Radici 2005 Taurasi riserva | Voto 90/100


Radici 2005 Taurasi riserva 2005 docg (FotoPigna)


Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 20 a 25 euro
Fermentazione e maturazione: legno

Vista: 5/5. Naso 24/30. Palato 26/30. Non Omologazione: 35/35.

Ci sono vini che dettano una stagione, anzi: taluni vini SONO una stagione. Il  mondo è popolato da solisti che emergono o deludono, più o meno seguiti, anche più divertenti perché aprono alla scoperta autocelebrativa dei dilettanti competenti e appassionati. Il Mib3o dei vini italiani è invece quello a cui bisogna guardare per professione, anche perché ce ne vuole per entrarci.

I due campani del Mib30 sono il Montevetrano di Silvia Imparato e il Radici Taurasi riserva di Mastroberardino. Piaccia o non piaccia, sono questi gli unici due vini che emergono sempre nella classifiche computate delle diverse guide da moltissimo tempo, conosciuti in tutto il mondo. Talvolta si è inserito il Terra di Lavoro di Galardi. E dunque l’andamento della critica che conta, quella seguita dal mercato internazionale, dipende in gran parte da come si presentano gli ultimi millesimi di queste bottiglie. Un po’ come guardare i piatti nuovi dei grandi ristoranti di territorio, magari ce ne sono molti superiori, ma l’indice ha quegli indicatori e basta.
Una situazione che a me piace poco, sia chiaro, perché sono bianchista e sono convinto che il vero plus regionale sia il Fiano di Avellino. Ma fino a che non ci saranno verticali storiche di Fiano COMMERCIALIZZABILI e non riposte nella madia del nonno per farsi una bevuta fra amici le cose resteranno così.

Ecco perché quando facciamo il nostro annuale passaggio a via Manfredi dall’amico Piero sentiamo sempre il peso di una enorme responsabilità. Non solo, ma è una delle rare volte in cui la memoria ancestrale del mio ego si riapre all’ansia che precedeva gli esami universitari. Andrà, non andrà? Come sarà? Quale la camicia con cui ho preso 30?

Con Piero dopo la megadegustazione di tutta la nuova produzione, base compresi (FotoPigna)

Allora ve lo dirò in modo semplice, confortato anche dalle impressioni di Marina Alaimo che mi ha accompagnato in queste due orette in cui abbiano provato tutta la nuova serie di Mastroberardino, dai base ai rossi passiti che saranno presentati in autunno alla stampa. Il 2005 supera il 2004. Punto.
Naturalmente a Dario Pennino, amministratore della società, quando ho espresso questo mio modesto parere gli occhi gli si son fatti come quelli mo’ di dollaro di Zio Paperone: ad eccezione di Bruno De Conciliis, per tutti gli altri produttori italiani la vendemmia più buona è sempre l’ultima:-)

Perché superiore secondo me? Presto detto, è una fionda con maggiori possibilità di carico, il lancio sarà sicuramente molto più lungo della 2004. Il naso è cangiante, con legno molto ben inserito nel contesto, per cui hai all’inizio questa sensazione di frutta rossa croccante, persistente ma non intensa, secondo lo stile Mastroberardino mai strillato. Poi arriva un bel corredo speziato di note dolci, sottobosco, cedro maturo. Come è logico, siamo partiti proprio dalla batteria dei rossi più importanti ribaltando i luoghi comuni che vogliono prima bianchi: a mente fresca e palato appena intontito da un caffé preso due ore prima, è con Radici, Radici Riserva e Naturalis Historia che bisogna iniziare. Poi la freschezza dei bianchi campani ti sollieverà e ti aiuterà a completare il lavoro.

Quindi dopo due ore abbiamo potuto rituffare il naso dove avevano iniziato e ci è sembrato di fare una passeggiata estiva in Costiera Amalfitana, con i sentori di origano e graminacee bruciate dal sole, oppure con quelli delle spezierie dei paesi arabi. In bocca la storia è molto semplice da descrivere: attacco non dolce, la punta della lingua, che tanti dolcisti maroniani ricercano con passione, è snobbata, come sempre, dai vini di Mastroberardino. La prima sensazione, prima dell’attacco al centro-lingua, è quello di una gratificante salivazione laterale. Poi il vino atterra appunto al centro della lingua con i rimandi di frutta croccante, ciliegia, per proseguire spedito, ma senza fretta, sino alla fine chiudedendo netto, sapido, pulito e con un leggero tono fumé e di cenere che a volte si confonde con il tostato.
Buono, buono, buono.
Quando la mia nipotina di 5 anni si sarà laureata ne potremo aprire una bottiglia.

Sede a Atripalda, via Manfredi 75-81. Tel. 0825.614111, fax 0825.611431. www.mastroberardino.com . Ettari: 200 di proprietà.Enologo: Massimo Di Renzo. Bottiglie prodotte: 2.400.000 Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano, greco, coda di volpe, falanghina.

6 Commenti

  1. Il 2004 già mi sembreva di altissimo spessore…ben venga se il 2005 sarà anche meglio.
    Interessanti poi i rossi passiti…com’erano?

    1. Si tratta di due passiti con muffa nobile e uno classico. Il Melizie cambia completamente passo. Starei per dire che Mastroberardino è molto concentrato su due cose: il progetto di di vini d’annata e quello dolce
      In questa prima versione di tratta più o meno di due tonneaux

  2. Aspetto anche io qualche bottiglia del Taurasi Radici riserva 05,comunque ad averne ancora del 04,vino davvero straordinario sin dall’apertura della bottiglia,che continua ad evolversi sia al naso(note balsamiche)sia all’assaggio(notevole) dopo qualche minuto nel bicchiere.

I commenti sono chiusi.