di Marina, per un locale che a mio parere ha ottime potenzialità ma che per adesso sono ancora abbastanza inespresse….

    Abbiamo preso un menu degustazione assaggiando oltre a tutti gli antipasti caldi, anche il crudo e poi 2 variazioni di primi e 2 dolci alla fine…Abbiamo bevuto una buona bottiglia di Sauvignon friulano a tutto pasto e con il dolce abbiam bevuto un Picolit…

    Il crudo l’abbiamo trovato abbastanza normale…in certe preparazioni troppo arricchito con qualche intingolo di troppo e poco lasciato al suo sapore naturale…comunque nel complesso buono…

    Gli antipasti caldi invece..molto buoni..

    Riguardo ai primi “la linguina al pesto e taratufi con pomodorini confit” non ci ha entusiasmato…preparazione troppo semplicistica senza spunti particolari di sapore…
    Buona invece la zuppetta di pasta mischiata con pesce e crostacei…anche se non faccio riferimenti al medesimo piatto del grande Gennarino per rispetto allo chef….del Cru…do…re… :-)

    Infine i dolci niente male….una pastiera rivisitata ed una creme brulee con frutti di bosco…

    Insomma un buon locale dalle ottime potenzialità ma secondo me ancora inespresse e considerando il panorama enogastronomico partenopeo direi che è un buon inizio…

    Ottimo il rapporto qualità/prezzo…in 2 abbiam speso 110 euro….

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