Terre Arse 1999 Marsala Vergine doc


Terre Arse 1999

FLORIO

Uve: grillo
Fascia di prezzo:  da 10 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: Botti di rovere

Il Marsala? E’ un bluff! Con questo pesante e sorprendente epiteto è iniziata la dura e provocatoria polemica sollevata nei mesi scorsi dal prof. Attilio Scienza, presidente del corso di laurea di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano.

L’insigne cattedratico, noto per la sua franchezza nonché onestà intellettuale, non ha esitato a tirare in ballo uno dei capitoli enologici più antichi (la sua nascita, come si legge dal sito del Consorzio, è databile 1773 ad opera dell’inglese John Woodhouse) e prestigiosi d’Italia: il Marsala DOC, appunto (che diventerà DOP, non appena il decreto legislativo n. 61 del 08/04/2010, ricettivo delle normative europee in materia, sarà posto in attuazione). Parlando di “trucco enologico”, il prof. Scienza ha, senza mezzi termini, chiaramente affermato che il Marsala che viene prodotto oggi non ha nulla a che vedere con quello che veniva prodotto fino a qualche decennio fa. In pratica, tutti i marsala dolci verrebbero fatti con caramello per dare quella sensazione di invecchiato e bruciato, e verrebbero aggiunte le mistelle (mosti non inferiori a 12° resi infermentescibili per addizione di alcool vinico o acquavite) per farlo morbido. È come fare un vermouth.

Il Marsala, insomma, sarebbe oramai un prodotto meramente industriale la cui base enologica non è più legata al territorio. Per l’illustre docente, urge insomma la necessità di ritornare alla viticoltura, al vigneto, a come si faceva prima, in due parole: all’origine. Il Marsala, infatti, nasceva una volta come vino originato da uve ben mature, con elevato contenuto zuccherino (anche 35 gradi Babo!).

Purtroppo oggi i vigneti non danno più rese saccarometriche di questo tipo. L’alcolizzazione e i vari sistemi di concia, previsti dal disciplinare della Doc, hanno alla fine colmato il missing qualitativo delle rese in vigna. E’ triste ammetterlo, e non mi stancherò mai di dirlo, ma anche in questo caso, siamo di fronte all’ennesimo, scellerato esempio di prodotto agricolo “sputtanato”, snaturato, in nome di un’assurda, imperante globalizzazione. Alla stregua di quanto accaduto per altri prodotti agricoli di trasformazione, hanno rovinato una tradizione per fare quantità, e venderne milioni di ettolitri in tutto il mondo.

Il busto di Ignazio Florio

Come sottolineava Alessandro Baricco nel suo saggio “I barbari”, parlando di vino in generale: “quando si punta ad una commercializzazione spinta, il prodotto in questione, perde la sua “anima””. Come se non bastasse,  Marco De Bartoli, produttore virtuoso, spesso incompreso e fuori dal “politically correct”, ha dato ragione al prof. Scienza, confermando l’esigenza di apporre le dovute modifiche al disciplinare della Doc e ponendo come allarme la necessità di ridurre i margini di alcolizzazione (oggi davvero parossistici, inaccettabili dal punto di vista enologico, e non solo). Il Consorzio per la Tutela del vino Marsala, non ha fatto passare molto tempo per pronunciarsi, limitandosi ad un lungo comunicato puramente informativo e ha ritenuto che (da parte sua) non ci fosse nulla da chiarire. Prendendo spunto da questa polemica davvero interessante, ho voluto verificare di persona quanto registrato. Questa prima prova, ovviamente, ho deciso di farla con l’azienda più rappresentativa del consorzio di tutela: la Florio.

Cantine Florio

Mi sono procurato, quindi, una bottiglia di un buon Marsala Vergine prodotto da questa casa, il Terre Arse, e mi sono concentrato sulla sua degustazione (quella che ho trovato è della vendemmia 1999, 15 euro in enoteca per 500 ml di vino! Una rapina, visto il seguito). L’azienda, sul suo sito web, in merito a questo vino garantisce che “… Si origina dal connubio di tre elementi: selezionatissime uve Grillo ad alto contenuto zuccherino… ottimo distillato di vino e almeno 8 anni di affinamento in piccole botti di eccellente rovere”. Va bene. Stappo la minuscola bottiglia da mezzo litro e verso nel calice ISO la giusta dose per degustare. Mentre verso, il naso già percepisce, non senza un certo fastidio,  il “carico” alcoolico.

Uhm! Non un buon segno, penso. L’occhio è limpido, anzi cristallino, con quel suo giallo ambrato carico e i suoi splendidi riflessi oro. Le “lacrime” fitte e numerose evidenziano una grande consistenza. Le molecole della componente volatile dell’alcool, che già a naso confermano vigorosamente la sconcertante alcoolicità del vino, trascinano con sé timide e irregolari note di ossidato e di vino cotto. Insistendo e giocando con il naso, dopo un po’,  si avvertono, a tratti, lievi ma distinti descrittori di miele bruciato e carrubo. La bocca è sicuramente secca (con una remota e curiosa punta di abboccato, sicuramente “incoraggiata” dall’alcoolicità del vino) e decisamente calda, quasi superalcoolica, direi, con una blanda morbidezza, che sembra abbracciarti con la stessa energia con cui, pochi attimi dopo, inesorabilmente ti molla. L’impressione è che ci sia troppo alcool, o “solo” alcool, che copre ciò che vorresti sentire. Piuttosto deludente, dunque, sia l’attacco che il finale, senza praticamente nessuna conferma di quanto avvertito, pur sfuggevolmente, a naso.

Le cantine Forio

Persistenza Aromatica Intensa finale quasi inesistente: dopo qualche secondo, ti ritrovi con la bocca asciutta, come se non avessi degustato nulla. Nota curiosa: a bicchiere vuoto, dopo circa 15 minuti, liberi quindi da incursioni alcooliche, si avvertono, anche se non durevoli, netti e gradevoli sentori di caramello, datteri e fichi secchi.

Ciò sembra confermare la tesi: l’alcool eccessivo (aggiunto) è il difetto centrale di questo vino. Poi ho letto sul web una notizia confortante, un comunicato stampa dell’Istituto Regionale Vite e Vino, il cui presidente, Leonardo Agueci, ha dichiarato: “Sul Marsala più ricerca, più tutela e più comunicazione. Vogliamo riscrivere la carta d’identità del Marsala per rilanciarne la cultura e l’immagine in Italia e all’estero.

Un vino della storia, dall’anima internazionale, per celebrare i 150 anni dell’Unità del Paese”. Che strana coincidenza,  ho pensato. Le polemiche e le prese di posizione, a volte, sono costruttive. Per adesso è solo un abbozzo, e mi piacerebbe vedere il quadro completo, ma da impenitente ottimista, intravedo un po’ di luce, in fondo al tunnel…

Questa scheda è di Carmelo Corona

Sede a Marsala, via Vincenzo Florio, 1. Tel.  0923 781111  – fax 0923 982380. [email protected]www.cantineflorio.it. Bottiglie prodotte: 3.500.000.