Philly D’Uva. Il mestiere di cuoca a domicilio


di Antonella Petitti

Se la vita è stata generosa con lei, lei lo è stata con la vita. Madre di 4 figlie, chef a domicilio, creativa e a base di tipici, una buona dose di talento e tanti sogni nel cassetto. Uno su tutti “far crescere le sue piccole in America, coronando – con suo marito – il sogno di lavorare in un ambiente più possibilista e dove la cucina italiana autentica è estremamente ricercata”. Così dalla provincia salernitana e da Pagani (sua città natale) lei attinge guardando oltreoceano.

Raccontare Philly con un’intervista è un modo per lasciare che una professionista di qualità si possa raccontare a chi ancora non la conosce…

Partiamo dall’inizio. Quando capisci di voler fare la chef?

Diciamo che già lo sapevo, ma non lo avevo capito. È giacché sono un po’ “lenta” a capire le cose, è successo quando ero ormai già grande. Comincio per caso, avevo spesso amici a casa a pranzo o a cena, a loro piaceva la mia cucina, hanno cominciato a chiedermi di farlo per loro. Poi il passaparola e piano piano è diventato per fortuna il mio lavoro.

Durante il tuo cammino professionale quali incontri (o scontri) ti hanno segnato?

Al contrario di quello che può sembrare sono molto chiusa, ho sempre camminato per la mia strada senza chiedere niente a nessuno, né un consiglio, né una mano…niente! Quindi se intendiamo incontri, scontri ed occasioni professionali, diciamo che non ne ho avuti. Ho incontrato però persone che mi hanno aiutata a far crescere la stima verso me stessa ed il mio lavoro.

Cosa non rifaresti se potessi cambiare il passato (professionalmente s’intende)…

Sicuramente non aprirei il mio ristorante nel 2009, non ero pronta. Se avessi aspettato qualche altro anno forse le cose sarebbero andate in maniera diversa.

Cosa vorresti fare – invece – che non hai fatto…

Studiare. Intendiamoci, ho studiato, ma non quello che avrei voluto. Col senno di poi avrei sicuramente fatto la scuola idonea al lavoro che faccio oggi. Avrei acquisito le tecniche e le competenze che solo la scuola può darti e forse non mi sarei sentita un’ “abusiva” come ogni tanto ti fanno sentire gli “chef” che si fregiano di tale titolo.

La cucina oggi è intrisa più che mai del pensiero di chi la esegue. Se potessimo filosofeggiare sul tuo pensiero…che cucina è quella di Philly e quali principi la muove?

La mia è una cucina d’istinto. Io cucino molto a sensazione, i miei accostamenti nascono così. È risaputo a molti che il mio desiderio più grande è di lasciare il mio Paese per andare altrove, ma il legame con le tradizioni è sempre vivo, non le rinnego nonostante questa voglia di andare via…anzi penso che le nostre materie prime siano ineguagliabili. Anche da qui viene la mia cucina, da quello che ho sempre mangiato, dall’armonia che nasce tra un pomodoro ed una melanzana, dalla rotondità dei nostri sapori.

10 prodotti che non possono mancare nella tua cucina…

Solo 10? Nella mia cucina tante cose non possono mancare, ma se proprio devo sceglierne 10, eccoli: pomodoro, olio extravergine di oliva di ottima qualità, aglio, cipolla, mozzarella e ricotta di bufala, cioccolato, burro (anche questo di ottima qualità), la pasta, il lievito di birra, la farina, le uova. Lo so, sono ingredienti semplici, anche fin troppo, ma sono quelli che come la quadricromia ti permettono di ottenere tutti i colori.

Il tuo podio. I 3 piatti che ti rappresentano…

Soffiatino di ricotta di bufala al profumo di limone con cuore di San Marzano su frullato di scarola. Risotto alla mela Annurca con riduzione di Aglianico. Torta al limone…

Chef e mamma. Non poco…

Diciamo che sono una “mamma chef”, perché sono prima di tutto – e sopra ogni cosa la mamma orgogliosa e felice delle mie quattro bambine – poi, e solo grazie alla forza che l’amore per loro mi dà, sono una cuoca. Devo dire che le mie figlie, almeno le prime tre (la quarta ancora non ha ben capito cosa faccio) sono molto fiere del mio lavoro. Però è difficile e sacrificante. È difficile incastrare le due cose, ma me la cavo bene, anche perché ho al mio fianco un marito che si sdoppia, anzi, si triplica, se necessario. Senza il suo appoggio non potrei fare quello che faccio adesso.

Accanto a quale chef ti piacerebbe lavorare?

Ecco! A questo punto non vorrei fare un torto a nessuno, ma non me ne vogliate se adoro Paolo Barrale! È bravissimo, disponibile, simpatico e sopratutto è uno di noi, uno che non si dà arie da grande chef, quando poi lo è veramente.

Oggi sei una chef a domicilio, impegnata nella didattica. In prospettiva pensi che questo sia il tuo cammino o hai qualche sogno nel cassetto?

Adoro trasmettere agli altri quello che per me è la cucina. Perché questo è quello che faccio. Io non insegno, lascio ad altri questo compito. Mi limito a passare agli altri le mie esperienze culinarie e questo mi piace tanto. Adoro farlo in modo speciale con i bambini. Con loro si hanno un milione di occasioni; anzi molte volte sono loro che insegnano qualche cosa a me. Il cuoco a domicilio mi affascina moltissimo. Entrare nelle case delle persone, avere la loro piena e completa fiducia è gratificante e poi ho l’occasione di conoscere molta gente. Molta di più di quanta ne conoscerei se fossi chiusa nella cucina di un ristorante.

Come ti vedi nel domani?

Non so quale sarà il mio cammino, magari ad ognuno di noi fosse dato saperlo. Però un sogno nel cassetto c’é! Non lo dico però, lo tengo per me, lo penso ad occhi chiusi e chissà che magari un giorno non si avveri. Se succederà ti farò sapere! Un indizio? E’ un sogno americano, lo conosci già!

Il tuo blog: un vezzo o la necessità di raccontarsi?

Il blog è forse nato come un vezzo: tutti avevano un blog, anche chi non era del mestiere; perché non averlo anch’io? Ho messo in croce mio marito ed è nato. Poi però man mano, sta cambiando forma. In questo blog non voglio parlare solo dei miei piatti, ma degli ingredienti e delle persone che ci sono dietro a questi ingredienti. Dargli un nome ed un cognome ed un volto. Perché quando mangeranno la “confettura di jevulese”, ad esempio, dovranno sapere che dietro c’è Antonella con tutta la passione e l’amore che mette nel suo lavoro. Il mio blog concepito così mi dà più soddisfazione e quindi da vezzo diventa un modo di raccontarsi e raccontare la mia provincia in tutta la sua ricchezza.

 

Per visitare il blog: http://incucinaconphilly.blogspot.it/

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