Taurasi 1992 docg Salvatore Molettieri, la prima volta con Marc De Grazia


Taurasi 1992 Molettieri

Taurasi 1992 Molettieri

La 1992 non è stata una grande annata, ma è stata una grande annata. Ossia, non memorabile dal punto di vista della qualità della frutta, niente di paragonabile alla 1990 e alla 1993, ma assolutamente significativa per il Taurasi di Salvatore Molettieri perché fu la sua prima bottiglia a sbarcare negli Stati Uniti dopo l’incontro con Marc De Grazia.

Salvatore ha festeggiato i vent’anni di collaborazione con la persona che gli ha cambiato la vita. Il Taurasi all’epoca era davvero poco conosciuto e imperversava negli States la moda dei vinoni a base di Cabernet, Merlot, Zinfandel e Pinot Nero.  L’arrivo di un rosso muscoloso, potente, che Marc volle ancora un po’ più concentrato rispetto ai precedenti ha fatto la fortuna di Molettieri.

Marc De Grazia e Salvatore Molettieri

Marc De Grazia e Salvatore Molettieri

La festa, ricca di emozione e di ricordi, si è celebrata in una trattoria semplice semplice, Il Ponte di Sommacampagna dove un grandissimo capretto in umido ha fatto da corollario ad una serie di Taurasi indimenticabili (2010-2009-2007-2005) provati dagli importatori e pochissimi giornalisti, quelli che Salvatore considera di famiglia: oltre me c’erano Maurizio Valeriani e Marco Oreggia.

Una quarantina di  persone in una serata semplice, cordiale, conslusa con una bottiglia 1992 che ha rivelato le difficoltà dell’annata attraverso un frutto non pienamente espresso. Un vino ottenuto da piante ancora a raggiera, alla vecchia maniera taurasina, ma ancora pienamente pimpantente, energico, fresco, lungo e con la chiusura amarognola tipica.

“Voi in Campania non vi rendete conto fino in fondo – ha detto De Grazia – che siete una regione unica perché avete gioia nei vostri vini. Nessuna regione può vantare la vostra ricchezza di varietà: biancolella, piedirosso, Gragnano, Falanghina”.

Un commento

  1. Verrebbe da commentare”per Grazia ricevuta”per quanto ha fatto questo importatore sopratutto per l’Irpinia.Aglianico e Taurasi sono e rimangono il primo amore,col solo rammarico che dopo tanti anni ancora non si é arrivati alla quadratura del cerchio.Stili e interpretazioni che cambiano a seconda delle mode e gusti dei consumatori senza mai giungere,nonostante le grandi potenzialità che tanti riconoscono al vitigno,alla vera eccellenza.Nati democristiani e allattati dal vino del contadino speriamo di non morire prima che il nostro vino principe arrivi sulle vette più alte del mondo enoico.FM.

I commenti sono chiusi.