Terra di Lavoro 2012 Galardi


Terra di Lavoro 2012 Galardi

di Enrico Malgi

L’etichetta dice così: Terra di Lavoro Campania Igp 2012 Galardi. Blend di Aglianico all’80% e saldo di Piedirosso, vitigni allevati a 450 metri di altezza. Vendemmia a metà ottobre. Fermentazione in serbatoi di acciaio. Maturazione in barriques di rovere francese di media tostatura per un anno e poi il vino viene elevato in vetro per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale intorno ai 50,00 euro.

Com’è il colore nel bicchiere? Rubino carico scintillante. E la seconda sequenza sensoriale, cioè l’aspetto olfattivo? Ottima direi, ricca, intensa e complessa, perché esplora uno spettro aromatico che coinvolge vermiglie ciliegie e polpose prugne, insieme ad effluvi di piccole drupe del sottobosco. E cos’altro? Credenziali floreali, effluvi speziati e costumanze terziarie. Approccio palatale subito profondo, ammaliante, aristocratico, materico, temperamentale, balsamico, austero, strutturato, temprato, tonico e rotondo, tanto per mettere le cose a posto. Il sorso scorre in bocca bello fluido, fresco, morbido, elegante e goloso, pur rimanendo fedele alla sua allure imponente, superba, compatta e carnosa. Tannini gentili, solleticanti ed affusolati, che alimentano una lodevole grazia espressiva. Serbevolezza ancora integra. Allungo finale mastodontico. Con che lo abbiniamo? Su un bel cosciotto di agnello con patate al forno direi e poi se volete anche con un pregiato formaggio pecorino stagionato. In ogni caso sarà un successo, vedrete, perché siamo al cospetto di uno dei migliori vini rossi italiani e, senza esagerare, anche del mondo esaltato e legittimato anche dalla stampa specializzata americana che fa tendenza.

Terra di Lavoro Campania Igp 2012 Galardi

Terra di Lavoro Campania Igp 2012 Galardi

Report 24 dicembre 2014. Incredibile ma vero, ci sono ancora serate capaci di farti emozionare dopo venti anni di scrittura. Come quella passata insieme a Riccardo Cotarella e Luigi Moio a Magliano Sabina per la degustazione di bianchi campani organizzata dall’Assoenoogi Lazio Umbria.
Poi una cena alla Pergola, con affettati, una amatriciana e pollo. E dunque due rossi, il Montiano e il Terra di Lavoro, la sintesi dell’impegno di Riccardo con i vitigni internazionali e quelli autoctoni campani.
Il Terra di Lavoro 2012 è uno dei grandi vini che hanno fatto la storia della Campania negli anni ’90 insieme al Montevetrano. Le annate che vanno dal 1994 ad oggi hanno visto un crescendo costante nell’attenzione degli esperti e del pubblico. Ai primi entusiastici giudizi dei maggiori esperti americani, Robert Parker, Daniel Thomases, James Suckling e Stephen Tanzer, si sono aggiunti quelli dei più autorevoli critici internazionali. In ambito nazionale particolare soddisfazione hanno suscitato i lusinghieri riconoscimenti delle guide italiane.
Fino a Luigi Veronelli che ha più volte classificato il Terra di Lavoro miglior vino italiano in assoluto. Galardi è rimasta fedele, ormai siamo quasi a celebrare i vent’anni, alla sua impostazione, un solo rosso e l’olio. Si tratta di un vino che ha sempre espresso un carattere spiccato, capace di invecchiare alla grande nel corso degli anni regalando fortissime emozioni agli appassioanti.
Anche questo millesimo parte alla grande, con una decisa freschezza di base che rende la beva facile e golosa, impegnata di buona frutta rossa di bosco, lievissimo accenno fumé, piacevoli riflessi balsamici. Un Terra di Lavoro capace insomma di regalare un ritmo incalzante al palato dove scorre fresco, pulito, in equilibrio, assolutamente deciso.
Il vino nasce a circa 400 metri di altezza da un blend di aglianico e piedirosso (20%) ottenuto da uve in conduzione biologica. E allora, che altro dire: è il rosso del nostro Natale.

sede a Sessa Aurunca, frazione San Carlo. Tel. 0823 708900. www.terradilavoro.it. Ettari: 10. Vitigni: aglianico e piedirosso. Bottiglie prodotte: 33.000. Enologo: Riccardo Cotarella.

6 Commenti

  1. Il “Sassicaia “del sud.Personalmente sono profondamente convinto(non me ne vogliano i tanti amici viticoltori campani che fanno comunque ottimi vini),che sia ,come ama spesso ripetere lo stesso Riccardo,uno dei grandi vini ,non solo italiano,ma del mondo.FM.

  2. Dottor Malgi, su un punto devo dissentire, mi permetto di farlo con immutata stima e con la massima educazione nei Suoi confronti, Lei si chiede: “Con che lo abbiniamo?” bene, dopo essermi consultato con amici campani ben più autorevoli del sottoscritto polentone, credo che la domanda da farsi sia piuttosto: con CHI lo abbiniamo?
    Ma forse Lei è ben più furbo di una volpe cilentana…

  3. Ha perfettamente ragione dr. Galetti e mi accuso e mi dolgo del marchiano errore. Stando così le cose allora adesso riformulo la domanda: con CHI lo abbiniamo. Qualcuno mi risponda subito. Grazie.

  4. Un grande vino non ha bisogno di essere abbinato con niente e con nessuno.Semplicemente se ne gode possibilmente in allegra compagnia ma il problema grosso è se il “nostro”ne abbia conservato qualche campione per gli amici che a breve gli faranno sentire il fiato addosso.PS Logico che Riccardo assieme al Montiano,vino top della famiglia Cotarella,(anche se propio in famiglia da un po’ si è affacciato Ogrà Syrah in purezza con tutte le caratteristiche di un temibile concorrente)abbia portato il Terra di Lavoro che ripetutamente ha definito uno dei migliori vini d’Italia e non solo FM

  5. Sono incuriosito sulla valutazione, anche economica, molto diversa fra il 2001 e precedenti e la 2002 e seguenti. Non ho assaggi tali da esprimere un parere circostanziato, ho bevuto molte volte Terra di Lavoro post 2001, credo che semplicemente sono cambiati i gusti, magari le annate 2002 e 2003, di per sè , per motivi opposti non eccellenti sono state uno spartiacque, e dal 2004 si è tornati a valori più o meno normali , magari con prezzi più alti della media della zona, ma non eccessivamente più alti. Mi piacerebbe però confrontarmi con qualcuno che assaggi degli anni precedenti il 2002.

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