Terre Saracene Ravello Bianco 2009 Costa d’Amalfi doc


 

Terre Saracene Ravello Bianco 2009 Costa d'Amalfi doc

ETTORE SAMMARCO

Uve: biancatenera e pepella
Fascia di prezzo: 8-10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

“L’uva è una tavolozza di colori che il viticoltore combina secondo la sua maestria”. Così afferma Ettore Sammarco e per coerenza i suoi vini dispiegano la loro cromaticità oltre il bianco e il rosso classici, in uno sfavillante caleidoscopio.

 Diventano ora vermigli, ora purpurei e poi ancora sfumati di petali di rose, di un giallo ocra o paglierino, che simboleggiano in modo inequivocabile parte dell’arco iridato. Ci troviamo immersi in una delle tre sottozone della “Costa d’Amalfi” e precisamente nell’antico borgo medievale di Ravello, arroccato a 365 metri s.l.m. Famoso centro turistico, scoperto e frequentato fin da tempo remoto da numerosi artisti di tutto il mondo, attirati qui dall’incomparabile panorama e dal fascino irresistibile delle sue architetture e delle sue splendide ville, come quelle di Rufolo e Cimbrone. Senza dimenticare, poi, che ogni anno a Ravello si tiene una rassegna musicale dedicata al grande compositore tedesco Richard Wagner, che qui soggiornò a lungo e ambientò l’ultimo suo dramma, il “Parsifal”.

Proprio in questo meraviglioso scenario Ettore Sammarco, già conduttore di un’azienda agricola, nel 1962 corona il suo sogno, fondando l’omonima Casa Vinicola. E’ già stato ampiamente ricordato, in precedenti sortite, che qui si pratica una viticoltura estrema e difficile, tanto che ci vuole molta pazienza e coraggio nel portarla avanti. Ma quante soddisfazioni e sublimazioni vengono riservate alla fine di ogni vendemmia! E poi la singolarità e la ricchezza di questo areale che ha conservato intatto il suo fascino antico, in cui vaste estensioni di vigneti hanno respinto con vigore l’assalto della fillossera. Un territorio, poi, impreziosito, oltre che dalla magnificenza e prodigalità della natura, da una varietà di vitigni unici, che solo qui attecchiscono e restano segregati. Quelli internazionali, e addirittura anche quelli nazionali, sono stati respinti alla frontiera: non si passa! Gli stessi vitigni campani di altre zone qui sono considerati degli intrusi! Tra le scoscese falde dei monti Lattari, che vengono solleticati da un cielo perennemente  azzurro, domina un ineguagliabile paesaggio, dove i profumi degli agrumi e della flora mediterranea si mescolano con la salsedine marina e regalano ai vini gli aromi e i sapori di queste terre, in un contesto non omologabile. In pochi anni, questo luogo incantato è passato a produrre vini leggeri, beverini e senza pretese di longevità, – che erano smerciati soprattutto nei famosi alberghi e ristoranti rivieraschi del territorio – a prodotti sempre più di alta qualità, con punte di eccellenza a livello nazionale.

Ettore Sammarco in vigna

Oggi Ettore Sammarco, supportato dalla fattiva collaborazione dell’enologo Sebastiano Fortunato, dei figli Bartolo, anch’egli enologo, e Maria Rosaria e Antonella in amministrazione, si avvale delle più avanzate tecnologie per la produzione di vini al top, rimanendo, comunque, sempre saldamente legato alla sperimentata e collaudata tradizione locale. Dalla sua “tavolozza” escono pregiati “dipinti” affastellati quasi tutti con i classici vitigni territoriali, sotto la denominazione “Costa d’Amalfi Doc”, come i rossi Selva delle Monache, anche in versione riserva, e Terre Saracene, il rosato denominato anch’esso Selva delle Monache e i bianchi sempre Selva delle Monache, Vigna Grotta Piana e l’ultimo arrivato Terre Saracene.
Una bottiglia, quest’ultima, blendata con Biancatenera al 60% e Pepella per il rimanente 40%. La particolarità di questo vino bianco consiste nell’utilizzo dell’uva Pepella, che è presente solo in piccole aree ed in pochi ceppi sul territorio amalfitano. Questo, infatti, è un vitigno quasi  del tutto ignorato dai testi di enologia e che trae il suo nome onomatopeico dalla peculiarità del grappolo, il quale presenta, insieme ad acini di normale dimensione, altri piccolissimi come acini di pepe, anche a maturazione avanzata, così come avviene in Friuli per il Piccolit. La tipologia del terreno è di natura vulcanica, con medio impasto, ben strutturato. Il sistema di allevamento è a doppio guyot e pergola amalfitana. Resa per ettaro 70-80 quintali. Epoca di vendemmia prima decade di ottobre, tutta manuale. Pressatura soffice. Fermentazione in acciaio sotto controllo termico. Vinificazione con criomacerazione in silos refrigeranti. Grado alcolico 13,5.

L'uva pepella

Il colore, che è stato fissato dalla variopinta “tavolozza”, è un paglierino brillante, con riflessi ancora clorofillizzati. Gli effluvi sono quelli canonici di frutta bianca e fiori bianchi e gialli. Al naso è fragrante, appetitoso, variegato nei toni fruttati, senza deviazioni tropicali e con spiccata nota minerale, tipico marker del territorio di Furore. Al palato è fresco ed elegante e disegna una sottile scia briosa gradevolmente acidula, con un finale abbastanza lungo e un sottofondo di mandorla fresca. Servito ad una temperatura ottimale intorno ai 10 gradi, si sposa bene con la classica cucina marinara locale, poi baccalà, formaggi freschi, legumi e verdurine passate in padella. Prosit!

La bottaia

Questa scheda è di Enrico Malgi

Sede a Ravello – Via Civita, 9 – Tel. e Fax 089/872774 – [email protected]www.ettoresammarco.it – Enologo: Bartolo Sammarco con i consigli di Sebastiano Fortunato – Ettari 1,5 in affitto, con vari conferitori di fiducia – Bottiglie prodotte: 70.000 – Vitigni: Falanghina, Biancolella, Pepella, Biancatenera, Ginestrella, Piedirosso, Aglianico, Sciascinoso, Serpentaria.

5 Commenti

  1. Enrico, questa volta ti frego anche sui tuoi territori!!! E’ un vino che conosco molto bene, grazie all’amicizia che mi lega agli ottimi Ettore e Bartolo, e del quale ne posso parlare con cognizione di causa ( ;-) )
    Il colore paglierino carico tendente al dorato ( no brillante), al palato è si fresco ed elegante, ma presenta anche una bella sapidità ed il “sottofondo” ( ?) non è di mandorla fresca, bensì di mandorla tostata. Ultimo appunto, il tenore alcolometrico è di 13° non 13,5 °. Perciò, caro Roberto…fatti due conti ! :-))))))))))
    Ottimo vino, e non perchè sono amico dei produttori, ma perchè oggettivamente è un bel prodotto, perfetto su una caciotta di podolica primo sale. Complimenti ad Ettore e a Bartolo, continuate sulla strada della caratterizzazione territoriale, è il futuro dei nostri vini…
    @ Enrico : Forse è meglio chiarire, sto scherzando caro Enrico… ;-)))))))))))))))))))))))))

  2. Imperdibile Lello,tu puoi dire tutto quello che vuoi. Anzi, come sai, apprezzo sempre molto volentieri i tuoi misurati interventi e ti ringrazio per le dovute precisazioni. Tu per me sei il faro e il maestro!…
    Vedi che sono riuscito a inviare al GdF,tramite Luciano, la scheda tecnica su Margaux.Poi vedremo…
    Abbraccio fraterni.

  3. Giulia è mia abitudine andare a rivedere i post precedenti apparsi su questo blog sui vini da recensire, proprio per farmi un’idea, a parte, naturalmente, la degustazione che è sempre quella più recente ed attuale. Mi era già piaciuto come l’avevi impostato e confermo la mia prima impressione. Ad majora. Abbracci.

  4. scusa Enrico, Picolit , una ci ( sicuramente un lapsus); scusa ancora.
    La serpentaria di che colore è?

  5. Vincenzo hai ragione Picolit si scrive con una sola “c”. Grazie per la precisazione. La Serpentaria è un vitigno autoctono della costiera amalfitana a bacca rossa, come il Tintore. Abbracci.

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