Crisi da blogger. Sei politico? No no e no: voglio i voti alle recensioni dei ristoranti!


Stefano Bonilli e Marco Bolasco: dal voto al non voto:-)

Convergenze parallele? Il sabato del Villaggio del Web è dedicato al tema dei voti ai ristoranti. darli o non darli. Qui ce ne parla Maffi, Stefano Caffarri invece affronta l’argomento nel suo blog Appunti di Gola

di Giancarlo Maffi

Sono appartenuto alla generazione del sei politico. Mi sembrava giusto. Oggi forse un po’ meno. Ma dicono che quando invecchi diventi conservatore. Ma non volevo parlare di questo. Volevo parlare dei voti nella critica gastronomica. Il voto esiste da sempre, in parecchi settori della critica. Gazzetta dello sport di lunedì:  Krazic  , il giocatore della Juventus, ha un bel quattro. Porca miseria, dico io, ma perchè?

E’ sempre stato il migliore in campo. Si ma di solito non nel tuffo da trampolino. Si è buttato, in area di rigore. Forse l’ha toccato un refolo di vento. Pareva morto. I giornali l’hanno pesantemente bastonato. . A RAGIONE.

Vuoi andare al cinema? Apri il quotidiano e il tuo critico preferito scrive due righe di trama, mezza di commento e un numero di stellette che, IN SINTESI, ti dice se vale la pena andarci. E’ sempre andata così, il che non vuol dire che sia giusto per carità.

Voti o non voti?

POI VENNE IL WEB, il quale dice: dobbiamo cambiare tutto. Vennero le foto. Tu, povero lettore pixeliano, avrai almeno delle immagini, visto che ancora non riusciamo a farti sentire il profumo, per non parlare del sapore, di quel piatto.

Non hai i soldi per andare all’ENOTECA PINCHIORRI ?  Non ti preoccupare,  ti ci portiamo noi, cinquant’enni con il portafoglio gonfio di soldi e di passione, per farti 60 belle fotografie, affinchè  tu, a casa, davanti ad un piatto di 4 RUZZOLONI IN PADELLA , POSSA AVERE L’IMPRESSIONE DI MANGIARE SEDUTO AD UNO DEI TAVOLI DEL TRISTELLATO FIORENTINO E CHE , soprattutto, non stai bevendo direttamente dal CARTONE  di TAVERNELLO il ma degustando in un bel bicchiere di riedle l’ultimo Borgogna scritto per te da quel malato di mente e di sentori che risponde al nome di Guardiano del faro.

Va beh, dice MONSIEUR LE WEB, le guide però danno i voti. Che ce frega diamolo anche noi.
Si, ma l’affidabilità, l’esperienza, la conoscenza?  Le scuole non ci sono, dobbiamo andare a naso. Fa niente se circolano i palati di amianto, tanto ,voglio dire ,per dirne una, a HEUVELLAND  in Belgio ci va Alberto Cauzzi e quindi mi fido, abbastanza, ma quando mai andrò a verificare di persona, io che stasera ho sofficini Findus e birra Peroni ?

Ora dico io,  L’AFFIDABILITA’ UNO SE LA COSTRUISCE nel tempo. Però se ti chiami Gdf e hai fatto duecento recensioni di ristoranti francesi ho come l’impressione che se ne scrivi ne sei competente e se devo andare colà leggerò le tue amene storielle  e mi fiderò dei tuoi voti.

SINTESI, ragazzi, SINTESI.

Poi i gusti sono gusti. Se mi tiri un “bidone “ webbistico? Va bene ti leggerò sempre perchè mi diverti ma col cavolo che andrò a mangiare dove dici tu. E’ noto che a Rob 78 , per dirne un altro piuttosto bravino, la cucina della Taverna del Capitano, stringi stringi, ‘nun gli piace perche’ è troppo salata, a causa di quel maledetto pesce , si freschissimo, ma non abbastanza lavato via dall’acqua sapida tirrenica. L’Espresso gli da 17, LUI 15 . Tu povero lettore che cosa farai trovandoti di passaggio? 16, che è quello che dico io e decidi di conseguenza, però portandoti in albergo una bottiglia di Perrier, che forse dopo, effettivamente ti verrà sete.

In fondo voglio dire, niente di grave. Pareri, a volte in libertà, a volte molto precisi. Ripeto: ognuno di noi diventerà e resterà affidabile nella misura in cui il lettore andrà una volta o due in quei luoghi magnificati o cannoneggiati e si troverà in linea o meno con la stima data dal vostro gastro-ego –bloggher preferito.

pagella o pagello?

Ora sento venti diversi : c’è chi ha gia’ deciso e chi ci sta pensando:  IL VOTO NON LO DIAMO PIU’.
Faremo solo i descrittivi, racconteremo secondo le nostre capacità e il nostro ego quello che abbiamo visto e mangiato, la storia del cuoco e del maitre. Non prendiamo più una posizione definitiva, con il voto.

Noi te lo spieghiamo, poi sono cavoli tuoi. Tu, tu la capisci come credi, e ,soprattutto, non dare la colpa a noi se ti sei trovato in modo diverso dallo sperato: hai letto male e hai interpretato male la nostra descrizione. Chiaro?

Non ho ben capito da cosa DERIVI  questa DERIVA  ma ho due o tre dubbi
Primo: caro critico X oramai ti hanno riconosciuto.
Sei bravo, fai belle foto, gli chef della nuova generazioni hanno le foto di tutti i critici e pseudo tali in cucina , appesi sopra la parete con la scritta wanted . Lo chef arriva al tavolo, ti rabbonisce, si discute insieme dei piatti . E’ pure simpatico e ti offre un piatto, il vino o anche tutto il pasto. Che fai, gli dai 14 invece dei 15,5 guidaioli ?

Difficile, diventa difficile, molto difficile.

Meglio descrivere: la lingua italiana ha mille possibilità e ottocentomila voli pindarici.

UN PIATTO DI M si può definire in mille modi diversi, meno volgari ma …soprattutto  ..meno incisivi. Invece il voto sta lì. E’  una scure sintetica ,un’iniezione con quelle siringhe da cavalli. Può fare male molto male.

Vi racconto questa. L’estate scorsa un giovane cuoco ha molto insistito perchè andassi a provare la sua cucina, in quel di Viareggio, in una lochescion veramente notevole. Portai con me un amico, il Ciomei per non fare nomi. Nonostante l’impegno del cuoco e il prodigarsi del personale, risultò una cena povera e per certi versi incomprensibile. Voto ? 13. Praticamente rimandato. Non scrissi nulla. Non me la sentii.
SBAGLIATO GIUSTO ? NON CI HO DORMITO UNA NOTTE.

Ora temo, non ne sono sicuro ma forse si, che diventando  “famosi“ si prenda un’anda simile a quelli che i webbiani hanno sempre contestato ai guidaioli: si fa il politico,  si attua il compromesso storico e le convergenze parallele. Tra l’altro, AMMESSO E NON CONCESSO CHE SIA VERO, là dove può anche essere accettabile dove si fa una guida scritta di 2000 ristoranti e passa  con millanta implicazioni geopolitiche   NON E’ VERO O COMUNQUE CERTO NON E’ ANCORA VERO  per  gli appassionati.
La Geopolitica non c’entra un beato tubo. C’entra la strizza . Insomma diventi antipatico. Andate a chiedere al Cauzzi se lo chef dell’Anteprima di Chiuduno gli vuole bene.  Io mi sono permesso di dire che i primi piatti di ROMANO a Viareggio sono per così dire …. sciapi… ?  e mi hanno garbatamente fatto capire che loro i blog ‘nun li guardano piu’, solo le guide, dove per fortuna mi è andata bene perché gli ho fatto un bel cameo.

Lo stesso LORENZO, da me osannato un giorno si e l’altro pure, mi ficcherebbe un’aragosta viva in bocca se potesse. Come mai ? Semplice : è quando sempre un giorno si e l’altro pure parlo male dei suoi, chiamiamoli così,dessert, che abbassano strenuamente la media del suo ristorante. E Caffarri ?  Finisce in Alto Adige a Falzes da Shonech nel giorno sbagliato. Posto magnifico osannato dai dipietristi e dai berlusconiani. Sta leggermente incazzato. Il voto è basso.. So per certo che se la sono presa mica da ridere.

Ristoratori e cuochi sono permalosissimi, al di là di ogni limite. Ce ne sono che hanno voti al di là dei propri meriti e hanno il coraggio di lamentarsene pure.

L’autocritica non esiste nel mondo gourmet, solo botte di autostima spaventosa .

Et voila, noi gli leviamo il voto, che la mezza parola in più o in meno non dà cosi fastidio .

Quello brucia il basilico? Oddio, gli diciamo : “momento di disattenzione dello chef, senz’altro impegnato in una problematica e sofferente diversa  preparazione“.

E così abbiamo sistemato l’apprensiva mamma: il suo scarafone è sempre il miglior cuoco della regione, anzi del mondo, non si preoccupi. Perchè altrimenti , SIGH, sei l’agente sicario mandato da chi ti vuole rovinare.

Fate come vi pare, cari “colleghi” .

Io vado per i voti

SINTESI, SIGNORI, SINTESI

42 Commenti

  1. Alle sei di mattina questo mega post ? Vabbè, vediamolo…
    Sei politico?

    Sei politico? No, non sono politico, tendenzialmente anarchico.
    Volevi la sintesi ? Sintesi sintesi sintesi e poi butti giù sto mega post inutilmente lungo? Sintesi già mancata qui nell’esposizione. Un bel 4 ti prendi, bocciato!
    Voto ? Voto mai dato, solo “valutazioni” soggettive e spesso condivise.
    Dici “degustando in un bel bicchiere di riedle” Ridle ..Ridle… dove giocava? Lazio?

    Facezie a parte i “voti” come li vuoi chiamare non li metto più perché vorrei far capire i concetti attraverso un testo , anche con un ausilio di foto, ma senza più etichette che andranno inutilmente a sovrapporsi in un ginepraio che diventerà un boomerang per chi continuerà a farlo.

    Tanto è tutto gratis, perché il lettore se la deve cavare leggendo un numeretto? Se vuole capire legga, se no tiri avanti. E anche chi scrive non si senta in obbligo di farlo per soddisfare il proprio ego che lo erga fino al ruolo di giudice, ce l’abbiamo sempre fatta anche senza questo diluvio di giudizi.

    Dici che ti fidi quando scrivo di Europa Francofona ? Ok, dopo 25 anni che li frequento speriamo di aver capito qualche cosa, così come in Italia dove vivo da 48 ed un poco di Spagna che ho frequentato per una quindicina, ma sulle cucine etniche orientali non ti posso essere d’aiuto e non mi improvviso alla ricerca del ridicolo.

    E mi danno discretamente fastidio sia quelli che fanno finta che certe realtà non esistono e le criticano a priori, così come chi si improvvisa a giudice di una determinata cucina regionale o nazionale senza essersi prima costruito un portafoglio di esperienza che gli consenta di farlo con una certa tranquillità.
    Idem per chi si riduce a paragoni numerici decisamente improbabili.

    Mi fermo qui in nome della sintesi :-)

  2. il problema secondo me sta proprio nel giudizio e nella critica il più delle volter distruttiva piuttosto che costruttiva , mi piacerebbe che ci fosse lo stesso tipo tipo di critica anche per altre professioni così dagiudicare avvocati commercialisti medici etc. che forse svolgono u compito almeno più delicato degli chef , secondo voi cosa succederebbe se scrivessi in un blog sulla professione medica che il tal chirugo mi ha fatto una cucitura un pò storta o che il tal medico mi ha sbagliato la diagnosi o che l’avvocato mi ha fatto perdere una causa di risarcimento o che il commercialista mi ha fatto prendere una bella multa dall’ufficio delle entrate , secondo me succederebbe la rivoluzione , purtroppo l’italia oltre che un paese di ct di calcio è diventato anche un paese di critici gastronomici che si sentono in diritto di giudicare il lavoro l’impegno le capacità di chi cerca nel bene o nel male di regalare un paio di ore di piacevolezza ai propri clienti , per carità esistono anche quei posti da cui bisogna stare alla larga come dai falsi medici di striscia, ma non trovo giusto giudicare a volte anche in maniera dura e superficiale chi di questo mestiere ne ha fatto una ragione di vita vedi la rece del pescatore di p.g. a mio parere offensiva nei confronti della famiglia santin , riconosciuta mondialmente come esempio di accoglienza e alta ristorazione e a questa potrei aggiungerne tante altre , quindi mi permtto di consigliare ai ns. amati blogger di essere descrittivi e di lasciare libero il pubblico di scegliere senza condizionamenti il ristorante dove passare una piacevole serata , ps. a me piace da morire il tiramisù , forse non sono troppo gourmet ma secondo me e un dolce stupendo e se lo trovo anche in un tre stelle ne sono contento

  3. Molto simpatico. C’è solo un problemino: che senza voti il critico deve essere ancora più bravo e dominare la lingua davvero per poter trasmettere la differenza tra 16 e 17. Ma anche il lettore lo deve essere. A quel punto ha necessità di conoscere ancor meglio lo stile di chi scrive per distinguere, tra le sue recensioni, un 15 e un 17. Preferendo magari investire il suo gruzzolo prima sul secondo e poi sul primo.
    No, sono anche io per la SINTESI. E’ più pratica, soprattutto, per il lettore e, secondo me, innesca una sana competizione tra chef, che però non deve diventare ossessione. Basta che si capisca una volta per tutte che sono giudizi di sintesi, che cambiano oggi anno e in qualche modo interpretazioni raffinatissime ma comunque dell’uomo. Non è questo delle guide che non va.
    E’ cosa della vita essere valutati ed è cosa del mondo poter esprimere il proprio parere. Senza guide che scoprono questo o quel locale e lo portano su, negli anni, dal 12 al 19, come li si scoverebbe? L’importante è che le visite si facciano, con tutta la buona disposizione possibile, e si valuti serenamente, magari mettendo da parte l’impressione precedente, si valuti senza pregiudizi, astraendosi il più possibile dal proprio gusto personale in senso stretto o da simpatie e antipatie.
    Per il resto il voto, come indicazione, LO VOGLIO. Io che devo andare al cinema e non ho il tempo di leggere tre giornali e consultare le biografie del regista dello sceneggiatore e di tutta la corte, scelgo solo i film a 4 stelle del mio editore preferito, quello che è più vicino al mio gusto per averlo sperimentato.
    NON MI SONO MAI TROVATA MALE E LO BENEDICO. Se ho tempo e voglia, o una mia priorità, passo a quelli a TRE stelle.
    Magari, piuttosto, sarebbe bello che le guide, per un moto etico, decidessero di uniformare i parametri di giudizio, come servizio al lettore. A questo punto sarebbero più confrontabili e gli chef si incavolerebbero di meno. O di piu’.

  4. Signor Beneduce
    tutto vero, ma vorrei farle notare che quando avvocati, medici, commercialisti, ingegneri e altri sbagliano finiscono in tribunale per risarcimento danni.
    il massimo che può capitare a uno chef è una critica:-)
    Almeno spero che non finisca a causa anche qui!

    1. non sempre si va in tribunale la maggior parte delle volte si chiude in modo brusco il rapporto , ma comunque la mia era una provocazione , sarebbe giusto che a fare critica siano almeno addeti al settore , e sarebbe ancora più simaptico che chi critica non si nasconda dietro un nick anonimo ma firmi con il proprio nome e almeno una volta ci faccia capire che professione svolge giusto per essere sullo stesso piano dei criticati.
      p.s. ma poi finire in tribunale per un verdura più o meno croccante o per un pizzico di sale in più affollerebbe ancora di più le nostre aule di gioudizio e allora si che sarebbe più giusto il processo sommario che breve , a muro lo chef che non ha messo la giuta acidità o sapidità nel piatto

      1. al sg Beneduce, da medico che fa il medico e talora si diverte a scriver di ristoranti (senza voto, sia ben chiaro: mi limito a parlar bene di quelli in cui mi son trovato bene), consiglio di farsi un giro in rete, tra blog e forum!
        E’ pieno di pazienti che sanno fare i medici molto meglio dei medici stessi: la differenza, come già sottolineato, è che al grande chef va un pò “oltre” con la sfumatura nulla accade, se non il sette in condotta.
        Noi, invece, ci troviamo SUBITO i carabinieri in ospedale
        d’altronde, ne cito solo uno il cui impianto giornalistico trovo agghiacciante, oramai è ben chiaro che dai medici bisogna difendersi e gli ospedali sono posti pericolosi
        http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/08/news/inchiesta_italiana_ospedali-7839090/

        (spero mi si perdoni l’OT)
        :-)

        1. Quoto. Ben venga la valutazione da parte di esperti dei medici su blog specializzati. la verità è che è molto più noioso e più complesso. E che non richiede solo esperienza, gusto e serietà, bisognerebbe avere una laurea e il tempo di farlo.

          1. il medico era un esempio , raccontare un esperienza è giusto il problema è dargli un valore numerico epoi cosa secondo me principale è che quando si da un voto lo si dia con la propria faccia qualificandosi , personalmente non so chi sia e che pofessione svolge ad es. rob78 o il guardiano del faro , se fossi giudicato da loro mi piacerebbe sapere chi sono e che qualificazione hanno per esprimere un voto o stroncare o meno un ristorante , almeno bonilli ad es. sappiamo tutti chi è , sappiamo cosa e chi ama quindi possiamo districarci facilmente tra le sue parole e le sue valutazioni ma gli altri rimangono solo anonimi.
            E’ vero gli esami nella vita non finiscono mai , ma conoscere il professore che ti giudica secondo me è essenziale affinchè una critica sia almeno costruttiva .

  5. Io sono rigorosamente a favore del voto.
    Voto che può anche essere espresso a parole, con un giudizio articolato oppure in ventesimi, centesimi, millesimi. Anche in simboli.
    .
    Ciao

  6. Naturalmente può sembrare singolare che Maffi sia favorevole al voto in un blog dove non se ne mettono.
    A parte, come già detto e ripetuto, la diversità è ricchezza. Soprattutto di pensiero.
    Ma in questo caso voglio dire che sono assolutamente favorevole ai voti. Personalmente non li uso in questa sede perché ho la fortuna di poterli esprimere da dodici anni in una guida specializzata e dunque ogni altra sede sarebbe assolutamente fuori luogo e fuori tono
    La sintesi numerica non solo è necessaria, ma è il tentativo della più grande utopia umana, numerare l’universo, l’infinito.
    L’esperienza mi ha dimostrato poi che la tara aiuta molto e ci si capisce al volo.
    Anche io vengo dalla cultura del sei politico e devo dire che è stata una delle più grandi idiozie del ’68: i figli dei ricchi andavano avanti lo stesso, quelli dei poveri non avevano neanche la possibilità di un giudizio meritocratico.
    I voti non sempre sono giusti. Ma neanche la vita lo è. L’importante è fare con onestà il proprio lavoro e non fare troppe comunelle con chi è giudicato.
    Mi ha colpito leggere da Bonilli su Passione Gourmet che non ama i voti, lui che ha gestito la macchina dei voti (sì, lo so, è una battutaccia ma non ho resistito:-)
    Forse nel senso che neanche al chirugo piace il bisturi ma lo deve usare?

    1. io invece vengo dalla generazione del riflusso, in cui si ricominciava a parlare di voti e di merito… pertanto anche io sono necessariamente per i voti.
      Poi sono d’accordo con Luciano ci sono ambiti e ambiti. Nella mia esperienza antica con le guide li esercito con convinzione, sul blog la penso diversamente, per me qui conta di più la narrazione e la possibilità di raccontare i luoghi. L’esercizio del voto richiede delle attenzioni che mal si attagliano alla rete, personalmente credo che l’anonimato sia la principale, insieme al pagamento del conto! Conta poco che come dice giustamente Maffi mi/ci conoscano, basta prenotare con un altro nome, non avvisare della nostra visita, se poi lì ci riconosceranno c’entra poco… Nella narrazione di un blog invece la fase di preparazione fa parte dell’esperienza e il rapporto con lo chef/patron sono essenziali….
      Solo una cosa, per anni nella critica cinematografica o letteraria dei giornali non si sono dati voti (kezich, fofi, d’arrigo, piperno ecc). La verità è che come dico spesso, sono sport diversi, quella delle guide (che hanno necessariamente bisogno dei voti) e quella degli articoli di approfondimento (che ne possono fare a meno)
      ciao A

  7. Sfavorevole al voto, da sempre , anche a scuola figuriamoci adesso:-) Non aiuta e non porta da nessuna parte. Non aiuta il cliente e irretisce l’operatore che magari ha preso 3 in cucina…. Le descrizioni mirate e costruttive, come le critiche , quelle si. La clientela quando va al ristorante mica ci va per il voto di cucina, ma per la descrizione ben fatta del locale o al contario lo evita per la recensione negativa.

    1. Caro Arcangelo, si vede che andavi male a scuola…. ;-)))
      .
      No, come ho detto prima non sono d’accordo con te. Il voto serve, serve al cliente ma secondo me serve anche al ristoratore. A me esser giudicato dalle guide interessa sempre molto; è come avere, gratuitamente, un giudizio terzo, sul mio operato.
      .
      Poi, ripeto, il voto può essere riassunto con numeri, con parole, con simboli, ma sempre voto resta.
      .
      Io e tre amici fra pochi giorni pubblichiamo la prima edizione di una Guida alle pizzerie di Puglia dove saranno premiate le Pizzerie eccellenti e le Pizze eccellenti. Per tutte le altre, meritevoli secondo noi di stare in guida, nessun premio, ma un giudizio articolato sulle pizze che propongono, sulla carta dei vini e sulla proposta di birre.
      Ecco, secondo me i pizzaioli, i patron, che per la prima volta si sentiranno sotto esame, se ne capiranno l’importanza, potranno trarre vantaggio dai giudizio che noi diamo sul loro operato. Altrettanto lecitamente potranno infischiarsene e continuare per la loro strada, vedremo !
      .
      Ciao

      1. Io sto nel mezzo, il voto distrae il lettore della guida, spesso guarda solo quello e non il giudizio, la scheda complessiva. Il voto, soprattutto in questi tempi così rapidi è fuorviante.
        Io sono per un giudizio articolato e per una conclusione finale, a bordo scheda, se per il recensore valga o no la pena spendere una cena o un pranzo nel posto recensito.

  8. Giancarlo, e se invece del voto al piatto mono-bi e tri-stellato gli facciamo un accostamento di un gesto sportivo, tipo un cazzotto di Alì, uno sprint di Mennea, una bracciata di Spitz, un canestro di LeBron, ecc, dici che funziona meglio? La gente capisce di più? Lo chef rimane soddisfatto? Il cliente ha ragione? Ovviamente l’accostamento puo essere anche negativo, s’intende: un rigore sbagliato, una caduta sul traguardo, un’inforcata al paletto dello slalom, un ko subito sul ring, un autogol, una foratura a pochi metri dall’arrivo, un’uscita di pista di formula uno, ecc, ecc. ecc. Ho visto che con Vinciguerra ha funzionato perfettamente, stando ai commenti, non è vero? Ti voglio bene…. :-)))))))))))))))))))))))))))

  9. Il post mi piace e mi accodo alla votazione del notaio ma per dire la mia voglio prima leggere tutti i (prolissi) commenti :-))

  10. Vada bene il voto, ma dalle guide o da blogger accreditati.Si sta creando un effetto catena si S.Antonio. Non appena un buon blogger visita un ristorante ne seguono altri a raffica. Ma questi ultimi che esperienza hanno? Con quali criteri giudicano il lavoro di un locale e delle persone che vi lavorano? E se ne sentono di tutti i colori, credetemi! Hanno le capacità di far emergere da un piatto degli ingredienti che per la cucina non sono nemmeno passati! Se una scuola per i critici non esistono bisogna che inizi ad esistere una sorta di ponderazione, non dimenticando che un ristorante è un’attività economica a tutti gli effetti, e quindi, chi a volte lancia delle critiche troncanti, deve considerare anche quest’altro aspetto. Se gli chef in cucina hanno appeso i “wanted”, personalmente nell’office di sala sto attrezzando il cappio!

  11. Sono anni che mi sento dire dai ristoratori (salvo quelli con tre stelle e 19/20mi s’intende) che il voto per loro è in ogni caso una cosa irritante perchè li mette in una condizione di confronto forzato e non voluto, e poi normalmente pensano tutti di valere un pochino di più, e quindi disapprovano.
    Anche la maggioranza dei clienti hanno sempre qualche cosa da dire quando escono da un locale che gli hanno segnalato ad un certo punteggio, nove su dieci lo modificherebbero.
    E allora a cosa serve il voto? A far discutere , quello che si sta facendo qui, e a vendere qualche guida in più, questo piuttosto che impegnarsi a capire, ad entrare nei dettagli delle critiche costruttive e spiegare il PERCHE’ di una valutazione, sia al ristoratore che all’utente. Poi i simbolini sono un’altra cosa, quelli possono essere ben spesi , è il voto il fattore discriminante, sbrigativo e lapidario.

    Sull’appunto di Luciano verso Bonilli/Passione Gourmet rispondo come ex chiamato in causa (anche perchè Alberto è via e non può rispondere) perchè in effetti già dall’inizio ci fu un riscontro negativo in quel doppio senso di scambio d’opinione, però a me ed Alberto all’inizio interessava lanciare velocemente il blog, che con la valutazione piazzata visibilmente in quel modo, più contenuti di testo e foto giustificò un passaggio veloce di audience da zero a 75.000 mensili e alte indicizzazioni google in un solo anno e con soli 5 post settimanali monotematici. Una volta raggiunto un confortante seguito avrei puntato solo sui contenuti, ma poi mi sono chiamato fuori e fine della storia.

    Facendo un esempio diverso mi sfugge l’utilità di recensire locali sull’Espresso a 12 con una riga e mezzo di commento. Non so quale soddisfazione ne possa ricavare il ristoratore e quali informazioni ne possa trarre il lettore tranne avere un indirizzo e una località scritta più in grande dello spazio utilizzato per la descrizione del locale , del servizio, della cucina e dei vini serviti. Un numeretto e via.

  12. Bel post Maffi, di gran passione.

    Un consiglio però, se quello è per davvero ( :-) ) il titolo della Gazzetta dello Sport, cambia giornale perchè quel Krazic* è da 2 secco!! ;-)

    * Miloš Krasić (Mitrovica, Serbia 1º novembre 1984) ala della Juventus 2010-2011.

  13. Per me in fondo è indifferente: credo che in ogni caso sia necessario “leggere”. Se mi fermo al voto, è una sintesi che sa di sveltina. Può bastare per le Guide, che son fatte per esser consultate, velocemente, ma forse neppure per quelle, perché bisogna leggerle, anche quelle (altrimenti i cameo di Maffi che ci starebbero a fare?). Leggere dunque. Da appassionati, possibilmente divertiti e coinvolti.
    Se c’è una cosa che mi mette di fuori come un balcone è il riferimento a professioni e arti varie, il confronto e i distinguo sulla giudicabilità di questo o quello, del modo per uno che non s’attaglia per l’altro e così via: da quando in qua si danno i voti ai medici ? E soprattutto, cosa c’entra? Non si fanno esami.
    E’ un circo, un grande circo, tutti recitiamo una parte, che non significa né esser prezzolati, né in malafede, un circo in cui non esitono patenti. Anzi le patenti, come le macchine digitali, pesano, imbarazzano, limitano, costringono.
    Allora meglio la parola, se si è capaci, meglio descrivere che giudicare (citazione): provare a suggestionare.
    Io di Giancarlo Maffi ricordo, così su due piedi, una foto di un maglione slabbrato su un tavolino di legno alla Pineta dello Zazzeri: molto più coinvolgente dei piatti, necessari , ma che vennero dopo, nel mio interesse. Potrei citarmi col rumore di tacchi sui selciati davanti a un ristoranti tra le risate di una donna: chissà forse qualcuno ha ricordato o s’è immedesimato.
    Ecco la parolina: immedesimazione. Catturare l’interesse, con un dettaglio, un profumo, un gesto e sperare che chi ti legge sia, anche solo per un attimo, anche casualmente, in sintonia coi tuoi pensieri, con le tue emozioni, con le tue elucibrazioni. Tanto basta per desiderare di andare, di vivere a tuo modo un’ esperienza nata da una piccola scintilla letta su un post. E’ anche democratico: l’immedesimazione la susciti sia nella trattoria che nel grande ristorante. Dettagli, punti di vista. Allora i numerelli, per quanto sinceri e lievi, lasciano il passo, inevitabilmente. Immedesimazione, nulla più.

    1. Bravo Fabrizio, esattamente questo vorrebbero i lettori delle guide, immesimazione, coinvolgimento, se no tutti leggono i migliori ad inizio guida ed un grande strumento di conoscenza e divulgazione perde quasi tutta la sua funzione.

  14. a me pareva di essere stato chiaro. VOGLIO I VOTI avevo detto ,e USERO’ I VOTI . non ho certo detto che le foto non sono necessarie, anzi. e soprattutto non ho mai detto che le descrizioni , del cuoco ,della sua storia dei piatti e della loro concettualità non siano importanti :addirittura le considero assolutamente NECESSARIE .

    ho semplicemente detto, forse l’ho messo troppo fra le righe, che non sopporto , in questo mondo nè altrove, le PARACULAGGINI . mi piacciono le posizioni chiare. forse fa parte della mia generazione .quelli piu’ giovani li vedo veramente poco disposti a prendersi qualche rischio ,oggi. e non dare un voto, chiaro , netto ,e DEFINITIVO , almeno oggi ( che poi la prossima volta vedremo ) questo mi pare. ho fatto un esempio sopra . e’ molto chiaro e non voglio ripetermi.

    gia’ che ci sono vi dico pure un’altra cosa : quei benedetti camei ,oltre alla soddisfazione, mi hanno anche regalato un modo per me nuovo e conciso di descrivere uno chef o un ristorante o un piatto. seguiro’ ,d’ora in avanti quel metodo, nel fare una recensione. poche parole scritte per far comprendere agli altri e non piu’ per titillare il mio ego. i piatti ? nelle fotografie ,con pochissime parole incisive. perche’ ? perche’ vorrei provare a rendere un servizio agli altri, sempre piu’. scrivere per me stesso ( cosa che fanno molti ma proprio molti ) ,visto che non è la mia professione, non mi soddisfa piu’.
    dopo L’ORA D’ARIA DI FIRENZE, scritta ancora con il vecchio modello , la nuova seguira’ questo schema . spero vi piaccia.

    ps : dimenticavo : con i voti ,ovviamente.

    1. Restiamo in trepida attesa della tua Nouvelle Vague :-)

      Proprio sul tema “persone” , se vai come dici in quella direzione ti diverti anche di più, raccontando per quanto possibile la loro storia e perchè sono giunti al punto in cui tu hai incontrato a tavola i loro piatti.
      E’ stato proprio il bello dei Cameo, più belli di centinaia di schede dove si parla dei ristoranti recensiti senza neanche citare chi ci lavora e li conduce da anni, o addirittura da decenni, quasi siano ininfluenti, veramente un peccato abbandonare così il lato umano.

      1. io posso solo dire che le persone conosciute quest’anno mi sono sembrate tutte serie e molto rigorose nel fare un “lavoro ” come fosse una missione. e tra l’altro con grande passione , in un ambiente in cui , e tu lo sai, di rimunerativo c’è ben poco. tra l’altro ,se parli dell’espresso, cento persone che fanno tutte , tranne poche eccezioni, un lavoro oscuro e appena appena citato. io ho avuto un risalto maggiore a tutti loro ,forse immeritato e oltre i miei piccoli meriti .

        mi conosci un po’ e sai che se dichiaro queste cose è perchè le penso. è perchè le ho vissute.

        poi una o due persone possono avermi lasciato un po’ di amaro in bocca , dal punto di vista umano. comunque una percentuale risibile. e non ho ,leggendo la guida, le tue stesse impressioni.

        1. Per carità, massimo rispetto per il lavoro o per l’hobby di tutti coloro hanno partecipato, ma certe impressioni non sono diverse, sono fatti oggettivi.

  15. Il problema non è dare i voti o meno, ma, se si decide di darli, di usare veramente tutta la scala e non solo una piccola parte di essa. Nel vino il rischio è quello di rimanere sempre nell’alveo tra gli 84 e gli ’88 centesimi (anche con i ventesimi il discorso non cambia). Non si ha spesso il coraggio né di sforare quota 90, né di scendere sotto l’80. A quel punto, meglio non dare voti.

  16. A me i voti sono sempre piaciuti. Anche quelli a scuola. Specialmente quelli alti.

    Ma pure quelli della Gazzetta il lunedì, anche prima che esistesse il Fantacalcio.
    Quelli che giovincelli elargivamo alle fanciulle in discoteca (magari pensando di essere fighi…).
    Quelli che vedevamo in TV nella tabellina di Giochi senza frontiere, con l’Italia sempre in fondo…
    Quelli dati agli LP dei Queen o dei Pink Floyd, ascoltandoli sullo stereo di casa.
    Quelli dei film visti alla sala d’essai, quando ci si svegliava tra il primo e il secondo tempo.
    E, vivaddio, quelli che dal 1980 leggo sulle Guide ai ristoranti, prima solo Espresso poi tutte le altre.

    Mi piaceva da morire (perversione ? naaaa, c’è di peggio..) leggere sull’Espresso gli alti voti di Marchesi, Santin e Paracucchi ma ancor di più cercare i 7/20 (c’erano) e scrutare la perfida descrizione che il critico dava di un così pessimo voto. Poi arrivò la Guida del Gambero con la sua suddivisione fra cucina, cantina, servizio e ambiente per comporre però sempre il voto. E c’era già quel fastidioso Bonus a volte dato ad minchiam che innalzava alla magnificienza tavole che forse non si meritavano l’empireo, ma questa è un’altra storia… Guide come queste senza i voti non avrebbero avuto ragion d’essere. E la rossa Michelin: le sue forchettine e stelle non sono forse una forma di voto, sia pur schematico ? una stella fra 15 e 16/20, due fra 17 e 18/20, tre 19 e 20/20.

    Perchè negare a noi poveri blogger che (quasi) sempre paghiamo il conto al ristorante, pur ricevendo minime prebende, la soddisfazione di stilare una nostra piccola classifica in ventesimi, centesimi o millesimi ? siete davvero convinti che un voto dato da Cauzzi, Maffi o Caffarri possa davvero fare la differenza per un locale ? ma quanti sono fra gli avventori di un ristorante i lettori bloggaroli in percentuale ?

    P.S. Rimango dell’idea che comunque qualcuno dovrebbe “prenderli i voti” più che darli.. :-))))

  17. Secondo me la questione è malposta, scusami Maffi (perlomeno nell’accostamento critica gastronomica/critica cinematografica). Anche se concordo sull’esito “voto sì”

    Non si tratta di mi piace non mi piace il voto. Secondo me (molto democraticamente) i voti nelle recensioni gastronomiche sono necessari. Mi spiego…

    Quando leggo una critica cinematografica, la libertà d’espressione dell’articolista è pressoché sterminata. Le case di produzione sono dei colossi, le responsabilità di un film brutto divise tra produttore, regista, attori, sceneggiatore… I ristoranti, invece, sono piccole aziende, spesso a conduzione familiare. E’ ovvio che i toni, sia positivi sia negativi, debbano essere più abbottonati e discreti. Così spesso si rende necessaria la sintesi di un voto.

    Inoltre, a differenza del cinema, dell’arte o della musica, sul cibo come nel calcio, tutti si sentono in diritto se non di criticare almeno di esprimere la propria opinione. Fissare con un voto il giudizio dei critici, diventa un indispensabile strumento di sintesi.

  18. C’è stata non moltissimo tempo fa una telefonata tra me e Alberto Cauzzi in cui si parlava di questo argomento. Lui mi chiese: “E se un giorno togliessimo il voto?”
    Io d’istinto: “Ci semplificheremmo la vita in un modo incredibile”.
    Perché è più semplice fare a meno di quel numeretto, si può sfumare, si può stare un po’ a destra un po’ a sinistra, senza il voto non è necessario prendere una posizione precisa.
    Allora risposi di nuovo: “ No, ci ho ripensato. Il voto è un atto di coraggio. E’ una posizione chiara. Non importa se poi alcuni leggeranno solo quello. Non mi importa nemmeno dei contatti. Io vorrei che PG continuasse così, a rischio di essere fraintesi.”
    In sostanza la penso come Maffi. Nonostante non voglia capire che a me la Taverna del Capitano è piaciuta J (ma anche questi sono gli effetti dei voti.)
    Mi scaldo un pochino di più quando leggo commenti come quello del sig. Beneduce.
    Sarà perché sul “chi siamo” di PG può benissimo vedere il lavoro che facciamo nella vita di tutti i giorni, ma non è nemmeno tanto questo il punto. Lui dice: chi vi da il diritto di valutare questo o quel ristorante? Io dico: ce lo da il lettore, come sempre. Se uno scrive puttanate, o scrive in malafede, può continuare a farlo all’infinito ma prima o poi si troverà a farlo solo per se stesso. Le rece firmate servono a questo: se una persona non si fida del mio parere, semplicemente eviterà di perdere tempo a leggere le mie cose. Il paragone con la professione medica è non regge. Anche perché, come è già stato fatto notare, in ambito medico in caso di errore (vero o presunto non importa più a nessuno) scattano denunce, costi di avvocati e compagnia bella. Qui siamo proprio su altri regimi fortunatamente.
    C’è solo una cosa che noi siamo tenuti a mantenere sempre, a prescindere da tutto: il rispetto per chi lavora in quelle cucina, facendosi un paiolo tanto. In quale passo della nostra rece del Pescatore avrebbe ravvisato una mancanza di rispetto?
    Se non ricordo male su questo ristorante abbiamo scritto in sostanza che è un posto unico in Italia, dove accoglienza, servizio e ambiente meriterebbero 19 o 20/20. Ma il voto lo diamo alla cucina, e penso che il 16 alla cucina del Pescatore non sia reato di lesa maestà. E’ un punto di vista, che tra l’altro pare condividano anche molti addetti ai lavori.
    Si parlava di sintesi e ne ho uscito un papiro.
    Mannaggia a Maffi….;)

    1. CAZZUS , ROB , E’ LA PRIMA VOLTA CHE LEGGO UN COMMENTO COME QUESTO E CHE MI TROVO A CONDIVIDERE TUTTO, VIRGOLE COMPRESE .SARA’ GRAVE ?

      ti auguro una splendida cena per domani sera , e spero che tu possa condividere perfino quel 1/4 di voto :-))

      ps: so che sulla taverna del capitano non sei molto lontano dal mio parere. l’ho usato perche’ mi serviva una riga ad effetto e perche’ speravo di coinvolgerti. ti ringrazio di non essere stato permaloso. altri, usando un’altra riga, sono stati permalosi. pazienza.

      1. Minchia, come corrono le voci :)
        Comunque sarà un pranzo, e io parto predisposto molto positivo, con buone vibrazioni, come sempre d’altra parte! E spero proprio di poter condividere ;)

  19. Cerco la leggerezza almeno quando scrivo libero… Sono d’accordo con quanti la coltivano e consigliano… Certo che questa ricerca (come quella del santo gral) è per spiriti onesti e veri, non per canagliazze come noi spesso siamo, rotti a lazzi, allusioni e doppiosensi!
    Vogliamo la leggerezza!? E che leggerezza sia… Ma davvero :-D
    Ciao A

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