Sant’Elena 2008 Irpinia Rosato


Sant'Elena 2008 Irpinia Rosato


Finalmente facciamo i conti con il caldo, ed entra in scena il rosato. Esordiamo con un territorio culturalmente estraneo a questo colore nonostante abbia invece grandi potenzialità: l’Irpinia. A parte le grandi aziende, quasi nessun produttore ha pensato di esporsi oltree il bianco e il rosso, per quei curiosi e indecifrabili meccanismi sui quali si regola l’emulazionre rurale: tutti a fare Falanghina del Sannio in provincia di Avellino, quasi nessuno, invece, impegnato nel rosato di Aglianico che si conferma essere ottima uva anche da questo punto di vista. Il 2008 conferma gli ottimi 2007.
Crediamo a questo punto sia frutto non solo di regali vendemmiali, ma anche di tecnica acquisita e, sul piano culturale, di maggior rispetto verso se stessi e i consumatori. Abbiamo provato con gusto quello di D’Antiche Terre, per la cronaca quarta azienda irpina come numeri espressi in bottiglie, oggi vi segnaliamo il Sant’Elena dei fratelli Adalgisa e Armando Ciani che con Marco De Feo hanno esordito nel 2007 in quel di Mirabella Eclano, in contrada Guinnazzi. Anzitutto la conferma di una sperimentazione: qualsiasi cosa stiate mangiando, mettete a tavola un bianco, un rosso e un rosato, il primo a finire sarà quest’ultimo.
Forse la crisi, forse le fobie postmoderne contro il costruito e l’innovativo, anche nel vino sta tornando la voglia matta di semplicità dopo gli eccessi del decennio dei ’90 e, nel Sud, degli anni compresi tra il 2000 e il 2003, ed è per questo motivo che questo vino ha fatto furore a Vitigno Italia e verrà ben celebrato anche durante la grande notte del rosato in programma dentro Fabbrica dei Sapori a Battipaglia il 22 luglio. Il Sant’Elena è una esplosione intensa e persistente di lampone e fragola a cui seguono in sottofondo piacevoli note floreali, al palato l’attacco è senza sconti, certo meno ruffiano, l’acidità prende subito il sopravvento dettando i tempi della beva, decisamente appagante non tanto per la freschezza quanto per il corpo e il giusto grado alcolico, entrambi insospettabili in un rosato.
La sensazione è proprio quella di bere un rosso light. Gli abbinamenti possibili sono davvero numerosi, noi lo consigliamo sul pasticcio caggianese o sulle lagane in due consistenze (come nel Salento, lessate e fritte) su crema di ceci bianchi e salsa di ceci neri pensate da Vitantonio Lombardo della Locanda Severino a Caggiano. Grande abbinamento, come averlo bevuto al circolo Savoia durante Cooking for Wine nell’ambito di Vitigno Italia, con Castel dell’Ovo e Capri sullo sfondo e l’arcigno Vesuvio alle spalle. Vedete com’è poliedrico il rosato? Fatene scorta e godetevi l’estate.