Telaro, sei fratelli per un bel Galluccio


Non c’è solo acqua minerale dalle parti di Roccamonfina ma, per fortuna, anche dell’ottimo vino di cui quest’anno non c’è traccia nelle guide del Gambero Rosso e dei Sommeliers. Parliamo dell’Ara Mundi, un Aglianico in purezza affinato per circa 15 mesi nelle barriques della Telaro (via Starza, Galluccio tel.0823 925841). La bevuta vale la gita o viceversa? A voi il giudizio dopo aver visitato gli 85 ettari dell’azienda condotta dai sei fratelli (cinque maschietti e una femminuccia) riuniti nella cooperativa Lavoro e Salute. Un abbinamento certamente opinabile, ma, tranquilli, lo star bene è legato al fatto che i 35 ettari a vigneto sono biologici, con tanto di certificazione Aiab.
La cantina, su tre piani, è in fase di ultimazione, il taglio del nastro è previsto a marzo. Da tempo, invece, funziona il ristorante con 90 coperti e l’agriturismo in grado di ospitare 24 persone. Ne vale la pena perché una sosta da queste parti consente di esplorare a fondo questa zona ancora fuori dai circuiti tradizionali, al confine tra Campania e Lazio, dove sorgono alcune delle più interessanti realtà vitivinicole (Fontana Galardi, Prattico, Villa Matilde tanto per citare le più vicine e conosciute) e dove sono in piena ascesa almeno due ristoranti di «chiara fame»: il Vairo del Volturno a Vairano Patenora (tel. 0823 643018) e la Caveja a Pietravairano (tel. 0823 984824).
Siamo nel cuore dell’ultima doc campana, Galluccio, dove la coltivazione della vite conobbe il periodo aureo nel 1600, quando la famiglia Velluti di Firenze acquistò il feudo. Qui il duca Velluti-Zati produceva il Vin Santo che piazzava in Toscana come prodotto tipico locale speculando e arricchendosi a più non posso. Partendo da questa tradizione, per la verità sinora sepolta nei libri e in una testimonianza di Veronelli, i fratelli Telaro pensano di lancia l’Aleatico di Galluccio. Vedremo.
Intanto, di concreto, oltre all’Ara Mundi riserva 1997, c’è sicuramente l’Aglianico del 1998 e del 1999 (qui il passaggio in barriques è ridotto a sei mesi) e una Falanghina vendemmia tardiva ipervenduta a Roma. A cavallo tra la capitale papalina e quella borbonica, i produttori della zona possono giocare su due grandi mercati. Peccato che le guide non ci credano. Ma in fondo è meglio così: vuole dire che qualche buon affare è ancora possibile mentre l’enoturista può coltivare il gusto della scoperta.