Piccole Vigne a Melfi. Carbone Vini, quando il bicchiere ha personalità


Luca Carbone

di Monica Piscitelli

Dal 2004 i fratelli Sara e Luca Carbone continuano la tradizione di famiglia a Melfi, tra le Contrade Piani dell’Incoronata, Montelapis e Braide, con lo slancio nuovo che punta alla qualità sui terreni acquistati dal padre Vittorio insieme al fratello Enzo alla inizi anni Settanta come seconda attività.
12 gli ettari totali di proprietà di cui 10 vitati, la maggioranza dei quali, eccetto il Fiano destinato al bianco aziendale, e qualche porzione recentemente destinata al moscato, coltivati ad aglianico.

Il vigneto

Il nucleo storico dei vigneti, tra i 30 e 40 anni di età, è nelle Contrade Piani dell’Incoronata (5 ettari ad Aglianico e 1,5 ettari a Fiano) e Montelapis (3 ettari ad Aglianico, per lo più quello destinato alla Stupor Mundi) dove le viti, con una densità di 3600 piante per ettaro, sono allevate a guyot, con qualche sperimentazione relativamente alla riuscita del cordone speronato.
Siamo sul versante nord del monte Vulture, a circa 550 metri sul livello del mare, e l’esposizione è prevalentemente ovest – est.
I terreni sono a medio impasto, di origine vulcanica, tanto ricchi che l’azienda non pratica alcuna concimazione.
In Contrada Braide, gli impianti, con esposizione prevalentemente sud est, hanno circa 2 anni, sono ad Aglianico (5 ettari), Fiano (1 ettaro) e Moscato (2 ettari). Qui i terreni, rispetto agli altri, hanno percentuali maggiori di argilla.

Cantina nel cuore di Melfi

Il cuore pulsante della azienda è nel centro storico di Melfi, ad un passo dal magnifico castello di Federico II di Svevia che domina l’abitato. Qui, su via Nitti, all’interno di un cortile, si affaccia il punto vendita con saletta degustazione che i Carbone hanno inaugurato e che gli ha riservato una sorpresa inaspettata: il ritrovamento, sotto metri e metri di terra, di una serie di spettacolari locali scavati nella pietra tufacea, a circa 15 metri sotto il livello stradale, oggi restituiti alla luce dopo un faticoso lavoro di scavo e scenograficamente illuminati a creare un effetto grotta della natività.
Qui ci sarà la barriccaia e un angolo allestito come un piccolo anfiteatro destinato a laboratorio per la degustazione guidata delle etichette aziendali.

Tralcio di vite

Nel 2010 è stata ultimata anche la nuova moderna cantina dove si concentra la vinificazione e l’imbottigliamento sulla collina in località Braide, a circa 1 chilometro e mezzo dal centro della cittadina, lì dove si trovano gli impianti più recenti della azienda.

Il terreno vulcanico del Vulture

Terra dei Fuochi 2007 Aglianico del Vulture doc
Un vino per tutti i giorni e per la tavola, ma anche per le occasioni da sottolineare. Lungi dall’essere il base della azienda, Terra dei Fuochi ha il suo perché nella ricerca della bevibilità, pur con una personalità ben definita. E’ rubino e materico. Al naso, oltre alla nota di frutti scuri, tra cui mirtillo e marasca, un sentore di affumicato che quasi ricorda un focolare domestico. In bocca ha un ingresso deciso e poi si espande sospinto dalla freschezza che gioca con la pienezza del frutto. Chiude asciutto con i tannini in buon equilibrio e lungo.

400 some 2006 Aglianico del Vulture doc
Il vino è rubino con un’unghia granato, consistente e dalla trama fitta e impenetrabile. Spinge sulla frutta, per la gran parte a bacca nera, e sulla mineralità proponendo sentori di grafite, oltre che di tabacco e terra bruciata.
Un vino espressivo e originale che ha carattere da vendere, un vino che, mi confessa Luca, la sorella Sara ama particolarmente. “Che donna – dico io – se è innamorata di un vino di questa personalità!”.

Stupor Mundi 2006 Aglianico del Vulture doc
Impenetrabile eppure luminoso, Stupor Mundi si mostra profondo e complesso. In bella evidenza, al naso, note di frutta a bacca nera, tra cui una marasca matura e polposa e carrube su cui emergono stuzzicanti sentori di pepe nero. In bocca spezie e frutta si fondono in questo bicchiere che alla potenza e polposità del frutto coniuga l’eleganza. E’ lungo e dai tannini vellutati. La passione di Luca Carbone.

Fiano 2009 Basilicata igt
La prima annata di questa etichetta è stata il 2008. Il vino è paglierino con riflessi dorati, cristallino. Al naso evidenzia note di frutta matura e di frutta secca, su un sottofondo minerale. In bocca il vino è abbastanza caldo, affianca alla acidità che gli regala la necessaria attitudine alla beva sensazioni di cedro candito e ananas matura.

Un commento

I commenti sono chiusi.