Poliphemo 2003 Irpinia igt


LUIGI TECCE

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: legno

Il suo primo Taurasi si chiamerà Poliphemo, il millesimo 2004. Luigi ce lo fa provare saltellando sulle botti quando emergiamo dalla nebbia in cui è avvolta sin dal primo pomeriggio tutta la vallata, fin sopra i 500 metri dove ci sono la casa e la cantina nella quale lavoravano il bisnonno Felice e il nonno Luigi: fu sua l’ultima vendemmia di casa Tecce, era il 1980, poi ci sarebbe stato il terremoto. Il papà Salvatore ha invece continuato con l’azienda zootecnica vendendo semplicemente le uve dei suoi 3 ettari e mezzo e, per quella strana, stranissima, legge secondo la quale i nipoti si agganciano al carattere e alle cose fatte dai nonni, il giovane Luigi ha ripreso a fare vino. Ha tolto di mezzo gli animali anche se la manualità gli consente di fare incredibili soppressate nella sugna e tutte le conserve di cui è capace la fantasia umana, per dedicarsi esclusivamente ai vigneti: quelli a raggiera di Trinità e San Nicola, gli altri a spalliera a Braiole, Armedicee, Sant’Andrea. Per capirci, il versante è quello opposto a Molettieri e del Cancelliere, lo stesso di Boccella. In questo cuneo dove si concentra tutta l’area fredda irpina, proprio al confine tra i comuni di Paternopoli, Castelfranci e Montemarano, Luigi ha ripreso dunque a vinificare usando tini di castagno, stufette, botti e barrique, utilizzando lieviti non selezionati. Gli è vicino Fortunato Sebastiano. C’è dunque la possibilità di scavare nel gusto arcaico di questo territorio, un po’ come succede ancora con i vini di Alessandro Caggiano. L’evoluzione è manifestata con una piccola verticale fatta sotto l’occhio vigile della mamma, il papà è morto giovanissimo dieci anni fa, che ci ha portato sino al 2000, ove i vini non commercializzati non hanno neanche fatto la malolattica ed è stato davvero istruttivo vedere l’acidità della frutta al lavoro indisturbata per tutti questi anni: qui bicchieri erano come un uomo i cui capelli non diventano mai grigi. Credo che vini di questo genere sono come i motori Ford che sopravvivono alle carrozzerie. Il Poliphemo 2003, ancora Irpinia igt, non può sicuramente definirsi vino elegante e fine, ma ricco e complesso sì: il naso sprizza frutta ovunque, c’è tutto il sottobosco irpino nel naso, intenso e persistente. In bocca l’ingresso è dolce, gradevole, il vino si dispiega con rapidità, è molto dinamico, sino al finale che ha una chiusura meno marcatamente amarognola a cui l’Aglianico in genere ci ha abituato. L’alcol è sicuramente sostenuto, ma in equilibrio con le altre componenti del vino, un equilibrio raggiunto ad alta quota, davvero. Luigi è un viticoltore appassionato e colto, il prezzo del suo vino, che alcuni giudicano eccessivo, vale tutta la bottiglia perché in questo caso non ci troviamo davanti ad una espressione ideologica o, peggio, costruita commercialmente, della sapienza rurale, ma davanti ad un sapore arcaico riemerso, proprio come un torrente carsico, dopo vent’anni e portato avanti con passione e determinazione. Te lo pago il doppio di quello che chiedi, piccola vedetta irpina. Tu non hai prezzo.

Sede a Paternopoli. Via Trinità 6. [email protected]. Tel. 0827.71375. Enologo: Luigi Tecce con i consigli di Fortunato Sebastiano. Ettari: 3,5. Bottiglie prodotte: 5000. Vitigni: aglianico.