Serra della Contessa 2004 Etna Rosso DOC | Voto: 89/100


Giuseppe Benanti in vigna con i figli Antonio e Salvino

AZIENDA VINICOLA BENANTI

Uva: nerello mascalese, nerello cappuccio o mantellato
Fascia di prezzo: oltre 20 euro
Fermentazione e maturazione: legno

VISTA 5/5 – NASO 26/30 – PALATO 26/30 – NON OMOLOGAZIONE: 32/35

La coltura della vite in Sicilia affonda le proprie radici in tempi molto remoti. Sicuramente furono i Greci e i Fenici a divulgare la conoscenza di questa pianta nell’isola. Le fonti ufficiali ci dicono che i primi sbarcarono qui nell’VIII secolo a.C., mentre i secondi sostarono prima a Pantelleria nel VII secolo a.C., ove portarono dall’Egitto l’uva Zibibbo (dall’arabo “Zabib”, cioè uva passa), e poi colonizzarono tutta la Sicilia occidentale. Ai giorni nostri, la Sicilia ha intensificato la produzione vinicola, che viene unanimemente considerata tra le migliori al mondo. Questo perché può contare su un ventaglio di vitigni, autoctoni o alloctoni, di sicuro affidamento, su persone capaci e competenti e su aziende all’avanguardia.

I vigneti Benanti

Dopo l’exploit che ha interessato per anni la coltivazione del Nero d’Avola nella zona sud-occidentale dell’isola, da qualche tempo è il comprensorio nord-orientale che suscita maggior interesse ampelografico. Vale a dire il Messinese e, soprattutto, la regione etnea. A proposito di questo territorio, Ovidio nelle sue “Metamorfosi” (Libro V, 347-354) ci narra come sotto l’Etna si trovi imprigionato Tifeo, il Gigante dalle cento teste di drago vomitanti fuoco. Figlio di Gea e del Tartaro, scagliato laggiù dall’ira di Zeus, dopo che la madre lo aveva indotto a tentare di rovesciare il trono olimpico. L’Etna, appunto, il vulcano chiamato anche “Mongibello”, dall’arabo “Jabal Atma Siqilliyya” (montagna somma della Sicilia, o più semplicemente Mons Jebel). Una forza della natura che non può essere imprigionata e che, comunque, esprimendosi con frequenti eruttazioni, dona un humus perfettamente idoneo alla coltivazione della vite.

Giuseppe Benanti e i figli Antonio e Salvino

L’azienda vitivinicola Benanti di Viagrande (CT), che oggi è gestita da Giuseppe e dai suoi due figli Antonio e Salvino, è situata proprio ai piedi di questo vulcano più alto d’Europa e coltiva la vite già dalla fine del XIX secolo. Da alcuni anni, essa è diventata famosa in Italia e all’estero per una produzione vinicola qualitativa, competitiva e ricca di encomi. Giuseppe Benanti, discendente di una nobile stirpe di antica estrazione bolognese, nel 1988 riprende l’antica passione di famiglia, dando vita ad un’approfondita selezione dei terreni etnei altamente vocati alla viticoltura e alla ricerca di particolari cloni di vitigni autoctoni e di nuove tecniche enologiche.

Uno studio attento e scrupoloso durato cinque anni, che ha portato alla creazione di vini unici, specifici, biodiversi e dalla spiccata personalità. L’azienda Benanti, che si avvale del determinante contributo dell’ottimo enologo Salvo Foti, estende la propria competenza anche in altre realtà territoriali siciliane, come Pachino e Pantelleria, per la produzione dei tipici vini locali come il Nero d’Avola, il Moscato di Noto e il Passito di Pantelleria.

Le viti centenarie di Benanti

Ritornando al luogo d’origine etneo, bisogna dire che questa zona presenta un microclima particolarissimo ed unico in tutta l’isola. Questo terroir, infatti, risente della benefica influenza derivante dalla vicinanza del mare e del particolare tipo di terreno vulcanico. Inoltre, qui i vitigni sono quasi tutti centenari e a piedefranco, situati in altitudine fino ai mille metri, con ottima esposizione e segnati da forti escursioni termiche. Il vino che più di tutti ha dato lustro a questa maison è il superpremiato bianco “Pietramarina”, con uva Carricante che è tipica di questo territorio.

Ma un altro grandissimo vino territoriale è sicuramente il Serra della Contessa”, anch’esso pluripremiato e confezionato con uve locali: Nerello Mascalese, originario della piana di Mascali, e Nerello Cappuccio.

Il Serra della Contessa

La bottaia

Entrambi i vitigni sono allevati ad alberello nella zona di Monte Serra, che è il cono vulcanico posto alla quota più bassa nel versante est dell’Etna ad un’altezza di oltre 500 metri. Qui si pratica una viticoltura “eroica”, assai problematica e dispendiosa.  Il terreno è ovviamente vulcanico, sabbioso e ricchissimo di minerali. Le uve vengono vendemmiate a fine settembre e vinificate con una lunga macerazione in tini di rovere di 52 ettolitri. Dopo la malolattica, la maturazione avviene in barriques di rovere per oltre un anno, con successivo affinamento in bottiglia sempre di un anno.

I vini Benanti

La gradazione alcolica raggiunge i 13,5°. Il colore è rosso rubino brillante, con lampeggianti riflessi granata. I profumi che salgono al naso ricordano la ciliegia matura e poi liquirizia, more selvatiche, spezie e suggestioni mediterranee, carezzati da un lieve e leggiadro soffio floreale. In bocca il vino è equilibrato, di grande stoffa, elegantemente tannico, pieno, armonico, austero e di notevole persistenza, con una tensione gustativa intrisa da una mineralità intensa e profonda. Servire ad una temperatura intorno ai 18-20 ° C, in abbinamento a selvaggina, carni importanti, salse elaborate e formaggi stagionati. Può evolversi in bottiglia ancora per molti anni.

Questa scheda è  di Enrico Malgi

Sede a Viagrande (CT) – Via Garibaldi, 475 – Tel. 095/7893438 – Fax 095/7893677 – [email protected]www.vinicolabenanti.it – Enologo: Salvo Foti – Bottiglie prodotte: 180.000 – Ettari di proprietà: 70 – Vitigni: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, Syrah, Tannat, Petit Verdot, Carricante, Minnella, Zibibbo, Moscato di Noto, Chardonnay.

2 Commenti

  1. “Dalle Alpi alle piramidi…”, va bene così, o è troppo limitativo per te? Appost’ a Wikimalgi !!! Un consiglio, fermati in Sicilia, almeno per adesso, non so se ti conviene proseguire per l’Egitto, a meno che tu non decida di spacciarti per lo zio di…Vignadelmar!!! ;-)) Eroici abbracci

  2. Scusa Lello, sono statofuori tutto il giorno per un pranzo di lavoro. E devo dirti che, come al solito, tu ci azzecchi sempre (quasi quanto GM ed è tutto dire…). Dalla Sicilia , a dire il vero, non mi andava di transfugare, per seguire il tuo consiglio, ma impellenti ragioni professionali mi hanno imposto di spostarmi nell’altra grande isola mediterranea, con un passo gigantesco polifemiano, Poi leggerai… Abbracci.

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