Vini italiani sconosciuti, da 10 a 20 dollari


Il mercato anglosassone è strategico per il vino italiano e meridionale. Per questo non potevamo perdere l’occasione di offrirvi la traduzione dell’ultimo articolo del critico del New York Times che offre spunti interessanti di riflessione.

di Eric Asimov

Se siete soddisfatti di un vino gradevole e che va giù facilmente, non sarete mai assetati spendendo meno di 10 dollari per una bottiglia.
Ma per solo qualche dollaro in più, si apre un mondo che svela ogni tipo di vino caratteristico e delizioso che, piuttosto che comunicare l’aspetto meramente commerciale, parla della cultura e della storia.
Pochi posti offrono una selezione di vini eccezionali, compresi nella fascia di prezzo tra i 10 e i 20 dollari, più ampia che in Italia.
Dai pendii delle Alpi dell’Alto Adige e della Valle d’Aosta al languido clima mediterraneo della Sicilia, l’Italia è ricca di vini che quasi sempre premiano i palati avventurosi.
Coloro che si sono persuasi che la diversità è una cosa del passato possono trovare ampia evidenza in Italia del fatto che il mondo del vino sta diventando un unico distributore globalizzato di vini rossi e bianchi con sapori simili. Ma per saltare dall’osservazione alla conclusione si dovrebbe ignorare la miriade di bottiglie meravigliose e poco conosciute che si trovano nelle buone enoteche nel mondo.
Per esempio, considerate un vino bianco che va bene per un meraviglioso aperitivo, prodotto da una cooperativa in Valle d’Aosta, una regione così vicina alla Francia che il francese è la lingua comune. Ha il nome un po’ goffo di Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle ed è un vino leggero, asciutto e profumato di aromi floreali, è ottenuto da un’uva che è chiamata blanc de Morgex o prié blanc. Le uve crescono in magnifici vigneti piantati ad altitudini più alte che quasi in ogni altro posto in Europa, e non sono reperibili praticamente in nessun altro posto al mondo. Nel mio quartiere ho trovato una bottiglia a 16 dollari.
Dall’altra estremità dell’Italia, dalla Sicilia, proviene il Cerasuolo di Vittoria, un vino rosso di cui sono diventato un grandissimo appassionato. Questo vino armonizza la fresca vivacità dell’uva frappato con le fragranze più profonde e raffinate del nero d’Avola dando vita a una combinazione che è vivace e aromatica. La migliore versione di questo vino che io abbia trovato, il Pithos da Cos, viaggia sui 40 dollari, ma il Cerasuolo di Vittoria Classico 2005 Valle dell’Acate, che costa sui 16 dollari, è assolutamente squisito.
Mentre l’Italia abbonda di vini che aspettano di essere scoperti, è anche piena di vini pronti per essere riscoperti. Negli anni 70 e 80 del secolo scorso, il lambrusco acquisì una cattiva reputazione negli Stati Uniti come la bibita gassata e semi-dolce dei vini.
D’altra parte il vero lambrusco è il vino quotidiano dell’Emilia Romagna. E’ vero, può essere dolce, un buono ed equilibrato lambrusco dolce può essere meraviglioso con la frutta. Ma è più tipico un rosso asciutto, fresco e spumoso, meravigliosamente rinfrescante ma con un sapore un po’ terroso che lo rende irresistibile con i salumi, la lasagna e i formaggi duri italiani. Buone etichette come Lini, Villa di Carlo o Medici Ermete sono quasi sempre sotto i 20 dollari. Ho trovato un lambrusco perfettamente asciutto di Cleto Chiarli che era perfetto con un prosciutto al forno.
Che dire del Soave, così a lungo il portatore dello standard della banalità dei bianchi italiani? E’ così anni settanta! Vini Soave insipidi potrebbero essere ancora predominanti ma il Soave classico di un buon produttore è del tutto diverso, asciutto e dal sapore forte, con una presenza di minerali ed erbe che effettivamente può richiamare alla mente il Chablis. I vini Soave di produttori come Coffele, Prà e Monte Tondo rientrano regolarmente nella fascia di prezzo di 15 dollari.
E cosa dire del Valpolicella, il vicino rosso di Soave nel Veneto e un tempo dal sapore insipido come quest’ultimo? I vini Valpolicella oggi sono ben diversi dai vini annacquati di un tempo. Un buon esempio di un piccolo produttore serio, come un Valpolicella Classico 2007 di Vaona, costa sui 14 dollari, è un vino delicato con un’intensità che può sorprendere.
I vini bianchi italiani hanno fatto molta strada. I vini dell’uva ribolla gialla, coltivata nella regione Collio del Friuli Venezia Giulia, possono essere vivaci ed elettrizzanti. Un ribolla gialla 2007 di Dorigo, sui 18 dollari, aveva aromi deliziosi e fragranze persistenti di lime, minerali ed erbe.
La regione Campania nel sud Italia ora è una fonte di buoni bianchi come un 2007 di Ocone, ottenuto dall’uva falanghina, che offre fragranze deliziose di affumicatura e agrumi.
E ancora, ci sono delle scoperte emozionanti. Mi piacque molto un Telusiano Falerio 2007 di Rio Maggio, un produttore delle Marche che non avevo mai sentito prima. Questo vino era ricco di aromi floreali e minerali e poteva essere abbinato perfettamente ai tortellini conditi con olio di oliva, sale, pepe e origano.
Fate attenzione a non servire questi bianchi italiani direttamente dal frigorifero. Il freddo maschera completamente tutti i meravigliosi aromi e le fragranze, pertanto raffreddateli solo un po’.
Naturalmente l’Italia è di gran lunga più conosciuta per i suoi rossi. Per 17,99 dollari comprai un eccellente Chianti Classico del Rodano, leggero e aggraziato. Un rosso di Montalcino 2006 de La Palazzetta, il fratello più giovane del brunello di Montalcino, era delizioso nella sua purezza e nella sua terrosità minerale.
Amo l’aglianico, la prima uva rossa della Campania e della Basilicata e Ocone produce un meraviglioso aglianico del Taburno, un vino dalle fragranze profonde e scure, più terroso, muschiato e catramoso che connotato dalla frutta intesa ma assolutamente delizioso. Per un vino più profumato di ciliegia provate un Montepulciano d’Abruzzo di un produttore come Valle Reale, Ciavolich o Dino Illuminati, tutti a 20 dollari o meno.
La regione Piemonte è la patria dei nobili e costosi vini Barolo e Barbaresco. Ciò nonostante, tantissimi rossi a buon prezzo sono ancora disponibili. Per quanto riguarda i rossi per un consumo quotidiano generalmente preferisco i vini Barbera aspri come un 2007 di Renato Ratti e un 2006 di Oddero ai dolcetti piacevolmente amari.
A volte, comunque, nulla prende il posto del nebbiolo, l’uva del Barolo e del Barbaresco. In un tempo in cui i vini nebbiolo della Valtellina, praticamente sconosciuti, costano generalmente dai 25 ai 30 dollari, per me è stupefacente che i Produttori del Barbaresco, una grande cooperativa, possano produrre un vino nebbiolo a 19 dollari. Ma sì, il Langhe nebbiolo 2006, ottenuto da giovani viti or da meno uve, costa solo 19 dollari. Non ha la struttura di una Barbaresco ma è tutto lì, in un microcosmo più gradevole.
Per un dessert, forse un leggero e schiumoso moscato d’Asti? G.D. Vajra, un buon produttore di Barolo, fa una versione eccezionalmente deliziosa, dolce e vellutata al costo di circa 19 dollari.
Gli appassionati di vino italiano facilmente individueranno omissioni nella mia breve indagine sulle bottiglie a prezzi accessibili. Ma questa è la bellezza di antiche culture enologiche come quella italiana. Un vino che nessuno ha pensato fosse degno di nota, semplicemente perché è stato soddisfacente solo per la gente del posto per un migliaio di anni, viene assaggiato da un giovane importatore intraprendente. Improvvisamente le bottiglie di questo vino appaiono nei negozi di Los Angeles o Nashville o New York e sono trascurate perché, bene, perché nessuno ha mai sentito parlare di questo vino.
Accade, per fortuna, ripetutamente.
Questa, amici miei, è la vera opportunità.

Traduzione di Novella Talamo