I vini di Cantine Antonio Caggiano di Taurasi


Vini di Antonio Caggiano

Vini di Antonio Caggiano

di Enrico Malgi

Correva l’anno 1994 ed il professore Luigi Moio era appena tornato a casa, dopo l’esperienza vissuta a Digione in Borgogna ed intendeva dedicarsi soltanto alla ricerca ed alla docenza. Ma il destino aveva riservato per lui una piacevole sorpresa: l’incontro con Antonio Caggiano, fotografo giramondo ma col pallino della viticoltura. Proprio in quel periodo Antonio aveva ripreso in mano la vecchia vigna di famiglia (Salae Domini) a Taurasi e stava terminando di costruire la cantina.
Cercava disperatamente un enologo a cui affidare l’incarico di curare i suoi vini e pensò a quel giovane ricercatore, di cui aveva sentito parlare così bene. Il professore Moio, però, non aveva intenzione di dedicarsi alla consulenza enologica, impegnato com’era nei suoi studi e declinò l’invito, ma le continue insistenze di Antonio furono così pressanti che alla fine ebbero la meglio e così il professore capitolò, accettando il suo primo incarico di consulente. Poi ce ne sarebbero state poche altre successivamente, ma solo quelle scelte da lui.

Controetichette vini di Antonio Caggiano

Controetichette vini di Antonio Caggiano

Questa è la storia dell’inizio dell’attività aziendale di Antonio Caggiano e del felice e cementato connubio col professore Moio, che nel corso degli anni ha riservato tante belle soddisfazioni professionali ad entrambi, con la produzione di vini territoriali apprezzati ovunque per la loro riconoscibilità, la grande personalità e segnati da uno stile aziendale di sicuro affidamento qualitativo. Oggi l’azienda è condotta dal figlio Giuseppe, detto Pino, che prosegue imperterrito sulla strada tracciata dal suo genitore.

Molto variegata l’eccellente proposta vinicola. In questi giorni ho esplorato tre etichette.

Devon Greco di Tufo Docg 2016

Viti allevate su un terreno argilloso-calcareo a cinquecento metri di altitudine. Raccolta delle uve a fine ottobre. Acciaio e vetro per la maturazione del vino, che raggiunge i tredici gradi e mezzo di alcolicità. Prezzo finale della bottiglia sotto i 15,00 euro.

Colore giallo vivido e brillante. Il naso viene investito subito da intensi profumi fruttati di albicocca, pesca gialla, ananas, pompelmo e castagne, intrecciati poi ad eterogenei flutti di caprifoglio, ginestra, citronella, iris, cannella e chiodi di garofano. Pregevole la nota sapida, minerale e sulfurea tipica del territorio. Sorso morbido, fresco, soave, succoso, elegante, fascinoso e pieno. Finale ammandorlato e lungo. Vino giovanissimo, al primo step e che migliorerà per molti anni ancora. Da sposare con latticini, verdure, pesce arrosto e carne bianca.

Béchar Fiano di Avellino Docg 2016

Sempre acciaio e boccia per la maturazione del vino. Tasso alcolico di tredici e mezzo. Prezzo in enoteca sotto i 15,00 euro.

Giallo limpido e lucente. Bouquet aperto ed esplosivo, in cui converge un pot-pourri di profumate essenze di mela, di nocciola, di tiglio, di camomilla, di muschio, di acacia, di eucalipto, di fieno, di frutta esotica e di spezie. Il registro gustativo accalappia la bocca, proponendo intriganti sensazioni palatali. Arco aromatico essenzialmente fresco, scattante, aggraziato, cristallino, polposo, ritmato e seducente. Struttura solida e compatta. Profonda silhoutte tensitiva. Retrogusto persistente. Tagliere di salumi, formaggi freschi e pesce in abbinamento.

Taurasi Vigna Macchia dei Goti Docg 2013

Aglianico in purezza com’è ovvio. Vendemmia all’inizio di novembre. Acciaio, barriques di rovere francese e vetro per la maturazione e l’elevazione del vino. Tenore alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale sotto i 30,00 euro.

Il professore Moio proprio qui col Taurasi di Caggiano, un vero must di tutta la viticoltura meridionale, sperimentò per la prima volta la barrique francese.

Rosso rubino intenso, venato da lampi purpurei. Naso articolato ed avvolgente, che testa in primis profumi fruttati di amarena, di prugna e di sottobosco, suadenze floreali di violetta e di rosa e sentori vegetali. In appresso si evidenziano anche sussurri speziati di pepe nero, di vaniglia e di chiodi di garofano. E poi odori di boisé, di tabacco, di caffè, d’incenso, di eucalipto, di liquirizia, di cioccolato di balsamo e di cenere. Bocca calda ed ampia, che accoglie un sorso austero e dinamico. Palato nitido, sontuoso, equilibrato, materico, sostanzioso, reattivo, elegante ed armonico. Trama tannica ancora leggermente graffiante. Retrogusto etereo e prolungato. Da bere adesso, oppure aspettare ancora per altri dieci-quindici anni. Agnello al forno e formaggi stagionati.

Sede a Taurasi (Av) – Contrada Sala
Tel e Fax 0827 74043
[email protected]www.cantinecaggiano.it
Enologo: Giuseppe Caggiano con i consigli di Luigi Moio
Ettari vitati di proprietà: 20 – Bottiglie prodotte: 100.000
Vitigni: aglianico, fiano e greco

2 Commenti

  1. Sui vini c’è poco da dire o da aggiungere.Ricordo solo che è stato il primo a far parlare di super campania.PS.Sono sicuro che ,a differenza degli altri irpini e di cantine del livello dei Feudi o Mastroberardino,sia uno dei pochi ad aver conservato tutto lo storico per cui mi chiedo a quando una carrellata di tutta la sua produzione?FM.

  2. Ciao Francesco. Purtroppo, come hai giustamente rilevato tu la storia moderna della viticoltura campana è giovane ed a parte i colossi che hai menzionato non esiste un vissuto storico antecedente gli anni ’80-’90, anche perché molti viticoltori prima di mettersi in proprio conferivano le loro uve alle suddette aziende, nell’Irpinia e così come in tutti i territori regionali, laddove insistevano cooperative sociali o aziende leader. In ogni caso, scavando si possono trovare bottiglie vecchie di venti-trent’anni per un’eventuale verticale.

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