Possiamo dirlo? Gli show cooking hanno rotto le palle!


Showcooking

C’era una volta un signore che si chiamava Stefano Bonilli che ebbe l’idea di fondare la Città del Gusto e di creare una sorta di teatro della cucina dove tutti i grandi nomi dell’alta gastronomia si sono esibiti live e sul canale tematico.

Adesso, quando anche a Canaletto sull’Irno non c’è manifestazione senza show cooking.

C’è una mostra da inaugurare? Sciòcuking!
Una conferenza del Rotary sui compassi?  Sciòcuking!
Una corsa di auto?  Sciòcuking!
Sanremo?  Sciòcuking!
La festa dei 18 anni?  Sciòcuking!
Una scopata? Sciòcuking! , ma all’Expo grazie alla misura F34rq comma B dei Fondi Europei.
Si inaugura un negozio di lingerie?  Sciòcuking!
Un convegno sulle patologie cardiache?  Sciòcuking!

Insomma, si può dire che non ne possiamo più di questa banalizzazione?

Che gli unici cooking show degni di questo nome a cui ho assistito sono state le cucinate di mia madre che guardavo incantato?

Che il primo, vero e unico cooking show della storia è quello della pizza napoletana che da sempre si fa davanti al cliente?

Che poi, come nota Camilla Baresani, da Milano in Italia tutto è diventato inglese, così  l’abbinamento cibo vino è  Foodpairing le markette su Facebook sono ad opera di Account Social Manager, il giornalismo è story telling e la cucinata, ovviamente, è sciòkuking!

 

 

7 Commenti

  1. Come non applaudire, Direttore. Sembra che al tempo della crisi gli SC potessero proliferare anche in virtù della possibilità di acchiappare un piattino, con relativi sgomitamenti vari. Con una visione meno grigia del futuro sembra tornare la sana voglia di mangiare, senza palle e ammennicoli vari, senza effetti speciali ( ci rifletteva pacatamente ieri Maurizio Cortese). C’è un filo di snobismo però in noi che eravamo in prima fila sei, sette anni fa, nel lasciare lo spettacolo cucinante all’ignaro parvenu, vittima mastercheffiana. E la cosa mi preoccupa, nell’avvicendarsi serrato dei corsi e ricorsi storici: perché il timore è non tanto che prima o poi tutto sto ambaradan cuciniero si sgonfierà, magari lasciando giustamente per strada il superfluo e l’apparenza, ma che un giorno, ahimé, si possa noi venire a noia a noi stessi. ;-)

  2. vorrei chiamarmi Pignataro per scrivere anche io le stesse cose. Sì diciamolo che hanno rotto le palle, e tanta fuffa in giro lo continua a fare. Grande post!
    ps e poi in realtà in inglese si dice “cooking show” ;-)

  3. Sarà l’economia che ce lo insegna,arrivati ad un punto non si può che scendere. Così democraticare un argomento a tal punto poi non si può che retrocedere. Lo avverto e penso da tempo,ce lo diciamo tra amici,e ora lo vedo scritto più spesso…Sarà che si intravedono nuovi orizzonti! L’unico grande rammarico sia nel parlare di sciocuking o cucinata si legge e si scrive delle loro forme e non del loro contenuto. e qui ritornano le leggi dell’economia.fatto sta che bisogna apparentemente apparire, è il mondo che ce lo chiede . Complimenti per intercettare così repentinamente i cambi di direzione.

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