Terre Brune 1996 Carignano del Sulcis Superiore doc


CANTINA SANTADI

Uva: carignano
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Abbiamo tirato fuori dalla cantina personale e aperto con grande emozione questo rosso antico pensato dieci anni fa da Giacomo Tachis, l’uomo che più di ogni altro ha elevato a dignità la viticoltura italiana spendendo la sua vita professionale soprattutto tra Piemonte, Toscana, Sardegna e Sicilia. Dieci anni non sono certo pochi, soprattutto quando il vino non è stato conservato in maniera ottimale, ma il fascino intrigante del bicchiere è proprio in questo mistero sul risultato finale. Una bottiglia di Deliella del 2001, ad esempio, è stato un disastro confermando ancora una volta le difficoltà del Nero d’Avola. Dieci anni fa parlare di autoctono era fuori moda, soprattutto dopo il boom del Supertuscans ottenuti lavorando uve internazionali, eppure Tachis in Sardegna puntò su questo vitigno difficile e sconosciuto del Sud con molta determinazione e ottenendo grandi risultati sempre riconosciuti dalla critica. Voglio notare per inciso che parliamo di un prodotto di una cantina sociale, la dimostrazione che quando le cose vengono impostate con serietà è possibile raggiungere la vetta della qualità enologica anche quando i conferitori sono diverse centinaia: per fortuna anche in Campania le tre principali aziende, Solopaca, Taburno e Guardiense, si sono orientate chiamando enologi di fama anziché continuare ad inseguire il mercato dello sfuso.  Certo, non è facile perchè in questo caso la conduzione economica è una sola cosa con la politica, e spesso la lotta per il controllo finisce per bloccare interi territori sino ad arrivare all’autodistruzione. Oltre un milione di bottiglie complessive, di cui almeno 80.000 di Terre Brune. Quella stappata in questa occasione è stata pensata per una coscia di maiale infilata da Raffaele Vitale nel forno a legna del suo Casa del Nonno 13 a Mercato San Severino: mai fine fu così degna anche se la degustazione ha dimostrato che il Terre Brune 1996 aveva ancora qualche anno davanti. Ma il responso del tavolo, Antonio Fumarola di Perlage, Eugenio Puglia responsabile della Condotta Slow Food dell’Agro Nocerino e Gennaro Marciano dell’Acquapazza di Cetara, è stato entusiasta. Il vino è stato aperto una quindicina di minuti prima della cena e messo nel decanter, operazione che va fatta appunto solo quando si raggiungono i dieci anni dalla vendemmia perché altrimenti basta la sosta ragionata nel bicchiere. Diffidate dunque di quei ristoratori di bassa lega che fanno questa operazione per i vini di uno o due anni perché stanno recitando e in realtà non capiscono nulla. Colore granato, al naso c’è all’inizio un lieve impatto ossidato che sfuma dopo qualche secondo quando si torna a sentire il vino: emerge una grande complessità olfattiva nel quale legno e frutto sono perfettamente integrati alternando sentori di speziato e di frutta rossa matura, a volte anche di confettura, poi un po’ di tabacco e vaghe note balsamiche. In bocca il Terre Brune 1996 raggiunge la perfezione, l’impatto è morbido, soprattutto per i palati abituati all’Aglianico, ma non piallato, la spinta fresca è ancora notevole e conferma la longevità del vino, la beva è lunga, calda, pulita, molto netta in tutte le sue componenti che trovano conferma di quanto promesso al naso. La sensazione principale, insomma, è stata l’eleganza, la finezza, ma al tempo stesso abbiamo verificato anche la potenza quando lo abbiamo abbinato ad un caciovallo stagionato un paio di anni del Gargano in cui era chiaramente stato usato caglio di capretto. Di fronte al formaggio il Fontana Galardi 2002 ha ceduto mentre il Terre Brune 1996 ha fatto il suo lavoro alla perfezione contrastando efficacemente le sensazioni di piccante, grasso e dolce. Grande vino di tecnica e di sentimento perché sapete come mi accorgo davvero se il bicchiere mi è piaciuto? Quando, scrivendone, mi torna nel palato la nostalgia del suo sapore e del calore di una serata passata fra amici. Più che amici: Devoti di San Marzano.

Sede a Santadi, via Su Pranu. Tel. 0781.950127, fax 0781.950012. www.cantinadisantadi.it [email protected]  Enologo: consulenza di Giacomo Tachis. Bottiglie prodotte: 1.500.000. Ettari: 600. Vitigni: carignano, bovaleddu, nasco.