Un mese di carcere e 7000 dollari: blogger cinese condannata per una recensione negativa a ristorante. Meno male che Gianfranco Lo Cascio non vive a Taiwan


La notizia è passata in sordina nei siti italiani e internazionali, per fortuna che Marco Pedersini l’ha rilanciata oggi sul Foglio. Si tratta di questo: una giovane blogger di Taiwan è stata condannata a un mese di carcere e a 7000 dollari di multa per una recensione negativa scritta sul suo blog.

In sostanza: gli spaghetti di soia salati, scarrafoni a passeggio sul pavimento, auto incastrata da quella di altri clienti. Un po’ troppo per Liu Ying-hui che ha riportato questa esperienza in rete che in breve ha fatto circa 60.000 letture.
Il signor Yang, proprietario del ristorante di Taichung, terza città della Cina nazionalista rinomata proprio per la gastronomia di cui va fiera, non ha accettato la critica e ha sporto querela.
In quel paese, come quasi ovunque nel Mondo, la giustizia ha fatto rapidamente il suo corso: il post è del 2008, il Tribunale ha fatto qualche verifica, la inesperta blogger non si è cautelata facendo foto e, alla fine, pesantissima, la sentenza senza possibilità di appello e che dovrà essere scontata.
Le motivazioni? Non ci sono prove che quanto scritto sia vero, dovere dei blogger è distinguere bene i fatti dalle opinioni.
La questione è destinata a rimbalzare un po’ dovunque perchè pone l’eterno (scusate l’ossimoro applicato a internet) dilemma se ci sia crasi tra blogger e stampa.
Il tema c’è, perché gli effetti di una cosa scritta su un blog, soprattutto se autorevole e seguito, sono gli stessi di quelli prodotti da un sito di una testata registrata.
Del resto uno dei totem della rete è l’assoluta libertà di espressione senza filtri. Quelli appunto che ci sono in qualsiasi organo giornalistico dove quello che si pubblica attraversa vari passaggi (sempre di meno per la verità)

Gianfranco Lo Cascio

Una cosa è certa: Giancarlo Lo Cascio finirebbe subito all’ergastolo se abitasse a Taiwan dopo il trattamento Stabile:-)

8 Commenti

  1. lo cascio verrebbe direttamente impiccato e credo anche il suo cosiddetto editore

  2. Del resto i proludesti di un noto albergo con annesso ristorante a Viareggio volevano fare di me un falo’

  3. Caro Luciano,
    questo post è il cacio sui maccheroni dopo alcuni soavi attriti che ho avuto di recente, sull’argomento, con alcuni – appunto – blogger. Forse te ne sarai anche accorto. Spero che ciò giovi a far riflettere qualche frescone sul fatto che la vita reale è ben più complessa di quella virtuale e che la responsabilità è un concetto ampio e delicato, altro che sciocchezze in rete.
    Ciao, Stefano.

    1. Certo Stefano. E questi temi diventeranno sempre più pressanti e attuali man mano che il peso della rete aumenta nella formazione dell’opinione pubblica.
      Finora si va a ruota libera senza pensare alla responsabilità di quello che si lascia scritto e che viene indicizzato. Spesso dire la rete è free significa costruirsi un alibi alla propria scarsa voglia di verificare le cose.
      Sempre più spesso sento dire: non ho trovato nulla in rete.Ma una vecchia telefonata per cercare di essere precisi, perché quella no?

  4. “brutti giudici comunisti”… e fu così che una giovane blogger di taiwan fece amicizia con mister b.

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