Taurasi 1997 riserva docg Di Meo Voto |Voto 88/100


Roberto Di Meo

DI MEO

Uva: aglianico
Fermentazione e maturazione: legno
Fascia di prezzo: sui 40 euro al ristorante

Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 25/30. Non Omologazione: 33/35

Ci sono grandi degustatori di rossi in Italia, ma quello di cui più mi fido, a dispetto del suo caratteraccio o forse proprio per questo, è Franco Ziliani. La sua propensione fisica ed emotiva al Barolo non ha radici regionali, come quella di tanti colleghi che comunque vada hanno il compasso piantato nelle Langhe sin dalla nascita. Lui ci è arrivato sul filo della esperienza, e lo usa come tema di paragone avendolo acquisito e metabolizzato. Infine, last but not least, è anche giornalista e riesce dunque a dare un inquadramento umanistico alla bottiglia, contesto dal quale molti esami autoptici dei vini ormai prescindono precipitando il lettore nella noia.

Ecco perché gli metto sempre sotto il naso il maggior numero di Taurasi possibile. La sua schiettezza di giudizio è un metro di misura preciso prima di decidere se essere o meno d’accordo con lui.
Il Taurasi 1997 di Di Meo che abbiamo provato all’Oasis di Vallesaccarda, uno degli archivi pubblici della viticoltura irpina insieme a Zi Pasqualina Valleverde, lo ha stupito e gli è piaciuto tantissimo.
Potremmo chiuderla qui, se non fosse che mi ritrovo sotto questa schedina appena accennata nel 2004, il blog aveva aperto da pochissimi giorni, era un sito senza commenti e molto statico. Bene, questo è stato uno dei primi vini segnalati a chi aveva iniziato a seguirmi.
Il motivo non è difficile da capire. Roberto Di Meo è uno che lavora molto seriamente il Taurasi, esce solo con la riserva e nelle annate che veramente strillano: pensate, lui è alla 2004. La 1997 ha in genere subito una stasi evolutiva che non riesco a decifrare fino in fondo: alla fine ha cacciato più ciccia del previsto e ha segnato più di ogni altra, proprio insieme alla 1998, l’idealtipo weberiano che tutti noi abbiamo quando usiamo l’espressione, un po’ spregiativa, “vino anni ’90”.
Il ’97 di Roberto si è nettamente smarcato da questa direzione, sempre di più nel corso degli anni è stato capace di rimandare alla mente l’atmosfera autunnale taurasina, con la cenere delle foglie cadute, le conserve di amarena, le note agrumate ben evolute, i sentori di tabacco, note terrose e di sottobosco. Il vino in questo momento ha la maturità fisica di un uomo con la stessa età: 14 anni. Il vero e proprio sviluppo fisico è alle porte, siamo pronti ad accoglierlo e a seguirlo.
Già, perché questo rosso vivrà almeno quanto un uomo.

Scheda del 24 gennaio 2004. Roberto Di Meo ha lavorato con passione a questo rosso per smentire la fama di “bianchista” che lo accompagna sin da quando lanciò il suo fiano aziendale con al sorella Erminia. Questo Taurasi è potente ma elegante, sicuramente complesso al naso, di buona struttura, lungo in bocca e noi lo abbiniamo ad un bel pecorino di Carmasciano, introvabile ma buonissimo. C’è sicuramente uno slancio verso la concentrazione, ma in questo caso l’Aglianico conserva tutta la sua capacità di conservare la tipicità, la discrezione di Roberto.

Sede a Salza Irpina, Contrada Coccovoni. Tel. 0825.981419. Sito: www.dimeo.it. Enologo: Roberto Di Meo. Ettari: 25 di proprietà. Bottiglie prodotte: 500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, Greco di Tufo, coda di volpe e falanghina.

8 Commenti

  1. m…..a Luciano, mi fai arrossire…
    Grazie! Ho scritto anch’io un articolo su questo ottimo Taurasi, che pubblicherò nei primi giorni della prossima settimana su Vino al vino

  2. Luciano, la seguo da qualche tempo e ho apprezzato alcuni dei suoi collaboratori ma credo che lei abbia preso un grosso grachio con Ziliani di cui invece ho potuto leggere le epiche “gesta” degustative da anni . Ziliani non distingue “a” da “z”. mi scusi per l’intervento ma penso che dire che ziliani è il miglior degustatore di rossi in Italia è uno scivolone enorme, verso uno che è risucito a parlar bene di Banfi 2005 (ma anche altri vini più che discutibili in Piemonte) come sanno i produttori di vino e come io ho letto due mesi fa stimolato dalla lettura di un altro blog. E siccome è qualche giorni che è morto Arrigoni (e ora ci sono ancora meno spazi sui quotidiani e non solo sui blog) , mi viene una tristezza a pensare a una ipotetica comparazione fra questo e quello. Poi a ognuno i suoi erori, capisco pure che organizzate un festival insieme (e mi domando se questo non sia un conflitto di interesse) e mi scuso ancora per l’intervento. Le faccio comunque i complimenti per il sito.

    1. Leggo solo ora il suo commento. Anzitutto non capisco perché posta qui qualcosa che riguarda Ziliani e non sul suo blog. Potrebbe riconoscere il suo IP visto che preferisce l’anonimato.
      Assolutamente inappropriato e di pessimo gusto il paragone con Francesco Arrigoni, che Franco conosceva benissimo e con il quale aveva consuetudine.
      Quanto al giudizio, ognuno ha il suo e tale rimane. Per quanto mi riguarda non posso che confermare il mio

  3. Se il mio nome sembra anonimo mi dispiace. Scrivo qua perche’ qua lei, Pignataro, ha nominato ziliani come il migliore degustatore di rossi italiani, questo mi ha sorpreso. e poi perche’ è suo compare nella manifestazione in sud italia, l’ho trogato di cattivo gusto insomma. questo sì è di cattivo gusto no? Scempiaggini, come Banfi 2005 buono perchè ha comprato le uve di palmucci, non le dico io, ma Ziliani. Così è successo col caso di Fattoria de Barbi e Zonin, per cui meglio stendere un velo pietoso. Io penso che quando uno va ascrivere in giro deve poi rispondere di quello che dice oltre che di quello che fa (come le consulenze ai produttori che sono conflitto di interessi). Io da lettore del suo blog mi stupisco e chiedo spiegazioni….. cè qualcosa di male? evidentemente si

    1. La miseria di alcune argomentazioni sui post non finirà mai di stupirmi, poi però mi rendo conto che si legge ciò che prima era passa parola e alla fine bisogna farci i conti
      Che io possa aver fatto un complimento a Ziliani perché insieme contribuiamo ad una manifestazione in Puglia è talmente risibile se non fosse triste per il fatto che solo uno che ragiona e agisce così può pensare e scrivere certe cose.
      Quanto al resto, lascio giudicare a chi degusta con Franco.

  4. scusa thomas, ma sei di una intransigenza fanciullesca; io non so come era il banfi 2005 (ziliani ha fatto e fa una “lotta” contro i brunelliani che vorrebbero attingere -in pratica attingono- a più vitigni e quindi banfi non gli può stare simpatico); non so se ziliani sia il più grande degustatore di rossi in italia; però se ziliani facesse una consulenza (non tecnica,credo, ma organolettica) ad un produttore,che ci sarebbe di male? Se un produttore si fida di quello che gli dice ziliani, che c’è di male? Dove è il problema?
    Il problema ci sarebbe se un giornalista si facesse comprare da un produttore per dire che il suo vino è buono ( quando in realtà il giornalista pensa esattamente il contrario).
    Il conflitto di interessi è un’altra cosa e appartiene ad altre persone (vedi cavalieri dei miei stivali contro cui noi tutti dovremmo fare qualcosa).

    Ciao…ma chi è Palmucci?

    1. Esatto Busiello
      Si parla di conflitti di interesse nelle guide, ma sarebbe ora di iniziare a fare le pulci a quanti scrivono sul web di riffa o di raffa. Scopriremmo in molto casi di persone che scrivono (bene) dei vini che vendono o con le cui cantine hanno rapporti di lavoro e che criticano chi magari ha fatto altre sclete commerciali.
      Tutto è sempre molto lecito, intendiamoci. Ma è scorretto non dirlo con chiarezza ai lettori.
      Quanto a Thomas, ha chiaramente problemi personali con Ziliani

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