Pizzeria Olio a Crudo di Gino Sorbillo a Milano: la prima recensione di un cliente


Olio a crudo, Il banco dei pizzaioli

Olio a crudo, Il banco dei pizzaioli

di Fabiola Quaranta

A circa dieci giorni dall’apertura, finalmente siedo al tavolo del nuovo locale di Gino Sorbillo a Milano, Olio a Crudo.

Se ne sono dette di tutti i colori prima dell’apertura, come quando si aspetta la nascita di un bambino, si sono fatte previsioni e pronostici con grandi aspettative e tanta curiosità. Arrivo come un fedele alla sua Mecca, in un freddo giorno infrasettimanale di inizio dicembre, a pranzo, con il sole splendente ad illuminare le vie di questa città che si popola sempre più di profeti e professionisti della pizza napoletana. Ho fame e non vedo l’ora di vedere sfornare la mia pizza. Mentre parcheggio mi accorgo che il locale è pieno e alcuni clienti sono in trepidante attesa… Il brontolio nel mio stomaco si fa sentire, sono le 13,45 ma i milanesi non mangiavano presto??

Varco la soglia senza presentarmi…sono qui in visita ufficiosa, come una cliente qualsiasi, vogliamo sondare realmente la situazione.

Chiedo un tavolo per due e ci fanno accomodare subito. Il locale è molto accogliente e raffinato, dall’aria vintage con la sua carta da parati fiorata, inusuale, e un grandissimo specchio ancien che regala grande luminosità e spazio alla sala.

Olio a crudo, banco

Olio a crudo, banco

Olio a crudo, sala

Olio a crudo, sala

Olio a crudo, interni

Olio a crudo, interni

C’è anche un piano inferiore con una chicca per gli scaramantici, il tavolo a ferro di cavallo proprio come da Sorbillo ai Tribunali che secondo il vulgus “porta bene”.

Olio a crudo, Sala Inferiore con tavolo a ferro di cavallo

Olio a crudo, Sala Inferiore con tavolo a ferro di cavallo

Tutti i tavoli sono occupati da persone di ogni ordine e grado: uomini in giacca e cravatta evidentemente in pausa pranzo, gruppi di ragazzi affamati, giovani e colorati, coppie di anziani probabilmente in pensione, alla ricerca dell’esotico dietro l’angolo, la verace pizza napoletana all’ombra della Madonnina. Siamo in via Montevideo, zona via Savona, a ridosso del Mudec, della rinata Darsena, a due passi dai Navigli e dal glamour di una città in movimento costante, in fieri, aperta all’ospitalità e palcoscenico di eventi e mondanità, in un tran tran quotidiano che crea effervescenza e dinamismo. Un posto ideale per inaugurare un locale come questo, Gino Sorbillo ci ha visto lungo, e a ben guardare il successo dei suoi locali milanesi, come dargli torto? Lievito Madre al Duomo e zia Esterina, due aperture in due anni,  già due conclamate istituzioni per la città. Non ho il tempo di divagare, in pochi minuti vedo materializzarsi fumante ed enorme la mia Marinara Cafona, un tripudio di profumi . E’ una pizza a rota e’carrett, classica della tradizione napoletana alla Condurro, traboccante, sottile e con la tipica consistenza della pizza partenopea, che deve essere morbida e ripiegabile su sé stessa, un comodo letto su cui adagiare una farcitura di tutto rispetto: pomodoro pacchetelle (filetti di pomodoro tagliato a mano, tipica usanza degli abitanti dell’Agro Sarnese Nocerino), pomodoro (pugliese), peperoncino di Calabria, Origano di montagna, Aglio dell’Ufita, Olio Extra Vergine di oliva Biologico estratto a freddo Frantoio Terre Francescane, Basilico fresco.

Olio a crudo, La Marinara Cafona

Olio a crudo, La Marinara Cafona

Per l’impasto (a differenza di Lievito Madre al Duomo) viene utilizzata la farina di tipo 1 e il Cuor di cereali, in assoluta assenza di grassi, zuccheri aggiunti, latte e derivati. L’impasto risulta leggero e digeribile, la lievitazione avviene lentamente a temperature ambiente; il forno, manco a dirlo, è a legna.  Oh Dio, quante parole, ho fame! Mi riprometto di leggere, anzi studiare, il completissimo menù dopo, adesso giostrandomi con forchetta e coltello ed un diametro appetitosissimo ma a volte troppo troppo sottile per reggere il pomodoro

Gino Sorbillo e la sua famiglia una madre e un padre artigiani della pizza, la sua Napoli e l’arte nelle mani, figlio dei tempi moderni per la sua spiccata e forse innata capacità di comunicare, senza urlare, ma raccontando al mondo le origini di una tradizione tutta napoletana. Che felicità! La pizza è scioglievole (e non stiamo parlando del noto bon bon), l’impasto tanto è sottile che si fonde con la nota acidula del pomodoro di primissima qualità, origano e aglio aggiunti a perfezione per bilanciare il gusto ed ottenere un prodotto di altissimo livello, un pò eccessivo il peperoncino. La Margherita san Marzano Dop, come sempre, è una regina. Il Fior di Latte di Agerola Zì Monaco ed il San Marzano Dop Gustarosso le conferiscono un sapore autentico di storia e tradizione, ma raccontano l’evoluzione del prodotto che è una summa di eccellenze tutte italiane, come l’innovazione richiede, solo alta qualità per soddisfare il consumatore attento ed esigente.

Olio a crudo, Margherita San Marzano DOP

Olio a crudo, Margherita San Marzano DOP

Finalmente ho messo a tacere lo stomaco, sono a Milano, casa mia ormai da sedici anni, ma tutto intorno mi riporta nei vicoli della mia adorata Napoli. Travolta dall’onda emotiva e dall’irrefrenabile attività delle mie papille gustative, ordino un Babà… è di Sal De Riso, irrinunciabile. In un battibaleno me lo ritrovo davanti, soffice e leggero come una nuvola, invitante come non mai, è il mio dolce preferito, lo inforco.

Olio a crudo, baba' di Sal de Riso

Olio a crudo, baba’ di Sal de Riso

Ancora esulto per la sua bontà. Il menù di questo sorprendente locale offre oltre a 7 pizze e due ripieni, antipasti, pochi ma buoni, e i Primi “progetto pasta-pizza” con il Pastificio Felicetti: 5 primi della più ostinata e goduriosa tradizione napoletana!!! 4 varietà di dolce, qualche birra ed una selezione di vini bianchi e rossi del Sannio Consorzio di Tutela del Vini. Parliamo dei prezzi: in linea con quelli milanesi, per capirci, la Margherita 7,80 euro, un primo da 9 a 12 euro, il dolce 6,50 euro.

Olio a crudo, Il Menu'

Olio a crudo, Il Menu’

Tornerò eccome, per assaggiare la genovese o gli spaghetti con i polipetti, certa di trovare un’accoglienza semplice e genuina, efficiente e puntuale, come solo la migliore espressione della mia gente sa offrire! Ah, dimenticavo, non chiedete il caffè… le migliori pizzerie non lo fanno e non perché, come ha detto un cameriere scherzando, l’acqua non è buona. Perché bisogna liberare subito i tavoli e far scorrere la fila. I pizzaioli napoletani non hanno aspettato il fordismo per tagliare i tempi:-)

Olio a Crudo
Via Montevideo, 4, 20144 Milano
Aperto tutti i giorni

3 Commenti

  1. Certo che chi ha fatto la carta dei vini pensava di essere in un ristorante stellato….il tignanello in pizzeria e’ proprio fuori luogo insieme ad altri 10 vini dai 30 euro in su….del Gragnano invece neanche l’ombra…vabbe’ de gustibus…..

  2. Il caffè a Napoli si prende al bar.Promemoria per i turisti che si lamentano che nei risoranti e trattorie napoletane non si serve il caffè.Ogni città ha le proprie abitudini.

  3. wow non ci posso credere………. niente Gragnano ………..e c’e’ il Tignanello??
    mahhhhh
    come se sulla pizza ….mettessimo la “mozzarella del friuli” ed il pomodoro valdostano solo perche’ li siamo in un altro l “territorio”. Eppure l’abbinamento non dovrebbe essere coerente con quello che c’e’ nel piatto?
    in ogni caso ora che ci penso ..mi sa che il Gragnano non viene proposto da Sorbillo neanche a Napoli nelle sue pizzerie… cosi come non lo propone quasi nessuno dei “pizzaioli VIP di nuova generazione” ….. troppo vulgaris e poco Chic ..probabilmente ……. tra chi propone bollicine e champagne…supertuscans ….etc
    non potresti giustificare pizze da 10 euro ripiene di chioccioline?!……
    questo e’ quello che un certo mercato ora “pretende” …….

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