Raffaele Troisi da Vadiaperti a Traerte. Primi assaggi 2012


Raffaele Troisi in vigna

di Lello Tornatore

“Drin drin, Raffaele? Ciao sono Lello, so che ti fa sempre piacere  assaggiare i tuoi vini in compagnia, possiamo vederci per fare quattro chiacchiere davanti ai tuoi bellissimi vini? “  E’ andata proprio così, l’incontro con Raffaele Troisi, anima di Vadiaperti, ora ispiratore e winemaker di Traerte, la società di alcuni suoi amici che hanno condiviso con lui l’inizio della nuova avventura che lo stesso Raffaele ha comunicato alla stampa. Sinceramente m’interessava avere una risposta direttamente da lui in merito al destino delle uve e dei terreni  fin’ora in carico alla Vadiaperti.

E non si tratta di andare a rovistare in vicissitudini che possono capitare a tutti quelli che rischiano in proprio, piuttosto di chiarire i termini di una questione che, chi più, chi meno, conoscevamo già da qualche anno, e che ora con la solita ipocrisia facciamo finta di meravigliarcene. Certo, ora che lo so, la mia risposta alla domanda retorica di Raffaele E’ davvero così importante se queste cose io le faccia come titolare di Vadiaperti o come collaboratore e, permettetemi, ispiratore di Traerte?”,  è no, visto che le uve ed i terreni, almeno per adesso, sono sempre gli stessi!!! Oh, finalmente sgombrato il campo da possibili equivoci, c’andiamo a contemplare quelle uve e quei terreni, per i quali l’attaccamento di Raffaele è passionale, direi, quasi morboso. Mi fa notare la loro composizione chimico-fisica, la perfetta sanità delle uve, e parlando parlando, non disdegna di aggiustare un tralcio, di “accarezzare”  una pigna, di togliere qualche succhione. Insomma la vecchia mentalità contadina, di trovare sempre qualcosa da fare approfittando di essere nel terreno… il Pigna la definirebbe “ottimizzazione”!!! Ci sediamo, in fila i capolavori di Raffaele, com’è d’uopo si inizia dalla 2012.

i vini di Vadiaperti

 

la vigna

E quindi prima il coda di volpe base, che almeno alla vista (colore) ed all’olfatto (profumi) , non mi entusiasma granchè. Ma è in bocca che dà il meglio di sé, acidità non tagliente ma comunque sostenuta, buona sapidità, e chiusura abbastanza ricca. Sicuramente ha tutti i presupposti per durare, ma anche di evolvere.

Andiamo per il Torama 2012. Si tratta di un crù di coda di volpe le cui uve provengono  sempre dalle stesse vigne di Vertecchia a Pietradefusi, ma con una selezione specifica da un pezzo di vigna più vecchia. Le sensazioni sono in linea di massima le stesse, ma tutte “più”, cioè amplificate. E quindi qui, già al naso avverto marcati i profumi di frutta gialla e sentori minerali. La bocca mi conferma il naso, con una mineralità ed una sapidità in bell’evidenza. La lunghezza di questo vino, conoscendo le caratteristiche del vitigno, è inimmaginabile!!! A dispetto del convenzionale pensiero di ritenere il coda di volpe un fratello minore dei ben più blasonati Fiano e Greco, la bassa resa per ettaro e la raccolta anticipata che rappresentano i “segreti” di Raffaele, fanno si che possa avere pari dignità rispetto ai fratelli “nobili”.

Tra una fetta di soppressata, che pur essendo cosa ben diversa dal salame, ma che comunque ci conferma la Giavedoniana “teoria del salame”, e …un tocchettino di “Cascavaddr’ ”, passiamo al Greco di Tufo 2012 base. La 2012 è stata un’annata calda, dice Raffaele, e quindi, almeno per me, è stata una bellissima annata per coda e greco”. E come dargli torto, sento il greco nel bicchiere e già mi arriva al naso una zaffata di agrumi. Le vigne sono a Montefusco, che insieme a Santa Paolina costituiscono “ l’areale diverso”, quello che si caratterizza rispetto ai sentori agrumati, piuttosto che a quelli solfurei di Tufo. Acidità…quanta ne vuoi, mineralità e sapidità…idem, lunghezza… pure!!! Ma quello che fa brillare gli occhi a Raffaele, è il Tornante 2012…E’ un crù di Greco di Tufo, le uve, sempre della vigna di Montefusco, provengono dalla parte centrale della stessa che ha una particolare condizione, tale da dare determinare nel vino un corpo ed una struttura maggiori. Al naso l’agrumato si conferma e si disvela nettamente in sentori di pompelmo, oserei specificare, quello rosa. L’acidità è tagliente e sostiene, appunto, un corpo ed una struttura che ci suggeriscono abbinamenti molto arditi. La sapidità e la lunghezza completano il quadro.

Ed è la volta del Fiano di Avellino 2012 base. Il territorio di Montefredane, qui la fa da padrone. E’ stupefacente come sia facile individuare la provenienza di areale di questi Fiano, che presentano un filo conduttore comune, tra l’altro appena documentato e certificato nel laboratorio del Montefredane Fiano festival, molto ma molto evidente!!!  Si, la mineralità sotto forma di sentori rocciosi, al naso ma anche in bocca, mi lascia piacevolmente colpito, risalta pure l’abbinabilità rispetto all’ennesima fetta di soppressata che addento senza ritegno. Il finale amarognolo, dopo la percezione della sostenuta spalla acida del vino, completa la corsa. Chiudiamo (si fa per dire ;-))  con il vino che mi è piaciuto di più tra i sei. Si tratta del Fiano di Avellino Aipierti 2012. Anche questo un crù da un pezzo di vigna, stavolta proprio di Montefredane. Al naso è un tripudio di sentori, prima su tutto rimane la caratteristica comune ai vini di Raffaele, e cioè la franchezza, la rudezza, la non-piacioneria, insomma ci siamo capiti…un vino “senza veli”!!! Le note di frutta si fondono con la mineralità pietrosa, e ritornano in bocca amplificate da un’acidità sostenuta che invita a sorseggiare ancora. Nel finale, pieno, cicciuto, si fa strada una mandorla amarognola che bilancia qualche sensazione di morbidezza pur presente nel ventaglio sterminato di sensazioni. Proprio un bel vino!!! E non finisce qui…intanto che parliamo (e mangiamo), Raffaele mi manifesta l’intenzione di stappare una chicca del suo amico-collega Antoine Gaita “il vigneron”, e precisamente il Vigna della Congregazione 1999 ed il caso ha voluto che mentre lo chiamavamo a telefono per notificargli il programma, lui stesse passando proprio davanti alla cantina!!!

Raffaele Troisi

 

Antoine Gaita

Ed è così che in dieci secondi dieci, che si materializza l’imponente figura di Antoine…Ecchèvelodicoafare, penso che se un giorno Luidilassù dovesse allestire la propria personale cantina, non potrebbe prescindere dal territorio di Montefredane!!! ;-))