Primula Rosa 2010 Paestum igt |Voto 81/100


Vincenzo Mercurio

CANTINE BARONE

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

VISTA 5/5 – NASO 23/30 – PALATO 24/30 – NON OMOLOGAZIONE 29/35

Finalmente è arrivata l’estate. Le giornate si fanno sempre più calde, luminose e lunghe ed è piacevole la sera andare a cena fuori. Infatti, capita proprio così: siamo seduti al fresco nel dehors di un noto ristorante della costa del Cilento io, mia moglie ed alcuni nostri amici. Il reiterato e flebile rumore della risacca e il carezzevole venticello che sale dal mare ci deliziano enormemente. Naturalmente, si opta di mangiare a base di pesce. Per il vino da abbinare si offre di sceglierlo uno dei convenuti. Pensavo che scegliesse una bottiglia di Fiano locale ed invece, con mio sommo stupore, viene proposto un rosato cilentano. Faccio notare, senza pregiudizi mentali ovviamente, che nutro una certa idiosincrasia per questa tipologia di vino, soprattutto poi se si tratta di una bottiglia del Cilento. Si fosse trattato di un Cerasuolo, di un Negroamaro, di un Chiaretto, o di un Lagrein Kretzer avrei cercato di capire. Oppure, ancora meglio, un rosé provenzale a base di Grenache o Cinsault, magari in abbinamento ad una zuppa di pesce bouillabaisse marseillaise o di una salsa anchoiade su dorati crostini sarebbe stato proprio l’optimum, ma tant’è… Al limite, andava bene anche un clairet bordolese con Merlot, ma un rosato cilentano proprio non se ne parla proprio. Di rimando, l’amico mi assicura che questo vino è proprio l’ideale per accompagnare le portate di pesce e mi invita a provarlo.

Incuriosito leggo l’etichetta: Primula rosa 2010 di Cantine Barone, con Aglianico in purezza. Ora che ci penso, di questo vino avevo già degustato il precedente millesimo e, devo dire, che non mi era affatto dispiaciuto, anzi, al contrario, direi che l’avevo trovato molto buono e adatto da abbinare ai piatti della cucina marinara. Non è certamente banale, anzi ha una sua personalità, con l’Aglianico che sfoggia un profilo gentile ed aggraziato e che invoglia la beva, nonostante l’alta gradazione di 13 gradi C.

Primula Rosa

La vinificazione, con il processo di criomacerazione, dura appena sei ore. Il contatto delle bucce col mosto, quindi, è abbastanza limitato e questo vuol dire che sono state cedute soltanto poco sostanze coloranti. Il cromatismo finale, quindi, assume una tonalità più tenue, molto più vicino ad un rosa tipo sfoglia di cipolla, che a un cerasuolo o a un chiaretto. La fragranza aromatica è molto ampia e ricorda soprattutto la ciliegia, il lampone, la fragola, rose rosse e salvia. L’ingresso in bocca è ammandorlato e si colgono note di amarena sotto spirito e ritornano, poi, quelle già percepite al naso, lampone e fragole soprattutto. La buona nota acida, infine, dona una verve molto fresca e godibile. Il finale è abbastanza persistente e leggermente amarognolo, ma non disturba affatto e, inoltre, lascia sulla lingua una scia leggermente sapida. Direi che nel complesso la scelta si è rivelata molto azzeccata, perché questo vino ha accompagnato tutto il pasto magnificamente, tanto da richiedere un successivo bis. Ed allora onore al trio Di Fiore, Barone e Mercurio, che ha saputo elaborare un così ottimo vino. E grazie anche al nostro amico commensale per aver saputo cogliere nel segno. Intanto, dovrò rivedere un poco le mie convinzioni sui rosati cilentani, è d’uopo!

Questa scheda è di Enrico Malgi

Sede a Rutino – Via Giardino, 2 – Tel. e Fax: 0974/830463 – [email protected]www.cantinebarone.it – Enologo: Vincenzo Mercurio – Ettari di proprietà: 10, più 2 in affitto e vari conferitori di fiducia. Bottiglie prodotte: circa 100.000 – Vitigni: Aglianico, Primitivo, Fiano, Trebbiano, Moscato e Malvasia bianca.