Stefano Bonilli è morto, addio al fondatore del Gambero Rosso: maestro, amico e uomo


Stefano Bonilli

Oggi sul Mattino abbiamo dedicato una pagina a Stefano Bonilli

E’ morto Stefano Bonilli. Colpito da un infarto qualche ora fa, è andato via di colpo, lasciando in sospeso mille e uno progetti, tra cui la due giorni di Bologna nella quale sognava di organizzare una sorta di Stati Generali della critica gastronomica italiana.

Lascia la vita a soli 69 anni, tutti spesi bene e intensamente.

Figlio di una generazione che ha fatto del politico anche la vita privata, una generazione, figlia del benessere ma con la memoria della fame, nata subito dopo la guerra, che ha messo in discussione i pilastri stessi della propria educazione sognando un mondo migliore per tutti.

Quando Stefano Bonilli, giornalista del Manifesto, ha smesso di credere che questa utopia fosse possibile ha continuato a sognare, a guardare avanti, a creare.

Lui è stato fondamentalmente un grande creativo. Dal quotidiano Il Manifesto creò la costola gastronomica, il Gambero Rosso, un nome che ancora oggi è sinonimo di qualità, forte in Italia e nel mondo.

La rivista, la guida dei ristoranti, quella dei vini. E poi ancora la Tv, la Città del Gusto.
E mentre stava all’apice del potere, quando poteva godersi in santa pace una rendita di posizione che nessuno gli avrebbe mai potuto contestare, l’enorme capacità di rimettersi in gioco nel 2.0 fondando il primo blog gastronomico, Papero Giallo, esattamente dieci anni fa.

Erano tempi in cui persino alcuni colleghi della mia generazione, di dieci anni più giovani, si piccavano con punta di analfabetico snobismo di non sapere nulla di internet e di Facebook proclamando il loro inutile amore per una carta nella quale non sapevano più mettere contenuti.

Stefano Bonilli

Ed è in questo periodo  che l’ho conosciuto diventando lui per me un punto di riferimento psicologico. Ogni qualvolta che mi incazzavo per le storture del 2.0, sul navigare sempre in superficie, sulla incapacità di costruire una memoria che vada oltre le 24 ore di una pagina Facebook, per gli attacchi anonimi e le accuse meschine, pensavo a lui, il Grande Vecchio della critica gastronomica, impegnato a discutere sempre di tutto e con tutti in un esercizio maieutico incessante che in una società schiava dell’algoritmo poteva sembrare solo una inutile perdita di tempo.

Stefano Bonilli e Marco Bolasco

E invece il culto della memoria e la vocazione pedagogica non lo hanno mai abbandonato: sarà un luogo comune, ma libero dal ruolo di direttore, ha continuato a scoprire talenti anche dopo Marco Bolasco, a dare fiducia ai giovani ascoltandoli con fare brusco e burbero ma mai ponendosi su un altare di superiorità per quello che aveva fatto. Ed è proprio questo quello che io ho imparato seguendolo in rete, dove la tua reputazione non dipende solo da chi sei, ma da come ti poni e comunichi senza barriere.

Ed è questo l’incredibile insegnamento che ci lascia. Incredibile in un Paese dove la prima simbologia che il potere assume è la distanza, il distacco.
Viene meno una delle poche persone che aveva ancora l’ambizione di leggere tutto il reale e non solo una parte, di provare a governarlo, indirizzarlo, rifiutando di credere che la reificazione sia uno statu quo dal quale non si può prescindere.

Enzo Vizzari e Stefano Bonilli, Firenze ottobre 2012

In questa direzione andava il suo sforzo previsto a Bologna il 20 e il 21 settembre prossimi: un ultimo tentativo di fare prendere il treno internazionale alla critica italiana, inserirla in un contesto dove a decidere, nel vino come nel cibo, sono sempre più spesso testate e critici formati lì dove oggi c’è il grande mercato. Una riflessione che ci aveva trasmesso in un pomeriggio primaverile con Maurizio Cortese e Antonio Scuteri.

Non è stato una persona facile, ha anche diviso molto. Odio e amore. La rottura con il Gambero è stata profonda e dolorosa.
Capita sempre a chi fa senza preoccuparsi troppo di costruire sempre e comunque consenso. In una Italia dove è sempre più importante non sbagliare, lui amava l’errore perché segno di intelligenza e di autonomia del pensiero.
Da stasera Stefano Bonilli è morto e siamo tutti un po’ più soli.
Senza questo padano passionale e irruento che tanto ha amato Roma e il Sud.

In segno di rispetto per Marinella e di dolore personale per questa scomparsa terribile, questo blog sospende le pubblicazioni per osservare un giorno di lutto.

Qui una bellissima intervista di Stefano Bonilli che ha rilasciato alla collega Francesca Arcuri che diventa una sorta di testamento pubblicata qualche giono fa

24 Commenti

  1. Non ci credo, stavo per spegnere il pc e sono incappata in questa notizia impossibile, io che vivo letteralmente “di fronte” a Stefano (via dei Giubbonari…) ma non lo vedo così spesso come sarebbe normale, ma lui è (non riesco a dire “era”) un viaggiatore indefesso….cittadino del mondo. Ricordo un viaggio di lavoro con lui e Carlo Petrini oltre 10 anni fa in Cile, forse il momento in cui abbiamo speso più ore insieme, o la volta in cui (abitavo a Milano) m’invitò a Roma a vedere la Città del Gusto quando ancora era un cantiere. Mangiammo anche con Daniele Cernilli in quel ristorante che ancora oggi si chiama “La Regola” e poi via, a visitare quella che sarebbe diventata la futura “cittadella del gusto”.
    Non so, datemi un o’ di tempo per abituarmi all’idea, ora è troppo presto.

  2. Come quasi tutti ti ho amato ed odiato, soprattutto ti ho sempre rispettato. Come spesso accade i nostri rapporti sono migliorati quando sei diventato meno “potente” perché io i “potenti” non li ho mai sopportati. Che la terra ti sia lieve caro innovatore.

  3. Lo sempre visto, lo vedevo in via dei Giubbonari, poi ho avuto il piacere di conoscere il Direttore Bonilli qualche mese fà, la positività del incontro la ricordo ancora adesso.
    Posso solo dire di aver letto con grande interesse ogni suo intervento e ogni suo scritto soprattutto nella Gazzetta Gastronomica. Mi piace la chiusura di quest’articolo, probabilmente l’ultimo http://www.gazzettagastronomica.it/2014/chi-se-ne-frega-dellamatriciana/ “Che voto può dare a tutto questo il verboso critico gastronomico che analizza nella vita gli spaghetti scotti e non coglie la bellezza dell’attimo fuggente.” questo è tutto, veramente.

  4. Che riposi in pace, magari organizzando eventi enogastromici anche nell’aldilà. Che la terra ti sia lieve!

  5. Ho avuto il piacere di conoscere Stefano Bonilli e di poter essere seduto accanto a lui in un laboratorio a LSDM 2013. Ascoltavo in silenzio i suoi commenti e li trovavo tutti arguti e pertinenti. Dopo qualche scambio. Arricchente, professionale, culturalmente elevato.
    Prima lo conoscevo come fondatore del Gambero Rosso e del Blog Papero Giallo prima e poi su Gazzetta Gastronomica dove lo leggevo sempre con piacere.
    Apro stamane il Blog di Luciano Pignataro e leggo della sua scomparsa.
    Mi spiace e tanto. Contavo di sedermi ancora qualche volta accanto a lui e poter ascoltare in silenzio come deve fare un allievo con il Maestro.
    Ora solo silenzio.
    R.I.P.

  6. Mi associo al dolore per la perdita di un così grande uomo. Condoglianze alla famiglia.

  7. Leggevo sempre tutti i suoi articoli. E qualche volta mi capitava di arrabbiarmi quando li interpretavo come sermoni. Oggi mi sento orfana del suo mestiere di scrivere, della sua lettura del mondo. Visionaria e politica.

  8. Un pensiero affettuoso ad un grande uomo. L’ho sempre letto con grande rispetto.

    Condoglianze ai suoi cari.

  9. Addio Gambero Rosso l’intrigante,l’orso il visionario Ciao Stefano l’idea gastronomica… in tanti ti copiano e hanno piu fortuna, L’idea Gambero Rosso geniale ma mai finita …purtroppo

  10. Un dolore immenso per una persona sempre corretta.
    Grazie a Te, che hai creduto in me come calligrafo, ho avuto il piacere di scrivere a mano per il Gambero Rosso migliaia di diplomi, per le eccellenze gastronomiche e vinicole d’Italia, che ancora li espongono fieri.
    Dopo di te, la freddezza del computer.

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