Potenza, C’era una Volta


Contrada Valle Paradiso, 41
Tel. 0971.601217
Chiuso domenica sera e lunedì

Se Potenza fosse una città turistica, cosa altamente improbabile per i prossimi mille anni visto come è stata devastata dalla speculazione edilizia, direi con sicumera che vi trovate in un locale turistico, dove anche i camerieri che vi servono sono in costume. E invece no, siete in un posto dove l’ambiente, e l’atmosfera soprattutto, sono studiati sin nei minimi dettagli per riprodurre emozioni del passato prossimo, direi di quello in cui ancora non circolavano molte auto, con gli scomparti nel muro delle diverse arti professionali ricostruite con l’oggettistica, la cantina che è anche museo del vino, una biblioteca, il menù sui vecchi quaderni scritto a mano, così pure la, discreta, onesta e di territorio, carta dei vini e, cosa per me ansioso molto importante, un appendiabiti vicino ad ogni tavolo sicché è una delle rare volte in cui ho mangiato senza l’ansia dello scambio di cappotto. A sedere una ottantina di posti coperti in una struttura quadrata che ricorda vagamente una stalla. Siamo alla periferia del capoluogo e per arrivarci, usciti a Potenza centro, ci vuole per forza il navigatore, a meno che non sappiate dov’è la Regione perché da lì in poi le indicazioni vi prendono per mano e vi portano qui dove potrete comodamente parcheggiare. La cucina è tradizionale, i piatti non hanno motivo decorativo, ma sono di sostanza, si ritrovano dunque i sapori classici della rude tradizione lucana, come l’agnello con cipolla e peperoncino, i trieddi (cavatelli a tre dita) con pecorino e cruschi, i maccheroni fatti in casa con il baccalà e le rape tanto per gradire. Vi consiglio, per non appesantirvi anche se la tentazione è forte, di dribblare l’antipasto della casa con affettati e formaggi per poter provare alcuni sfizi come il carpaccio di baccalà, la patata ripiena, il pane cotto con le rape. La carne, oltre che con la pasta in ricette quali i paccheri con il porco selvatico, viene proposta sostanzialmente alla brace a vista ed è per questo che tra le proposte c’è anche l’angus, i forestieri faranno però meglio ad indirizzare la loro richiesta sul manzo e l’agnello, che da queste parti sono sempre una manna che cade dal cielo per chi viene da città di mare come Napoli e Bari dove non esiste cultura in questo settore. L’animale principe è però ormai il cinghiale, tornato signore nelle aree protette e allevato, fatto al ragù viene proposto con un buona polenta, oppure marinato e cinghiale. Piatti che da soli valgono il viaggio. Da queste parti trovate aria pulita, il traffico inesistente, la gente laboriosa ed educata, davvero, fra castelli, natura e aree archeologiche, se c’è un week end intelligente da fare oggi in Italia fuori dai soliti percorsi, un week end low cost, è in questa bellissima terra. In questo posto, per capirci, pagherete sui 35 euro a testa per un pranzo completo. E allora? Muovetevi, adesso che la crisi morde le chiappe un po’ a tutti è il momento di muoversi in modo intelligente. E questa è una tappa obbligata.