Slow Food Abruzzo: ecco i nuovi Presìdi


Il GAL Gran Sasso Velino a sostegno di 6 nuovi Presìdi Slow Food

Il GAL Gran Sasso Velino, nell’ambito delle iniziative e dei progetti per lo sviluppo rurale e il miglioramento dell’ambiente e del paesaggio volti a incrementare lo sviluppo socio-economico delle comunità locali con particolare riferimento al benessere e al futuro dei giovani, ha concluso un accordo con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità per la realizzazione di sei nuo9vi Presìdi Slow Food.

Il GAL Gran Sasso Velino ha deciso di sostenere l’attivazione di tali presìdi utilizzando i fondi del PSR Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Asse 4 “Approccio Leader”.

I sei nuovi Presìdi, che vanno ad aggiungersi a quelli già esistenti – Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, Canestrato di Castel del Monte, Mortadella di Campotosto e Salsicciotto Frentano – sono la Patata Turchesa, il Fagiolo di Paganica, i Mieli dell’Appennino abruzzese, il Grano Solina della montagna abruzzese, la Salsiccia di fegato aquilano e l’Oliva Monicella.

Slow Food ha da tempo individuato questa modalità di recupero di prodotti e produttori importanti per le culture locali che ora è diventata promotrice di sviluppo locale e consta di 230 Presidi in Italia. I nuovi Presìdi conferiscono importanza e riconoscimento al lavoro dei produttori aquilani che verranno seguiti direttamente dalle Condotte Slow Food di L’Aquila e di Avezzano, entrambe neo costituite.

Il GAL Gran Sasso Velino ha riscontrato in questa collaborazione con Slow Food una perfetta sintonia per la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e del territorio.

I sei nuovi Presìdi Slow Food

Patata Turchesa

E’ tubero si caratterizza principalmente per la buccia di un bel colore viola intenso contenente una interessante quantità di sostanze antiossidanti presenti nella buccia, paragonabili a quelle del cavolo. Al suo interno mostra una pasta bianca ed un basso contenuto in acqua, la consistenza e la granulosità sono medie e tali caratteristiche la rendono adatta per diversi usi e cotture. Il progetto di recupero di questa varietà, ormai del tutto estinta, è stato condotto dall’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga già a partire dal 2001.

Fagiolo di Paganica

La specie di fagioli (Phaseolus vulgaris) coltivata a Paganica, Tempera, Onna, Bazzano e San Gregorio nel Comune di L’Aquila, ha dato origine a due varietà locali (ecotipi) che si differenziano fra loro per alcune caratteristiche morfologiche: il fagiolo a olio e il fagiolo a pane (a pisello), entrambi rampicanti. Il fagiolo a olio è di colore giallo-avana-nocciola mentre quello a pane è bianco latteo. L’area di produzione di questi legumi ricade nella conca del fiume Vera, le cui sorgenti sgorgano dalle falde del Gran Sasso. Le cause per cui oggi la produzione di questo legume è di molto inferiore alle richieste del mercato, è dovuto essenzialmente al fatto che di terreni idonei alla coltivazione ne siano rimasti ben pochi, se si considera che negli anni Settanta del secolo scorso il Nucleo Industriale di Paganica-Bazzano ne ha sottratto una buona fetta e il recente insediamento del piano C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecologici costruiti dopo il sisma 2009) ne ha occupati ancora svariati ettari, tutti terreni irrigui che erano quasi completamente dedicati alla coltura dei fagioli e dei cosiddetti “orti”.

Mieli dell’Appennino abruzzese

I mieli uniflorali della montagna appenninica abruzzese sono quello di Santoreggia (Satureja montana L. – Labiateae), di Sideretis (Sideritis syriaca L – Labiateae) e di Marrubio (Marrubium vulgare L. Labiatae) mentre i mieli millefiori di montagna sono invece quelli prodotti da apiari posti a quote superiori a 800 m. slm. Recenti studi condotti sull’Appennino abruzzese hanno infatti evidenziato come la particolare ricchezza in biodiversità naturale presente in regione, sia direttamente proporzionale all’altitudine montana. Così, dalle aree collinari a quelle oltre la quota di 800 m si assiste ad uno straordinario aumento di fioriture dei prati di montagna che si traduce nella produzione da parte delle api di mieli millefiori di montagna dai profumi e dai sentori particolari e tipici.

Grano Solina della montagna abruzzese

E’ una varietà di frumento tenero conservata in molte zone ad agricoltura marginale della regione Abruzzo dove trova la sua collocazione ottimale. In particolare, questo grano viene coltivato nelle aree montane a quote variabili dai 500-600 fino a 1300-1400 m sopra il livello del mare. Dal grano di Solina si ricava una farina poco tenace adatta alle lavorazioni manuali e che trova il suo impiego nella preparazione casalinga del pane, della pasta e di dolci tradizionali. Tuttavia, le caratteristiche tecnologiche della farina la rendono particolarmente adatta alla preparazione del pane.

Salsiccia di fegato aquilano

E’ un insaccato prodotto prevalentemente con fegato, cuore e polmone di maiale e con l’aggiunta di un po’ di carne e grasso di suino, di sale e di peperoncino. Come per la salsiccia di carne, per l’insaccamento si utilizzano budelli naturali. Nella tradizione si distinguono due tipologie diverse di salsiccia di fegato: quella classica, che rispecchia la forza e la durezza della montagna abruzzese, prevede solo l’uso delle spezie classiche quali il peperoncino; nella salsiccia di fegato dolce invece viene aggiunto il miele a ingentilirne il sapore.

Oliva Monicella

E’ la varietà d’olivo tipica ed esclusiva della Valle Roveto, in Abruzzo. Passeggiando lungo la Valle, è possibile osservare come questa varietà caratterizzi il territorio essendo presente sia come pianta secolare di grossa mole, che in forma giovanile nei nuovi impianti. Tale varietà rappresenta una tipicità da tutelare e valorizzare per l’intero settore olivicolo della Valle Roveto. Olio caratterizzato da colore oro con riflessi verdi, mediamente fruttato, con aroma leggero di mandorla fresca e note amare di carciofo. Al gusto appare leggermente piccante con retrogusto amaro. Olio con buona fluidità e piacevole sensazione tattile gustativa. Alto il contenuto di sostanze fenoliche ed antiossidanti.

Bruno Petrei, Presidente del GAL Gran Sasso Velino, spiega:«La collaborazione tra il GAL, Slow Food Abruzzo e la Fondazione Slow Food per la Biodiversità ha dato degli importanti risultati. L’obiettivo di valorizzare alcuni prodotti, custodi del ricchissimo patrimonio di biodiversità agricola e zootecnica, e alcune lavorazioni tradizionali a rischio di scomparsa, attraverso il progetto dei Presìdi Slow Food, rende l’attività del GAL sempre più rivolta al territorio e vicina ai piccoli produttori».

Eliodoro d’Orazio, Presidente Slow Food Abruzzo e Molise, sottolinea: «I Presìdi Slow Food hanno contribuito e contribuiscono a salvare numerose varietà di ortaggi e frutta, razze autoctone, formaggi, pani, salumi, dolci, che rischiavano o rischiano l’estinzione. Hanno aiutato centinaia di piccoli produttori a proseguire la propria attività, favorendo il contatto tra consumatori interessati alla qualità e disponibili a pagare un prezzo equo e remunerativo per tutti; hanno contribuito a dimostrare che un’altra agricoltura e un’altra produzione alimentare sono possibili. In Abruzzo (e Molise) ci sono molti prodotti che possono essere salvati, in parte già selezionati, e il nostro impegno futuro andrà nella direzione di trovare i fondi necessari per l’attivazione di tale progetto per continuare il lavoro di recupero della nostra ricca biodiversità locale.»

«I Presìdi Slow Food sono nati per tutelare i piccoli produttori e per salvare i prodotti artigianali di qualità» dichiara Silvia de Paulis, responsabile regionale Presìdi Slow Food Abruzzo e Molise. «Grazie al GAL Gran Sasso Velino che ha creduto in questo progetto, alla mobilitazione di tutta la rete Slow Food locale, regionale e nazionale, la nascita di 6 nuovi Presìdi può contribuire al miglioramento delle tecniche di produzione, alla formazione dei produttori e al potenziamento del mercato, locale e internazionale, dei prodotti. Ciascun Presìdio è normato da un apposito Disciplinare di Produzione. Per ottenere il contrassegno “Presidio Slow Food” è necessario che i produttori del Presidio abbiano sottoscritto il disciplinare e siano riuniti in un’associazione»

 

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