Natu Maior 2008 Aglianico Irpinia doc


Natu Maior 2008

ANTICHI COLONI

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Siamo a Paternopoli, in Alta Irpinia, luogo che si rivela sempre più interessante, anzi potremmo definirlo un piccolo angolo di delizie.  L’aglianico su questi suoli ed a queste altitudini piuttosto elevate dà il meglio di se, confermando che a simili altezze il vino acquisisce carattere e finezza. Ma non solo il vino, i prodotti della terra in genere hanno sapori esclusivi e fortemente identitari, come accade nella stagione invernale con i broccoli di Paternopoli, dal sapore esclusivo, fatto di toni amari e dolci in giusto equilibrio, o con le castagne, eccezionali, la zucca poi con il freddo che fa da queste parti è deliziosa, il tartufo dai boschi, i funghi porcini, non parliamo poi dei formaggi e salumi che in molte case vengono ancora prodotti o anche solo affinati in proprio.


Certo il carattere chiuso dei suoi abitanti, a tratti ostico ad altri semplicemente timido e silenzioso, non aiuta il territorio a decollare. Le delizie della terra sono ben raccontate ed esaltate  da Valentina Martone del ristorante Megaron, dove da oltre 10 anni il principio del chilometro zero è felicemente acquisito in maniera naturale e non per adeguarsi alle tendenze del momento. Come non citare poi il mago dell’aglianico, Luigi Tecce, che alberga tra i vecchi vigneti di Paternopoli realizzando un vino capace di far sognare.

E proprio tra la cantina di Luigi e la cucina di Valentina si estendono i vigneti dell’azienda Antichi Coloni del giovane Raffaele Santoro. Per dirla tutta nella vecchia casa colonica di famiglia il vino si fa da più di 60 anni: nell’immediato dopoguerra Angelo Michele, nonno di Raffaele, ha impiantato ad aglianico 2,50 ettari di vigneto che guarda il monte Terminio, a 650 metri sul livello del mare. Nel tempo la famiglia Santoro ha conferito le uve ai Mastroberardino prima ed a Feudi di San Gregorio poi.

Oggi in Raffaele è scattato un certo orgoglio  e tanta curiosità di poter correre con le proprie gambe, in coppia con l’enologo Massimiliano Spina hanno realizzato questo primo aglianico Irpinia rosso, appunto Natu Maior, nato per primo, concepito con massima reverenza verso l’esuberante carattere dell’aglianico di questi luoghi. Il risultato è già molto convincente, il vino si esprime con determinazione ed una certa finezza che appunto contraddistingue l’aglianico di Paternopoli. Solo 8000 bottiglie di questo vino ed appena 700 del Taurasi 2008 ancora in affinamento. Natu Maior 2008 ha un bel colore rubino trasparente e luminoso, naso ciliegioso, minerale e con spezie delicatamente in sordina, pepe in prevalenza. In bocca è decisamente piacevole per l’agilità del sorso, una spinta freschezza accompagnata da tannini discreti.

Ci fa piacere constatare come molti giovani stiano riscoprendo il valore del lavoro contadino o vignaiolo, proprio in questo momento di grande confusione dove la perdita di identità ed una sempre più diffusa mancanza di aspettative verso il futuro scaturisce in tragica apatia ed individualismo sfrenato e distruttivo. In una comunità così ristretta come Paternopoli ci auguriamo quindi che i personaggi citati si stringano a cerchio e coinvolgano tanti altri in un progetto proiettato verso un futuro orgoglioso e produttivo, ma decisamente comune.

Questa scheda è di Marina Alaimo

Sede a Paternopoli, Contrada Casale. Tel. 347.2563997. www.antichicoloni.com. Enologo: Massimiliano Spina. Bottiglie prodotte: 10.000. Vitigni: aglianico.

8 Commenti

  1. non càpisco irpinià rosso come foto o irpinià àgliànico ?? o etichettà erràtà ??

  2. D’accordo che in alta collina il vino in linea generale acqisisce carattere e finezza, ma parlando di Aglianico che di sua natura è di un elevato tenore alcolico personalmente preferisco l’ Aglianico più di bassa/media collina:
    l’ ideale è quello prodotto nel Torrecusano alle falde della ” Dormiente del Sannio” sulla spallata orientale.
    Altrettanto gradevole quello di Solopaca e delle colline difronte del Guardiense, ma parliamo in ogni caso del Sannio.

  3. Il Natu Maior mi è stato consigliato in un ristorante di Avellino. Mai consiglio fu più apprezzato. Davvero un vino eccellente, robusto, piacevole al palato. Io l’ho abbinato ad un piatto di carne alla brace mentre mia moglie l’ha gustato con una tagliata di salami e formaggi irpini. Stavo cercando in rete notizie sull’azienda Antichi Coloni ed ho trovato quest’articolo. Mi fa ancora più piacere scoprire che il titolare è un ragazzo giovane. Doppi complimenti allora!

  4. ok con carne alla brace se di manzo.
    Meno ok con i salumi ed i formaggi.
    I formaggi possano andar bene se stagionati almeno 15 mesi.
    Essendo un vino robusto come ben sappiamo richiede un abbinamento altrettanto deciso.

  5. Io avevo il cappotto mentre mia moglie un giaccone. Va bene o ha da dire anche su come dovevamo essere vestiti? No perche, sa, io credo che uno possa scegliere liberamente di mangiare ciò che vuole e di abbinarci il vino che crede. L’importante è la soddisfazione personale, non la soddisfazione di presunti intenditori. L’ortodossia non l’apprezzo nella religione, figuriamoci nel cibo. E poi, a prescindere da tutto il resto, è davvero poco gentile sindacare sulle scelte di una signora.

    1. Io non ho nulla da sindacare:
      stiamo dando un parere su un vino ed i suoi abbinamenti da Lei stesso indicati.
      Null’altro!
      E’ ovvio che come in tutte le cose anche nel bere e nel cibo il gusto e l’apprezzamento è soggettivo e questo nessuno lo metto in dubbio, ma dare dei pareri, generici o specifici che siano, a mio avviso è una altra cosa.
      Se invece per Lei è la stessa cosa si tenga pure stretta la sua convinzione.
      Non è assolutamente mia intenzione fargliela cambiare.

      1. Mi spiace ma le ho già detto tutto ciò che le dovevo dire. Se non ha capito il mio punto di vista non è davvero colpa mia.

  6. Complimenti al produttore di Natu Maior. Ho avuto modo di assaggiare il suo vino presso la Corte dei Filangieri a Candida. Io, oltre alle caratteristiche tipiche delle uve di quella zona, sottolineerei la sorprendente genuinità del prodotto finito. E’ difficile trovare oggi in un vino in commercio i sapori e i profumi della mia gioventù, quando l’uva veniva pigiata a mano e quando tutto era dovuto alla cura e al sapere del vignaiolo. Vino da 10 e lode.

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