Vulture, a lezione da un produttore toscano


L’individualismo non è una risorsa, ma l’oppio del Mezzogiorno
Come ben sanno i miei amici e sodali, non stravedo tanto per il vino toscano, quanto per l’incredibilità capacità di proporlo e commerciarlo in Italia e in tutto il mondo: non a caso le banche sono nate qui. A questo proposito è esemplare quanto successo nel Vulture un mese fa, ma la premessa necessaria per comprenderlo è nella scelta coraggiosa di Fabrizio Piccin di vendere la propria azienda a Montepulciano, dove era già noto come uno dei migliori produttori di Nobile, per acquistare in Basilicata qualche ettaro e continuare a fare vino rosso con l’Aglianico. Anche qui il ragazzo si è distinto, l’edizione 2007 di Vini Buoni d’Italia gli ha subito assegnato la Corona e non solo per i buoni uffici della sua amica Maddalena Mazzeschi, ma perché aveva del suo da vendere e da raccontare nel bicchiere coperto. Bene, è stato lui ad organizzare dopo molto tempo un educational tour per buyers e giornalisti specializzati subito dopo Vitigno Italia mentre i due consorzi presenti in zona, due non perché ci sono più aziende o tipologie da tutelare ma per manzanza di intesa, non hanno mai fatto direttamente nulla del genere. Fabrizio non ha aspettato l’eterno sovvenzionamento pubblico ottenendo il quale avrebbe sottoposto i suoi interlocutori ad interminabili e inutili discorsi di amministratori e politici locali, ha fatto tutto a proprie spese: non solo ha fatto venire gli invitati nella sua azienda, ma ha mostrato loro i vigneti, i castelli, la splendida Matera e oltre a fare degustare i propri vini ha dato loro la possibilità di provare almeno una ventina di Aglianico del Vulture di altre cantine, comprando addirittura i vini di alcuni produttori che non li hanno dati perchè guardavano con sospetto un collega che si proponeva di far provare il loro rosso con un educational interamente pagato da lui e senza fondi pubblici. Ecco, allora, semplicemente come si fa: quanto più si promuove un territorio tanto più cresce il valore della propria azienda, un po’ come accade per gli immobili. Questo passaggio così elementare in Toscana e ormai nel resto d’Italia non è ancora compreso molto bene nel Mezzogiorno dove ogni distretto è trasformato in una sorta di Striscia di Gaza nella quale si consumano odi, rancori, invidie e sospetti, ma soprattutto non si ha alcuna fiducia di crescere collettivamente e si ha sempre paura di essere fregati. Se il ceto politico è assolutamente ormai incapace nel suo complesso di trovare un aggancio alla realtà, bisogna anche osservare come gli imprenditori dovrebbero imparare a muoversi da soli se credono davvero in quel che fanno. Nel Sud sono davvero pochi i produttori intelligenti capaci di agire altrimenti, ben presto molti si scoraggiano e ripiegano su se stessi. Ecco allora un esempio concreto di come il divario tra il Sud e il resto del paese è tutto dentro la testa delle persone: l’individualismo è l’oppio del Mezzogiorno.