Pomodoro San Marzano e Pomodorino del Piennolo, report 2014


in visita da Danicoop

di Marina Alaimo

Pomodoro San Marzano e Pomodorino del Piennolo, i due gioielli della agricoltura regionale non se la sono vista tanto bene quest’anni, ma alla fine il risultato della stagione è positivo.

I prodotti della terra campana sono baciati dalla fortuna grazie alla ricchezza dei suoli di carattere vulcanico, al clima che ci è tanto amico ed all’ampio patrimonio di biodiversità. Infatti il San Marzano è ritenuto il re dei pomme d’amour e, subito dopo, il pomodorino del piennolo del Vesuvio il suo principe. La storia dei pomodori in Campania è strettamente legata al San Marzano, molto probabilmente nato da una ibridazione naturale tra le varietà «fiaschella» e «marzanella», nel territorio tra Sarno e Nocera Inferiore. Oppure da una mutazione spontanea di un pomodoro locale detto «lampadina». I contadini della zona hanno sfruttato le caratteristiche organolettiche diffondendone la coltivazione e fu poi Francesco Cirio ad ampliarne la diffusione verso la fine dell’Ottocento. È questo un momento di svolta importante per l’agro nocerino sarnese che vede la nascita dell’industria di trasformazione dei famosi «pelati da sugo». Anche se poi, più in là negli anni, quelle stesse industrie segneranno il declino del San Marzano.

Patrizia Spigno, agronoma e ricercatrice senior presso l’ARCA 2010, racconta il suo lavoro importante di ricerca e selezione del San Marzano e di come la sua produzione sia indissolubilmente legata all’agricoltura familiare. Richiede un lavoro esclusivamente manuale ed una conoscenza delle tecniche di coltivazione. Visitiamo i piccoli agri dei soci conferitori della Danicoop insieme ad Eduardo Ruggiero, presidente della cooperativa, preoccupato per i danni subiti dall’esondazione del Sarno, provocata dall’eccesso di piogge registrato tra i mesi di maggio e giugno.

i pomodori San Marzano Danicoop

Per questi piccoli coltivatori ridurre la produzione del 30 per cento, e anche più, vuol dire vedere vanificato il duro lavoro di un anno. Grazie alla grande attenzione della stampa di settore ed all’eco importantissima che chef e pizzaioli di eccellenza stanno dando al San Marzano, questo sta vivendo un momento di grande ripresa dopo la forte crisi degli anni ottanta provocata dalla sua particolare sensibilità alle virosi. L’aumento di richiesta dal mercato verificatosi proprio in quel periodo, ha indirizzato le industrie di trasformazione verso i pomodori pugliesi e verso tecniche che garantissero tempi brevi, alte rese e bassi costi.

Secondo Eduardo Ruggiero, l’attuale momento delicato per il San Marzano meriterebbe una maggiore attenzione da parte delle istituzioni competenti a tutela di quella piccola agricoltura familiare strozzata da una burocrazia opprimente e ottusa. L’unica capace di produrre questo pomodoro straordinario, tutelato dalla dop dal luglio 1996 che prevede le cultivar San Marzano 2 (comprendente anche un discreto numero di ecotipi locali selezionati e recuperati grazie a progetti di ricerca finanziati dalla Regione Campania Assessorato all’Agricoltura) e la varietà migliorata Kiros, costituita dall’ex Cirio Ricerche ora ARCA 2010, la varietà di riferimento per la produzione del San Marzano DOP.

Il Vesuvio invece è il regno del pomodorino del piennolo: piccolo, pizzuto e dalla buccia spessa e resistente. Proprio quest’ultimo particolare gli consente di essere «acceppato», intrecciato sui bellissimi piennoli, e conservato appeso fino alla primavera successiva al raccolto. La dop nasce nel dicembre 2009 grazie alla spinta del presidente Giovanni Marino. Nel disciplinare sono ammesse le varietà fiaschella, lampadina, principe borghese, re Umberto e patanara (la più utilizzata). Grazie ad alcuni progetti di ricerca finanziati dalla Regione Campania Assessorato all’Agricoltura, sono stati recuperati altri preziosi ecotipi che corrispondono pienamente alle caratteristiche peculiari del piennolo: Acampora, Lucariello, Agostino, riccia San Vito, piennolo rosso, ecc.) e diffusi in coltivazione. Anche sul Vesuvio la produzione 2014 è stata drasticamente ridotta dal maltempo, in molti casi fino al 50 per cento.

Ma ci sono per fortuna tanti protagonisti, da Vincenzo Egizio, premiato da Slow Food Nola lo scorso anno, alla realtà di Agrigenus.

Vincenzo Egizio

 

il presidente della Cooperativa Agrigenus (fotomonicapiscitelli)

Incontriamo due giovani che stanno investendo moltissimo nel pomodorino: Angelo Di Giacomo, titolare dell’azienda agricola Giolì, figlio di contadini ritornato con passione all’agricoltura di famiglia e Saverio Bifulco, titolare del marchio Eligo, imprenditore tessile che ha scelto di dedicarsi alla terra per sostenere il proprio territorio.

Angelo Di Giacomo ed i suoi pomodorini del piennolo del Vesuvio Az. Agr. Giolì

 

Saverio Bifulco presidente Associazione Produttori Pomodorino del piennolo del vesuvio. titolare az. agr. Eligo

Due storie diverse hanno reso complici Angelo e Saverio che hanno subito ben compreso le potenzialità di questo piccolo pomodoro pizzuto se prodotto puntando ad una qualità altissima. E il mercato sta dando loro ampiamente ragione.

3 Commenti

  1. Ad onor del vero il riconoscimento della Dop del Pomodorino del Piennolo, a scanso di ogni impostura, ha visto realtà propulsiva e trainante Coldiretti Napoli con il suo presidente di allora Pasquale Imperato.

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