Salae Domini 2004 Campi Taurasini doc


Salae Domini 2004

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Dopo tante bollicine alla fine viene voglia di rosso per bilanciare la voglia di acidità. Così dalla cantina indifesa di Pasquale Torrente impegnato a festeggiare i suoi 50 anni peschiamo questo rosso a noi fortemente caro di cui siamo da sempre appassionati.

Sappiano che il tempo è un grande alleato dei vini irpini, ma di quelli di Caggiano deve essere davvero considerato un valore aggiunto incredibile. Quando questi rossi si liberano dell’eccesso di frutta fresca e iniziano il cammino dell’equilibrio con il legno e le note nascoste davvero abbiamo motivi per essere soddisfatti.

Moio vuol dire eleganza. Una cifra stilista che non significa esiguità o sottilezza, che non rinuncia ai tannini ma che proprio dall’ossessione di questo aspetto assorbita durante il soggiorno a Bordeaux tra l’arma segreta dei suoi vini.

Il Salae Domini regge benissimo i suoi dieci anni con una naturalità assoluta, non c’è segno del decennio nel colore e neanche nel naso, tanto meno al palato. Dopo l’acidità dello Champagne rinfranca, riscalda, prepara.
Un vino del cuore bevuto in un luogo del cuore.

Scheda del 25 gennaio 2008. Il Salae Domini non è un rosso qualunque, va infatti ricordato perché è stato nel 1994 il primo Aglianico ad essere stato elevato in barrique secondo lo stile francese arrivato tardi in Italia e sul quale, oggi, c’è un ripensamento moderato in direzione di un uso meno invasivo di questo prezioso strumento. Con questo vino ricco di aromi, speziature, note balsamiche, intenso e persistente, Luigi Moio e Antonio Caggiano diventarono protagonisti del rinascimento vitivinicolo campano. Con l’uscita nel 1997 del Taurasi Macchia dei Goti della stessa annata, il cru nato da vigne allora trentennali in Contrada Sala dove adesso funziona l’agriturismo aziendale, passò in secondo piano, quasi trascurato e, diciamo la verità, anche un po’ banalizzato, i mesi di attesa passarono da 18 a 12. Adesso è già in commercio il 2005, il primo a fregiarsi della doc Irpinia con la sottozona Campi Taurasini, ma noi vogliamo qui parlarvi del 2004, un Campania igt dalle grandi potenzialità evolutive che, per la cabala dei numeri nelle date, torna protagonista come nella edizione di dieci anni prima. Già, questo millesimo 2004 sembra destinato ad essere incorniciato quando parliamo di rosso e, soprattutto, quando proviamo l’Aglianico nei diversi areali. Come mai? La risposta è in un solo aggettivo: eleganza. Il Salae Domini, per restare in tema, non è infatti un rosso iperconcentrato e muscoloso, da masticare come si scriveva sino a un paio di anni fa, ma gioca la sua partita con intensi profumi di frutta rossa e lievi speziature di legno al naso mentre in bocca presenta corrispondenza con le aspettative create e al tempo stesso grande equilibrio fra alcol, tannini e corpo, con un finale incredibilmente autorevole, molto appagante e conclusivo. Antonio Caggiano, impegnato ad aprire, dopo non poche difficoltà, il ristorante aziendale con un wine bar, ricorda sempre come il Salae Domini è in realtà un Taurasi in divenire perché fatto solo con Aglianico, basse rese per ettaro. Noi spesso lo abbiamo preferito perché appare sempre più compiuto della corrispettiva annata della docg, bisognosa di più tempo per riequilibrarsi ridurre la naturale aggressività del vitigno. Come abbiamo avuto già modo di sperimentare di continuo, la longevità del Salae Domini non è in discussione, qualsiasi bottiglia abbiamo aperto per ciascuna delle vendemmie in cui ha giocato il ruolo di protagonista, il risultato è stata piena integrità del frutto e freschezza piena. Per questo 2004 non è difficile dunque fare previsioni: durerà quindici, venti anni se ben conservato.