Zero 2005 Paestum igt


D’ORTA-DE CONCILIIS

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 30 a 35 euro
Fermentazione e maturazione: legno

Bruno non fa lo sbruffone, mai. Perciò è difficile per lui sbagliare, sia sulle persone (e avrei fatto meglio taluna volta ad ascoltarlo), che sui vini, ovvio. Soprattutto i suoi. <Questo è il migliore di sempre> mi dice semplicemente versandomi il suo Zero 2005, vino di cui in verità ho sempre scritto pochissimo perché in giro ce ne sono non più di 4000 bottiglie l’anno e mi è continuamente sfuggito davanti come un’anguilla. Quando assaggio i suoi vini, sempre immersi negli olivi secolari del nostro amato Cilento, lui si limita a raccontarmi come li fa, quale diavoleria ha stavolta escogitato per fronteggiare i capricci della natura e i suoi, di gran lunga più imprevedibili. Amo queste colline di cui si circonda Agropoli, sono vicine, piene di verde, calda pietra i centri storici recuperati, come Torchiara miniatura di secoli, e all’orizzonte c’è il mare greco e saraceno, mai italiano, che è una possibile via di fuga alla mente in cerca di novità. E poi però non è mio gusto il vino muscoloso e concentrato, lo stile Amarone, appunto. Per cui di Bruno amo l’Antece, i suoi base, il suo straordinario Naima, ma di fronte allo Zero 2005 devo alzare le mani, ok mi arrendo. Il problema, cari amici, è sempre il naso, quando lo infilate nel bicchiere e sentite qualcosa di diverso dal racconto precedente vuol dire che siete in presenza di un grande vino che rilascia continuamente quel che la frutta e il legno hanno saputo tramare nel corso della fermentazione e soprattutto dell’elevamento in barrique e in vetro, passaggio per me fondamentale, direi decisivo la maggior parte delle volte. Zero è fuori linea, nasce dall’incontro di Winny D’Orta, napoletano antropizzato a Monaco di Baviera, e Bruno, un incontro avvenuto all’esordio della cantina di Prignano Cilento che ha fatto la storia narrabile del vino cilentano, è il primo di una lunga serie di diversivi che porta il nostro eroe omerico a continui percorsi inediti e spesso d’antan o fuori moda, come ragionare di cabernet e di syrah, ma sempre teso a soddisfare il suo bisogno di conoscenza, c’è l’idea precisa di come la vita sia breve per esaurire il rapporto con il vino in una sola generazione e, allora, perchè non provare? Perchè non tentare? Sì, la realtà è questa, ma può essere alla fine rovesciata? Certo, come no, tutto ciò che è umano può essere rivoltato come un calzino. Zero è la navigazione del nostro verso le colonne d’Ercole è, diciamocelo pure, il vino che gli piace, poter spingere l’uva oltre ogni limite di surmaturazione e verificare l’effetto di questa sfida al limite della degenerazione del frutto. Dalla cioccolata al cuoio, dall’amarena in confettura alla prugna secca, la cannella, la liquirizia, ma davvero, quanti descrittori potremmo usare per questa specie di drogheria a cielo aperto che è il bicchiere 2005 lasciato respirare per molto tempo in attesa delle chiacchiere e dei ricordi di molotov lanciate, di molotov non esplose, e, dico io, sopratutto di molotov che si dovrebbero lanciare a go go adesso che siamo al fondo familistico amorale. Banfield girò il Sud, ora basta fermarsi a Roma, risparmia i soldi del viaggio. La bocca mi riporta a casa, eccolo, il solito Aglianico che puoi travestire da Amarone come hanno pure fatto Marcella e Gerardo Giuratrabocchetti con il Sigillo, ma che quando lo spogli lo ha sempre più lungo di tutti. Dopo il finto ingresso dolce in cui il naso sembra trovare assoluta continuità, una finta cerebrale, in pochi secondi le redini della beva sono assunte dalla freschezza imponente, vi do scontata la struttura e l’alcol in viaggio oltre quota 15, ma la pericolosa salita costruita dall’ingresso ad asticella alta viene affrontata con baldanza e sicumera: il vino si apre la strada regalando la sensazione di avere un frutto davvero croccante, fresco, quasi un naso capovolto, per poi, passato lo tsunami, ritrovare l’olfatto complesso grazie ad un finale infinito, prolungato nei secondi, starei per dire minuti se ci aggiungi la testa. La bravura di Bruno è nell’aver conservato in equilibrio le diverse componenti quando sarebbe stato facile stupire con i soli effetti speciali. Invece questi muscoli ostentati e oliati sono talmente messi a punto da un allenamento iniziato in vigna da realizzare un disegno della massima eleganza, l’idea finale che resta è quella di aver provato ad andare sull’ottovolante in maniera coordinata e collaudata. Non ho esperienza di Zero per dirvi che tempi ci sono, credo sicuramente molto lunghi a meno che il frutto da maturo e cotto non si trasformi in ossidato, ma questo è troppo difficile da prevedere. Ci affideremo ad una verticale e stavolta sarà Bruno a scegliere chi dovrà esserci, lui le persone le annusa meglio di me. Un dato è sicuro: non puoi dire di conoscere la Campania se non hai bevuto lo Zero, come dire stare qui e non andare a Pompei.

Sede a Prignano Cilento, Contrada Querce, 1. Tel. e fax 0974 831090. www.viticoltorideconciliis.it D’Orta De Conciliis. Ettari: 4 di proprietà. Bottiglie prodotte: 12.000. Vitigni: aglianico, merlot. Viticoltori De Conciliis.Enologo: Bruno De Conciliis, Ettari: 26 di proprietà. Bottiglie prodotte: 150.000. Vitigni: aglianico, fiano