Casavecchia rosso antico: otto etichette in tre annate tutte insieme al Casavecchia Winefestival


Casevecchia in degustazione: otto bottiglie in tre annate

di Teresa Mincione

Casavecchia rosso antico a Pontelatone. Tradizione vuole che i vitigni autoctoni si esprimano attraverso un rapporto empatico e passionale con il territorio d’origine. Un inscindibile legame che li rende espressioni inconfondibili di un terroir.  Per il Casavecchia, la tradizionale vinificazione in purezza che origina vini mono-vitigno di forte personalità e l’origine autoctona,conferiscono un’identità territoriale così precisa da renderlo olfattivamente riconoscibile.

Nel piccolo borgo di Pontelatone, nel cuore dell’alto casertano, si è svolta la prima edizione del Casavecchia Wine Festival che ha evidenziato caratteri e peculiarità del vitigno autoctono dalla storia a dir poco misteriosa.  Il merito dell’iniziativa va interamente al Comune di Pontelatone e alla Condotta Slow Food Volturno. Consci delle sue potenzialità, in parte e troppo spesso sottovalutate, hanno orientato ogni iniziativa della serata alla riscoperta delle diverse e nascoste sfaccettature e particolarità.

L’areale può oggi fregiarsi del riconoscimento della neonata Doc “ Casavecchia di Pontelatone”, attraverso la quale il  suo“ ritratto”   può dirsi ultimato. E’venuta alla luce l’attitudine ad armonizzarsi con il pedoclima dell’area,la spiccata originalità del corredo olfattivo.

Ancora, una tracciabilità aromatica così delineata da esser riconoscibile in sede di degustazione. Cuore pulsante della Doc  è certamente Pontelatone con le diverse frazioni e comuni limitrofi: Liberi, Ruviano, Formicola, Castel di Sasso, Pontelatone, Caiazzo, Piana di Monte Verna e Castel Campagnano. Un piccolo terroir che si staglia interamente a nord della città di Caserta. Il disciplinare lo racconta come un vitigno vigoroso ma dalla limitata produttività.  E’ questo il fattore di pregio che gli consente di entrare a pieno titolo tra i vini di qualità. Le peculiarità varietali lo tratteggiano con un grappolo mediamente lungo e spargolo, dai tratti poco serrati. L’acino è piccolo e rotondo. La buccia di colore blu nero, contribuisce ex post alla tipica nuance color rubino. Ad arricchire la serata, la presenza di otto aziende provenienti dalle zone della doc. Le annate messe a disposizione per gli ospiti della serata sono state eterogenee.La 2012 proposta dalle aziende Il Verro (Formicola) e Vigne Chigi (Pontelatone). La 2011 presentata dall’azienda Alois (Pontelatone località Audelino) con il suo Trebulanum, dall’ Azienda Agricola Vestini Campagnano (Caiazzo), Terre delPrincipe (sita a Castel Campagnano) e Sclavia (Liberi). L’annata 2010 esclusiva dei Viticoltori del Casavecchia. Dulcis in fundo, la 2008. Il senes della batteria appartiene all’azienda Le Fontanelle di Pontelatone.

In degustazione:

  1. 1.     Lautonis Casavecchia Terre del Volturno igp 2012 -Il Verro
    Rosso rubino. L’impatto olfattivo è terroso. Il palato ne guadagna rispetto all’olfatto. Alla lenta partenza dei toni fruttati di marasca e frutti rossi fa seguito la leggera nota di pepe nero e spezie scure. Sapido e dalla trama tannica viva che attende il galante intervento del tempo.
  2. 2.     Casavecchia Terre del Volturno igt 2012 -Vigne Chigi
    Rubino. Un naso giocato sulla tipicità dei sentori di territorio, e da un attacco di leggera mineralità terrosa con spunti di grafite. Fanno eco fresche sensazioni di frutti rossi ancora croccanti e da maturare. Leggera la nota di terra bagnata e di piccole spezie. Sapido, dai tannini energici e voluminosi.
  3. 3.     Centomoggia Casavecchia Terre del Volturno igt 2011 -Terre del Principe
    I
    l colore si muovelungo i tratti di un color rubino intenso. Al naso sentori selvatici non assolutizzano l’olfatto che si arricchisce di echi fruttati di more, mirtilli e spezie. La componente speziata gioca trai toni scuri di liquirizia e refoli di chiodi di garofano. Presente la componente tannica di vivace brio.
  4. 4.     Granìto Casavecchia igp  Terre del Volturno 2011 – Sclavia
    L
    a nuance riporta al rosso che parla di territorio. Si alternano note di frutta rossa, pepe verde e liquirizia amara. La trama tannica di tradizione accompagna la chiusura in una  sapido sorso.
  5. 5.     Trebulanum Casavecchia Terre del Volturno igp 2011- Alois
    Rubino.Bouquet che si tinge di rosso con rimandi a frutti di bosco freschi e ribes nero. Terrosi i refoli che si insinuano al roteare del calice. Note fungine e di sottobosco. Sottile la lavanda. Sul finale echi di cacao amaro e terra bagnata. Al palato parlano le piccole spezie: pepe e chiodi di garofano si insinuano dolcemente. Piacevole la nota affumicata. Materia viva che si presta ad una buona sapidità. Trama tannica presente che parla di un calice di corpo e  tipico.
  6. 6.     Casavecchia Terre del Volturno igt 2011- Azienda agricola Vestini Campagnano
    Il colore si spinge lungo i tratti tipici del vitigno. Al naso è estroflesso nei toni di jelly alla mora, mirtillo, violetta, frutta rossa e spezie scure. Sapido nel sorso, dal tannino stondato.
  7. 7.     Prea Terre del Volturno igp 2010 –Viticoltori del Casavecchia
    R
    ubino. Il ventaglio olfattivo si staglia in note terrose e scure. Il tempo ha smussato le ruvidità del tannino che concede qualcosa in più grazie al tempo. Refoli timidi di spezie e di cacao. Sapido, dalla chiusura scura di pepe nero.
  8. 8.      Casavecchia San Laro 2008
    I
    l senes della batteria di certo per l’età. Sei anni e dall’aspetto cromatico che parla del suo tempo. Limpido e pulito all’olfatto. All’assaggio concede note di frutta rossa matura e piccole spezie rintanate in fondo al calice. Angoli smussati sui tannini ingentiliti che regalano una sapidità sfaccettata.

I calici si sono presentati tutti in una comune veste di tipicità e qualità. In una battuta: una (s)premuta di terroir! Per alcuni il passaggio del tempo smusserà angoli e nerbature. Per quelli con qualche passo di vantaggio, servirà a render più ricco il calice di chi beve.

Riflessione in chiusura
Piacevole sin dalle prime annate, accattivante dopo l’affinamento. Non è un caso che nelle trame del disciplinare si parli del Casavecchia come un vino da invecchiamento. Certamente con l’entrata della nuova Doc, il panorama vitivinicolo campano si è arricchito di una voce, antica quanto mai nuova, che parla di quell’ autoctono scovato “dietro la casa vecchia”, alias di  un’ eccellenza del territorio della Valle del Volturno chiamato Casavecchia.

Un Neonato dal corredo cromosomico di personalità e qualità, futuro custode della tradizione vitivinicola locale. Saper vivere con piacere il passato è vivere due volte!

Un olfatto che parla di uniformità di genere nonostante la diversità produttiva che contraddistingue ogni azienda.Dall’assaggio di ogni calice, evidente il passo in avanti rispetto al passato.