Usa: un film di successo contro l'obesità targata McDonald's


SUCCESSO SUPER SIZE ME, CONTRO GUASTI ALIMENTI FAST FOOD (ANSA) – LOS ANGELES, 20 GIU – Il film documentario americano Super Size Me di Morgan Spurlock continua a avere successo e a fare grossi incassi: ha già raccolto cento volte quanto era costato. La pellicola studia gli effetti d’una dieta tutta fast food: costato 65 mila dollari, ne ha già incassati oltre 6 milioni, un ottimo risultato per un documentario che deve fare i conti coi film ad enorme budget ora nelle sale cinematografiche Usa. Il cineasta di 33 anni che ha vinto con questo lavoro il premio per la miglior regia al Sundance Film Festival, la rassegna del cinema indipendente, ha voluto sperimentare su se stesso l’effetto di un’alimentazione a base solo di cibi acquistati da McDonald’s. Per un mese intero, il protagonista ha consumato i suoi tre pasti quotidiani nei Mc di venti città americane: un tour fatto di BigMac, CheeseBurger, McRoyalDeluxe, ChickenMcNuggets, patatine fritte, McFlurry, Milk Shake e bibite gassate. Al ritmo di cinquemila calorie al giorno, Spurlock ha messo su 12 chili, il suo colesterolo è salito da 165 a 230 e la pressione è andata alle stelle. Nei trenta giorni, Spurlock ha intervistato nutrizionisti, dottori, avvocati, rappresentanti dell’industria alimentare e ha visitato scuole dove i fast food hanno soppiantato la più salutare mensa (una ragazzina intervistata in una scuola afferma che il suo piatto di verdura quotidiano è costituito dalle patatine fritte). Il regista ha anche cercato, senza successo, di mettersi in contatto con i dirigenti della McDonald’s Company. Con ripetute visite mediche, Spurlock ha documentato il deterioramento del suo stato di salute: una metamorfosi percepibile accompagnata da nausea, depressione, calo del desiderio sessuale, mal di testa e mal di stomaco (nei primi giorni, viene ripreso mentre vomita dopo avere mangiato un menù Super Size). Dopo la dieta, gli ci sono voluti 14 mesi per tornare al suo peso forma. «Quando mangi questo cibo, lì per lì ti senti grande, ma subito dopo ti deprimi e dopo un’ora ti torna fame», ha raccontato Spurlock in un’intervista alla Nbc, insinuando il dubbio che le ricette di McDonald’s siano in grado di provocare assuefazione. L’idea del documentario gli era venuta nel 2002, mentre alla televisione davano la notizia di due ragazze che avevano fatto causa alla McDonald’s perchè dopo anni di junk food erano diventate obese. Le due persero la causa, ma Spurlock decise di provare sulla propria pelle. Il film non contiene rivelazioni sul problema dell’obesità negli Stati Uniti: un Paese dove, secondo certe tabelle, il 60% della popolazione è sovrappeso o obesa; e dove, secondo uno studio dal Centro federale per il controllo delle malattie di Atlanta, ammontano a 75 miliardi di dollari annui i costi sanitari legati a questo problema. Ma la reazione della multinazionale che sfama ogni giorno più di 46 milioni di persone si è fatta subito sentire:sono state elimanate dai menù dei McDonald’s americani le porzioni più abbondanti (le super size, appunto) di panini, patatine e bevande. La pressione dell’opinione pubblica ha inoltre indotto i Mc a inserire nei loro pasti più frutta e verdura e informazioni circa il contenuto del cibo venduto. In Australia, dove il documentario ha incassato quasi un milione di dollari in due settimane, la McDonald Company sta elaborando nuove campagne pubblicitarie e nuove strategie di marketing, come per esempio l’idea di distribuire sanissime mele a tutti coloro che escono dal cinema dopo avere visto il film di Spurlock.