Una lettera di auguri


Una lettera di auguri

Gentile dottor Pignataro,
ecco un bigliettino di Natale ad accompagnare il piccolo pensiero che le inviamo, contravvenendo, speriamo perdonati dalla simbolicità della cosa, all’enunciato di pagina tredici del suo libro.
Ci fa sempre molto piacere essere tenuti in considerazione dalla “scuola napoletana” per la vivacità e la curiosità che essa esprime.
Come già detto in altre occasioni, noi ci occupiamo della nostra vigna e della cantina, e viviamo piuttosto marginalmente le correnti di pensiero della critica del vino, che a volte sembrano emularsi, a volte gareggiare nell’esaltare qualche azienda, a volte contrapporsi. All’interno di questo contesto per noi a volte un po’ complicato, la scuola napoletana mantiene una sua ammirevole originalità, con le belle manifestazioni che siete capaci di organizzare alla Fabbrica dei Sapori, e ora con questo bel libro sui 101 vini, che ci si ritrova a leggere con grande curiosità non per sapere cosa pensa Pignataro di questo o di quel vino, come si fa normalmente per le guide, ma proprio per conoscere quei vini.
Insomma non una semplice guida, ma un libro vero e proprio, in cui l’Italia del vino di cui tutti sanno tutto, vista attraverso questa scelta ragionata, appare come un mondo nuovo da scoprire, come appare al lettore di oggi quello ritratto da Mario Soldati tanti anni fa.
E il bello è che sembra vi divertiate anche molto a fare quello che fate.

Buon Anno
Un produttore

Non stupitevi, cari lettori: so che non siete abituati a incursioni nel privato perché questo sito non è impostato sulla narrazione intimista bensì sulle notizie e le schede di servizio.
Ho voluto rendere pubblico questo delicato pensiero di auguri personale perché centra in maniera sentita, netta e concisa, il bilancio di un anno e il rapporto tra produttori e giornalismo e critica. Oltre a descrivere il mio libro meglio di come non possa fare io stesso.
Un biglietto cartaceo, firmato a mano: anche nei rapporti umani è importante l’artigianato. Pure quest’anno ho cercato di rispondere solo agli auguri indirizzati a me ignorando quelli, molto cafoni, lanciati con mailing list.
Sono rimasto colpito dalla conferma di una piccola grande verità della vita: spesso legge meglio un quadro proprio chi meno ti aspetti, mentre le persone a cui attribuiscii lucidità critica, di fronte ai cambiamenti e al delinearsi chiaro di un percorso di crescita, si ritraggono assalite dal panico da stadio.
Ma l’altra piccola grande verità è che proprio questo loro ritrarsi rende giustamente leggero un gruppo, competitivo per il balzo in avanti. Irrobustito magari da nuovi incontri.
In particolare questo amico produttore ha percepito chiaramente l’esistenza di una<scuola napoletana> di cui taluni, compreso qualcuno che ne fa parte, ancora non hanno coscienza. Una scuola enologica, una scuola di degustatori, una scuola di giornalisti: questo è l’obiettivo, poter essere attori narranti di noi stessi. Ed è quello che è cambiato in questi ultimi vent’anni nonostante le resistenze accanite (e qualche cattiveria inutile) di alcuni giornalisti, critici, enologi, degustatori e anche produttori che del fare sponda oleografica all’esterno hanno disegnato il loro miserrimo e poco interessante spazio esistenziale.

Mi auguro che in tutti gli attori in campo prevalga in questo momento così importante il senso di responsabilità per quel che la filiera enogastronomica rappresenta per il Sud. Unica possibilità di riscatto di fronte al fallimento di ogni altra idea di sviluppo sperimentata negli ultimi 30 anni.
E la nave è appena uscita dal porto.
Auguri amici, piccole grandi novità in arrivo anche per il sito.

*Ovviamente il paragone evocato dal nostro produttore su cui è giusto mantenere riservatezza, lo scrittore Soldati, può essere una traccia di lavoro ma sicuramente non commensurabile neanche lontanamente al sottoscritto.
Per i gim gim gnu gnu: il pensiero ricevuto è una salsiccia e un pezzo di formaggio dal valore commerciale di 25 euro.