Ravello bianco 2004 Costa d’Amalfi doc


EPISCOPIO

Uva: ginestrella, San Nicola, ripoli, pepella
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Devo dire che la longevità dei bianchi campani non finisce di stupirmi e in Costiera ormai c’è una nouvelle vague incredibile tra Cuomo, Ettore Sammarco, Apicella, San Francesco ed Episcopio dove ciascuna sta superando se stessa e le altre in una gara entusiasmante verso l’eccellenza: davvero il bianco carta sembra appartenere ad un’epoca allegra ma i cui protagonisti non sapevano bere. Ho aperto senza troppa convinzione questa bottiglia pensando di trovare un vino sì buono ma comunque in fase calante e invece sono stato completamente spiazzato dalla vivacità, dalla forza, dal vigore, dalla freschezza integra del frutto: ancora una volta il nostro Angelo Valentino ha dimostrato così di conoscere perfettamente la materia prima e di impostare in maniera semplice una vinificazione capace di affrontare e sfidare il tempo alla pari del Fiano, del Greco e della Falanghina sannita. Quando penso che queste bottiglie sono già state in larghissima parte bevute mi piange davvero il cuore, come aver mangiato un pecorino laticauda appena fatto senza stagionatura. Partiamo dai profumi, a tre anni dalla vendemmia e a oltre due dal precedente assaggio, prevalgono ancora quelli floreali, ginestra soprattutto, con erbe da campo, timo, menta: un naso assolutamente perfetto e impeccabile, intenso e persistente, fresco. In bocca la musica non cambia e le promesse dell’olfatto sono ampiamente mantenute con un ingresso fresco, ben in equilibrio l’alcol, lungo, persistente, leggero retronaso di pera neanche troppo matura, mineralità e sapidità. Un vino del mare, insomma, che mi ha choccato quanto il Ripe del Falco di Ippolito: del resto il Fiorduva di Marisa Cuomo ha dimostrato come sia possibile fare grandi vini con le uve della Costiera, vini gentili, eleganti ma al tempo stesso longevi e freschi, incapaci di cedere di fronte al tempo. Infatti, a dispetto di tutto, il Ravello bianco di Angelo e Marco Vuilleuimier vola bene sui piatti di pesce non eccessivamente strutturati, per me un tonno, soprattutto se crudo come adesso si porta al posto del salmone anni ’80, è già eccessivo. Se qualche ristoratore lo ha ancora, per favore mi avverta subito e non lo molli, per me un vino del genere non ha prezzo. Davvero.

Assaggio del 7 febbraio 2005. Nello storica cantina di Ravello è cambiata la musica con l’ingresso di Angelo Valentino. Una impronta moderna di cui si sentiva il bisogno soprattutto per sfruttare la grande qualità delle uve e la spettacolare vetrina costituita dall’Hotel Palumbo. Il nostro primo commento va sicuramente al bianco base ottenuto da uve locali, il tipico blend della Costiera sostenuto da una buona ma non eccessiva freschezza. Al naso prevalgono sentori floreali, fiori di campo, erbe della macchia mediterranea mentre in bocca si avvertono nette sapidità e mineralità. Il sole matura la frutta, ma il giovane enologo evita la cottura riuscendo in un bicchiere fresco e profumato che ben si abbina a tutta la cucina di mare o che può essere usato come aperitivo. Il segno di una svolta in corso e la cui onda lunga sarà avvertita dai due rossi, uno, il Ravello rosso, già in commercio, l’altro al di là da venire. Così Angelo si insedia a cavalcioni sulla Terra delle Sirene, da De Angelis a Sorrento a Episcopio, un ingresso di cui si avvertiva assoluto bisogno vista la grande tradizione che era stata un poco trascurata negli ultimi anni fino a mortificare addirittura il prodotto: una caratteristica tipica di uqelle aziende impegnate in luoghi turisti e quindi poco motivate a migliorare il bicchiere. Così vanno le cose della vita, si punta a campare di rendita fino a che è possibile e questi vini, effettivamente, erano sicuramente più godibili di quelli tannici e metallici dele zone interne fino a tutti gli anni ’80. Poi sono rimasti fermi perché protagonisti autereferenti di una clientela affascinata dai luoghi e dai racconti più che dal prodotto in quanto tale. Adesso c’è la voglia di tornare in pole con una possibilità ad altri sconosciuta: poter fissare, tra Terra delle Sirene e Capri, il prezzo che si vuole a patto che il bicchiere abbia impegno e sapienza. Più di un Barolo, più di un Brunello. Provare per credere.

Sede a Ravello. Via San Giovanni del Toro, 16. Tel. 089.857244. www-hotel-palumbo.it. Ettari: 3 di proprietà. Bottiglie prodotte: 70.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, serpentaria, ginestrella, san Nicola, pepella, biancotenera, biancozita, pepella.