Napoli, Vinarium


Via Santa Maria di Cappella Vecchia, 7
Tel. 081.7644114

Se la lunga durata è un valore, e noi crediamo di sì, bisognerà pur dare un premio a quei locali napoletani (se ne contano pochi) che anno dopo anno mantengono il loro peculiare presidio enogastronomico in una città che apre e chiude esercizi con sospetta regolarità. Prendete «Vinarium» a Cappella Vecchia, ristorante double face, quasi trattoria familiare di giorno, enoteca più sofisticata di sera. Una presenza discreta, così consueta da diventare parte del tessuto urbano, ma nient’affatto banale. Sembra ieri, eppure è diventato maggiorenne, con i suoi diciott’anni, questo centralissimo locale che lavora con un giro affezionato ma anche con molti turisti, soprattutto giapponesi, proponendo un mix di tradizione e modernità che si accompagna alla perfezione alle settecento e passa etichette nazionali presenti in carta. Sì, bere bene fa tendenza, ma non c’è niente di peggio di quei locali sottozero che celebrano il rito della bottiglia con la spocchia tipica dei neofiti. Questa invece è una vineria di sentimento, ci si ritrova come a casa e fa piacere discutere con Attilio delle novità della cantina. In cucina a presiedere ai fornelli c’è sempre mamma Wanda, lo chef Gaetano lavora con la famiglia Coscia da tredici anni, di giorno e di sera ci si saluta tra amici. Se capitate a pranzo, ci sarà sempre una «pasta con»: patate, ceci, fagioli, lenticchie e scarole. Tutta la tradizione ruota nel menu che cambia quotidianamente: sartù di riso, gateau di patate, gnocchi, parmigiana di melanzane, pasta al forno con melanzane, spaghettino ai frutti di mare. E basta un piatto per chi ha fretta: polenta alla griglia, insalatone per chi è a dieta, maiale con papaccelle, trippa e fegato alla veneziana per stomaci forti. La sera l’atmosfera si riscalda, la clientela cambia e ci si converte ai riti dell’enotavola: risotto funghi e zafferano, couscous di verdure e pollo, una atipica paella napoletana, jamon serrano e altri affettati. E soprattutto ottima carne toscana, argentina e irlandese. Molti filetti: alla griglia, al rosmarino, all’aglianico con crema di formaggio. Molte tagliate: all’aceto balsamico, alla malvasia con mandorle. Un ottimo maialino lucano in padella con piramide di risotto all’aglianico. Una delle specialità più richieste è la fonduta di formaggio. Gaetano e mamma Wanda preparano in casa anche i dolci, soprattutto crostate di frutta e, pezzo forte della casa, il semifreddo alle mandorle con cioccolato caldo. Più che opportuno chiudere in bellezza scegliendo uno degli eccellenti rhum in carta (ma c’è una buona selezione anche di grappe).

Santa Di Salvo