Syrah 2005 AOG Halana e Syrah Nadir 2004 Sicilia igt Rapitalà


Marocco e Sicilia a confronto
Ne ho provati due. Insomma capita a tutti di avere slanci di curiosità, quindi vi prego, non biasimatemi. Sembrava una serata normale e poi è successo.
Ho aperto due bottiglie di Syrah. Cominciamo con la ricostruzione dei fatti partendo dalla prima bottiglia. La casa vitivinicola è Halana. Mai sentita prima? E’ una cantina del Marocco, più precisamente sorge tra il monte Zerhoun e la catena montuosa Atlas (Atlante). E’ romantica a e fiabesca la scelta del simbolo in etichetta: una gazzella. Anzi, no, non una comune gazzella ma “la gazzella dagli occhi d’oro”, che, come narra la favola, realizza e protegge i sogni.
Mi ha colpito, non conoscendo la cantina, la bella mostra, sul fronte della bottiglia, di un’etichetta che dice che proprio questo Syrah 2005 è medaglia d’argento al concorso mondiale di Bruxelles nel 2006. Va bene, non serve altro per convincermi a comprarla, anche se il prezzo rallegra la scelta: 4,10 euro. Il colore è molto accattivante. Un rosso intenso, luminoso, carico, intrigante. Al naso è subito piacevole. Non è complesso ma si ritrovano i piccoli frutti rossi e le spezie, un po’ di vaniglia. Trovo la cannella. Dei fiori colgo il gelsomino. Tutto un po’ sottile ma estremamente equilibrato. Al palato è vellutato, morbido, scivola elegante al tatto, anche se, di quei profumi prima scoperti, non trovo una grande corrispondenza. Ho come l’impressione che questo vino mi voglia accontentare. Che sia un po’ accondiscendente, anche se decisamente molto piacevole, di facile beva, gradevole, equilibrato. Non posso assolutamente dirmi delusa, ma forse, mi aspettavo un po’ più di Marocco e un po’ meno di “tutto il mondo mi vuole bene”.
Passo all’altro Syrah. Questa volta siamo in Italia ed è un superstite della cantina di casa. E’ un Nadir Syrah 2004 della tenuta Rapitalà. La cantina, fondata da Hugues Bernard conte de la Gatinais, ed ora diretta dal figlio Laurent, si trova nel territorio di Camporeale (PA) . Una strana coincidenza crea un legame con la bottiglia precedente: Rapitalà, nome riferito al torrente che scorre attraverso i vigneti, viene dall’arabo Rabidh-allah cioè fiume di Allah. Trovato un argomento di conversazione tra le due bottiglie per farle convivere a loro agio mi dedico alla degustazione . Che bel colore! Fitto, rosso scuro, brillante decisamente vivo . Al primo olfatto è ancora un po’chiuso, così aspetto un po’che respiri nel bicchiere. Si apre piano . I piccoli frutti rossi polposi e una nota floreale leggera leggera spiegano il bicchiere. Il cuoio subito travolge il naso. Le tipiche spezie sono presenti, gradevoli, ma non predominanti. Al palato un bel tannino ancora presente rende il bicchiere agile, godibile, croccante . Percepisco leggero il pepe nero. Molto stuzzicante. Note alcoliche di frutta sottospirito seguono. La persistenza è buona. Non mi dispiace per niente. Trovo che abbia una sua personalità e non è poco.
Questi due vini li ho abbinati ad un piatto di cous cous condito con frutta secca come pinoli, pistacchi, mandorle pomodori secchi albicocche e un trito segreto di spezie e menta, che almeno stavolta non svelerò. E’ una mia specialità, lasciatemene vantare ancora per un po’!
Questa Scheda è di Sara Marte
www.rapitala.it

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