Terre di Briganti, il bianco di Casalduni


Come Ulisse nell’Ade, Dioniso nella moderna società mediatica ha il potere di dare identità alle ombre di quei paesi capaci di riqualificare la propria viticoltura. Un po’ ovunque piccoli centri dal glorioso passato escono dall’anonimato e finiscono sulle pagine dei giornali e delle riviste specializzate. Nessuno saprebbe mai dell’esistenza di Barolo, Montalcino o Montefalco se non ci fosse il loro vino. Questa lunga ondata di riqualificazione dell’agricoltura italiana investe anche il Mezzogiorno, direi soprattutto il Mezzogiorno. Ed ecco allora a voi Casalduni, piccolo centro vicino Benevento dove i due fratelli Romeo e Toni De Cicco hanno deciso di rilanciare la vecchia proprietà di famiglia, da generazioni impegnata nelle vigne, ristrutturando la cantina e proponendo i loro vini all’ultima edizione del Vinitaly. Di una cosa sono sicurò, finché esisteranno prodotti come questi la crisi di vendite che flagella il resto dell’Italia non potrà mai riguardarela Campania: prezzi contenuti in uscita sotto i cinque euro, tipicità del terreno e dei vitigni autoctoni, qualità del bicchiere grazie alla sapienza dell’enologo Roberto Mazzer. Avevo intenzione di provare solo la Falanghina in purezza, ma i due fratelli hanno insistito ed è così che mettiamo sul podio un grande Sannio Bianco doc dove il trebbiano abbassa l’acidità della falanghina e la malvasia regala all’olfatto il giusto impatto aromatico, buono ma non esagerato. L’ingresso in bocca è morbido e intenso, poi il vino si irraggia nel palato avvolgendolo prima di un finale lungo, persistente. Un piccolo capolavoro per il debutto di questa piccola azienda circondata da meno di quattro ettari. Forse De Cicco è un cognome che porta bene al vino sannita, ricordiamo infatti i prodotti di Devi in quel di Benevento città. Scaramanzia aparte, vogliamo segnalare anche la Falanghina Sannio doc, un vino importante grazie al leggero passaggio in legno, e l’Aglianico Sannio doc. Entrambi sotto i cinque euro in uscita dall’azienda. Terra dei Briganti, questo il nome spavaldo, è uno dei tanti segnali lanciati dal Sannio sul mercato. Dovunque spuntano giovani con vini competitivi per qualità e prezzo. Finalmente le nuove generazioni, quelle nate quando c’erano già tre canali tv, hanno capito che il loro concorrente non è più uno dei loro vicini, ma lo sconosciuto produttore australiano in grado di scaraventarli fuori dagli scaffali dei ristoranti. Il successo che hanno conosciuto alcuni non si ripeterà più, proprio come è avvenuto con gli arricchimenti gonfiati dalla Net economy. Ora è il tempo delle persone serie, è il tempo dell’agricoltura.
22 aprile 2005