Reportage dal premio Ferrari, tra bollicine e giornalisti italiani


Arnaldo Pomodoro, Gian Antonio Stella, Matteo e Camilla Lunelli, Andrea Vianello e Emilio Carelli

di Andrea Guolo

Riunire dei giornalisti spesso è un’impresa. Lo è ancor più se i colleghi di cui parliamo rappresentano il gotha dell’informazione nazionale. Giovedì sera a Milano c’erano dei pezzi da novanta del calibro di Gian Antonio Stella, Mario Giordano, Roberto Napoletano (direttore de Il Sole 24 Ore), Giancarlo Mazzucca (direttore de Il Giorno). E poi ancora Claudio Sabelli Fioretti, l’ex direttore di Sky Emilio Carelli, il “quasi neo” direttore di RaiTre Andrea Vianello, Alessio Vinci, Sebastiano Barisoni. Non potevano mancare, data l’occasione, le firme enogastronomiche più prestigiose, da Roberto Perrone del Corriere della Sera a Enzo Vizzari de L’Espresso e Fiammetta Fadda di Panorama.

Quest’impresa la compie, oramai da sei anni, un’azienda di vini. Non un’azienda qualunque, naturalmente. Parliamo di Ferrari, leader nelle bollicine, che nel 2008 si è inventata un premio suggestivo e che all’interno della categoria gode di ottima fama. Si tratta infatti del “Premio Ferrari Titolo e Copertina dell’Anno”. Ieri sera alla Triennale se lo sono aggiudicati rispettivamente il quotidiano Repubblica, con un titolo dedicato all’integrazione, “Giulietta e Khaled” (5 ottobre 2012), e il mensile de Il Sole 24 Ore, “Il”, con una copertina dedicata al futuro della carta stampata, “La notizia della mia morte è fortemente esagerata” (marzo 2012).

Il premio è a tema. Alle due redazioni saranno infatti consegnate mille bottiglie di Ferrari Brut ciascuna.

La giuria e i premiati

Le motivazioni? “Se fino a ieri i grandi amori non potevano non far pensare a Giulietta e Romeo, oggi con una società sempre più multietnica, come si svela in tutto l’Occidente, Italia compresa, i nomi dei grandi amori cambiano. E se Giulietta resiste, Romeo, in questo titolo, diventa Khaled. Un titolo denso di significati, uno sopra tutti: nell’amore l’integrazione può essere perfetta”. Queste le parole che ha pronunciato ieri sera, alla premiazione, Camilla Lunelli. Per quanto riguarda invece la copertina dell’anno, la motivazione è stata la seguente: “E’ una copertina che affidandosi soltanto alle parole – che sono poi una celebre frase di quello straordinario umorista che fu Mark Twain, riferita questa volta al destino della carta stampata –  è, per costruzione grafica, di sorprendente efficacia e all’altezza di ciò che poi si svela all’interno. A dimostrazione che il linguaggio può essere accattivante quanto l’immagine”.

Tra i momenti più toccanti della serata, il breve intervento di Matteo Lunelli, presidente del gruppo Ferrari Fratelli Lunelli, che ha ricordato due habitué del Premio, purtroppo mancati: il padre Giorgio Lunelli, deceduto a settembre, e Ottavio Missoni, scomparso proprio il giorno stesso.

Matteo e Camilla Lunelli con Andrea Vianello e Carlo Brambilla di La Repubblica

Dall’anno prossimo il Premio Ferrari si arricchisce di una sezione dedicata alla stampa estera. Inoltre, entrerà a far parte della giuria l’attrice Lella Costa. La giuria, presieduta da Camilla Lunelli, è attualmente composta da Giulio Anselmi, Isabella Bossi Fedrigotti, Antonio Calabrò, Emilio Carelli, Aldo Cazzullo, Antonio Dipollina, Massimo Donelli, Mattia Feltri, Mario Giordano, Stefano Lorenzetto, Matteo Lunelli, Clemente Mimun, Arnaldo Pomodoro, Claudio Sabelli Fioretti, Roberto Saviano, Gian Antonio Stella e Oliviero Toscani.