Nebbiolo Prima 2011: il Roero


I vigneti del Roero

dall’inviata Marina Alaimo

Indimenticabile l’immagine dei vigneti di nebbiolo del Roero per la bellezza estrema di questo territorio singolare, che mantiene un’identità autentica e ben riconoscibile. Il Roero si estende lungo la sponda sinistra del fiume Tanaro che lo separa dalle Langhe dalle quali si diversifica per più fattori, innanzitutto per il microclima arido, ma anche per le denominazioni ottenute in tempi più recenti. Oltre al nebbiolo, facilmente riconoscibile perché allevato a spalliera alta in quanto le prime due o tre gemme sono sterili, si alleva anche l’arneis, vitigno a bacca bianca che mantiene una tipicità decisa diversamente dai vini da nebbiolo che inseguono sempre più il mito dei vicini di Langa.

Solo negli anni ’70-’80 si è intensificata gradualmente in quest’area l’allevamento della vite, fino ad allora prevalevano i frutteti, i noccioleti e le coltivazioni di foraggio per animali. Tutt’oggi la vite coabita il territorio con frutteti, noccioli e le coltivazioni in serra di fragole, fattori che rendono il paesaggio armonico e piacevole, mantenendo una certa naturalezza, totalmente persa nell’area del Barolo e Barbaresco dove le colline sono completamente dominate dalla vite.

Il nebbiolo è un vitigno dalla vita vegetativa molto lunga, è il primo a germogliare e l’ultimo a maturare, soffre le correnti umide, quindi necessita di una buona esposizione solare, pertanto il versante sud delle colline è presidiato dal nebbiolo. Gli altri versanti delle colline sono dedicati all’arneis, presente in quantità importanti, del quale invece è fondamentale preservare la freschezza. Le colline roerine sono caratterizzate dalla presenza delle famose rocche,  guglie e piramidi dalle punte frastagliate e contorte, il risultato di importanti fenomeni erosivi generati dall’azione delle acque del fiume in seguito alla spontanea deviazione del Tanaro.

Le rocche del Roero

Il terreno è ricco di arenarie, rocce sedimentarie di origine marina, di tipo marnoso arenareo, con buona presenza di calcare, argilla e sabbia, quindi mantiene un buon equilibrio ed una certa sofficità. Scavando nel terreno emergono spesso fossili marini, conchiglie, molluschi ed alghe, a testimonianza del fatto che queste terre erano ricoperte dal mare che si estendeva su tutta la Pianura Padana.

I fossili presenti nel sottosuolo delle Langhe

Le diverse fasi di emersioni della terra dal mare hanno dato origine a caratteristiche del terreno diverse e ben visibili lungo i fianchi delle rocche e delle coste del terreno. Il terreno è piuttosto povero di sostanza organica, ma presenta un buon tenore in calcio con un ph mediamente superiore a 7. Il clima è in prevalenza arido, le precipitazioni medie annuali sono tra i 650-720 mm, e costringono la vite ad affondare in profondità le radici, particolare che rende in vini eleganti e sottili. Altro fattore fortemente caratterizzante del territorio è rappresentato dalla notevole pendenza del suolo, particolare che rende difficile l’utilizzo delle macchine, a volte impossibile, e faticoso il lavoro dell’uomo.

Il primo giorno di Nebbiolo Prima è stato dedicato alle degustazioni alla cieca dell’annata 2008, 2007 per le riserve, sicuramente in buona forma, con vini delicati all’olfatto, dal sorso austero, tannici, di buona freschezza e spesso sapidi. Tra i tanti provati ho notato con attenzione: Roero 2008 Az. Agr. Careglio (Baldissero d’Alba); Roero 2008 Monfrini di Ponchione Maurizio (Govone); Roero 2008 Sru di Monchiero Carbone (Canale); Roero 2008 Bric Valdiana di Giovanni Almondo (Montà d’Alba); Roero 2008 Bric Paradis di Renato Bruganza (Guarene-Piobesi d’Alba); Roero Ris. 2007 Valmaggiore di Cascina Chicco (Vezza d’Alba); Roero Ris. 2007 F.lli Casetta ( Canale); Roero Ris. 2007 Rocche d’Ampsej di Matteo Correggia (Canale); Roero Ris. 2007 Az. Agr. Pace (Canale).