Stefano Ferrara e il fuoripista di Gazzetta Gastronomica


Stefano Ferrara

Un giorno un blogger-editore telefonò ad un imprenditore della pasta che non aveva voluto fare pubblicità dicendogli: “Sai, ho provato i tuoi paccheri e non hanno retto la cottura l'altra sera. Eravamo in parecchi. Che faccio lo scrivo?”

Ecco, quando sono questi soggetti a scrivere, essere attaccati è solo una medaglia di qualità, come ho avuto modo di dire ad alcuni amici vittime di questi atteggiamenti. Di converso, dietro un suo elogio ci sono spesso 500 euro, magari versati in nero.

Tutto questo per dire che quando invece a porsi male in rete è un sito come Gazzetta Gastronomica, diretto da quello che consideriamo uno dei fondatori della critica gastronomica italiana e scritto da persone che stimiamo, la cosa fa molto più male e può fare seri danni alla credibilità della rete.

Su Gazzetta è apparso un articolo in cui si insinua che Stefano Ferrara, artigiano di tradizione dei forni alla napoletana che è la prima condizione per avere una buona pizza, è ai box per riparazioni. Un gioco sul nome Ferrara-Ferrari ben riuscito. La sostanza sarebbe che gli ultimi forni da lui costruiti hanno la base che si spacca.

A parte la singolarità del tema, come pure la pessima abitudine di usare lo pseudonimo Macrobio, l'aspetto più incredibile è che questo articolo riporta una versione tecnica senza interpellare né i pizzaioli citati e né il diretto interessato. Prassi che, sappiamo, è l'abc del giornalismo.

Si potrà obiettare che la finalità di un post sarebbe quello di far discutere, ma questa deriva dissaporiana che già aveva fatto capolino con l'articolo di Cervigni su Eataly (qui però c'è la faccia di chi sostiene le tesi) non è proprio nello stile di Gazzetta che invece invoca serietà e verifica di quello che si scrive.

Dunque, non solo Stefano Ferrara ha smentito la tesi, ma anche i citati e presunti danneggiati (Fratelli Salvo, Franco Pepe e Pasqualino Rossi) sono intervenuti a difesa di chi gli avrebbe procurato un serio problema. E persino uno dei fondatori di Gazzetta, Maurizio Cortese, è intervenuto piccato.

E allora? C'è qualcosa che non quadra in questo articolo. Si può dar corpo ai pettegolezzi sino a questo punto?
Ma perché in Italia è così difficile essere terzi rispetto alle persone di cui si scrive?

3 Commenti

  1. Manca il commento del comune amico “convitato di pietra” che tutti citano, ma senza mai chiamarlo per nome.

  2. Non è la prima volta, ricordo a Natale scorso, a firma gazzetta gastrinomica – poi corretto, almeno quello – un post pregiudizievole e con la puzza sotto il naso che criticammo in parecchi e per il quale – guarda caso – solo Cortese si scusò…

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