Minne di Sant’Agata: ricetta dolce siciliana


11/2/2016 8.1 MILA LETTURE

Minne di Sant'Agata
Minne di Sant’Agata

di Laura Scollo

“La nonna, catanese di nascita, dopo il matrimonio con mio nonno Sebastiano aveva lasciato Belpasso, il paese in cui era cresciuta, per trasferirsi a Palermo, dove nacquero tutti i suoi figli. Aveva portato con sé poche cose, tra cui una profonda fede cristiana nel cuore, una grande devozione per sant’Agata nell’anima e nel naso l’odore del pane fresco, dei biscotti dorati che venivano confezionati nel forno della sua famiglia. […] Fu proprio grazie alla devozione di mia nonna che il cinque febbraio di ogni anno la famiglia Badalamenti si riuniva per celebrare l’onomastico delle sue Agata con un pranzo in grande stile, che si concludeva con i dolci votivi – le minne di sant’Agata per l’appunto -, fatti a mano da lei personalmente, per grazia ricevuta o da ricevere. La nonna, di cui porto il nome, aveva stabilito che io l’aiutassi in cucina nella delicata preparazione dei dolcetti e mi designò custode ufficiale della ricetta e sua unica erede. Nella famiglia Badalamenti l’eredità veniva trasmessa ai discendenti secondo il diritto di maggiorasco; il patrimonio, cioè, andava al primo figlio maschio, che aveva l’obbligo di conservarlo, custodirlo e passarlo integro al proprio discendente. Nonostante tale diritto fosse stato abolito dopo l’unità d’Italia, nella nostra famiglia, come del resto in tutto il meridione, era rimasta la consuetudine di privilegiare il figlio maggiore, riconoscendo alle femmine una dote in danaro che aveva la funzione di prevenire faide annose e violente. La nonna, femminista a modo suo, volle lasciare a me il bene di famiglia più prezioso, la ricetta delle minne di sant’Agata. Nella cucina in penombra si svolgeva il sacro rito della preparazione dei dolci, dal quale erano esclusi gli altri parenti che, incapaci di una fede genuina, avrebbero vanificato il sacrificio della nonna e indispettito la Santuzza, la quale avrebbe potuto anche ritirare la sua benevola protezione. Mi lavavo le mani con cura particolare, la stessa che anni dopo avrei usato prima di assistere ai parti, in ospedale. Davanti al tavolo di marmo maneggiavo pastafrolla e crema di ricotta con dedizione e serietà. Un po’ per intrattenermi, un po’ per istruirmi, un po’ per contagiarmi con la sua fede religiosa ingenua, sincera, appassionata, mia nonna mi raccontava la vita della Santuzza, così come lei la conosceva. […] Il racconto lasciava nell’aria odore di santità e ricotta. Sul tavolo della cucina tanti dolcetti tondi, vicini a due a due, la ciliegia rossa al centro a imitare il provocante capezzolo. La fede e la devozione di mia nonna erano riposte in quelle cassatelle, l’irrinunciabile rito della tradizione della famiglia Badalamenti”.

Minne di Sant'Agata, gli ingredienti
Minne di Sant’Agata, gli ingredienti

 

Minne di Sant'Agata, le ciliegine candite
Minne di Sant’Agata, le ciliegine candite

 

Minne di Sant'Agata, ingredienti e attrezzi da lavoro
Minne di Sant’Agata, ingredienti e attrezzi da lavoro

“La nonna, femminista a modo suo, volle lasciare a me il bene di famiglia più prezioso, la ricetta delle minne di sant’Agata. Nella cucina in penombra si svolgeva il sacro rito della preparazione dei dolci, dal quale erano esclusi gli altri parenti che, incapaci di una fede genuina, avrebbero vanificato il sacrificio della nonna e indispettito la Santuzza, la quale avrebbe potuto anche ritirare la sua benevola protezione “.

“Davanti al tavolo di marmo maneggiavo pastafrolla e crema di ricotta con dedizione e serietà. Un po’ per intrattenermi, un po’ per istruirmi, un po’ per contagiarmi con la sua fede religiosa ingenua, sincera, appassionata, mia nonna mi raccontava la vita della Santuzza, così come lei la conosceva”.

Minne di Sant'Agata, le fasi di preparazione
Minne di Sant’Agata, le fasi di preparazione

 

Minne di Sant'Agata, le fasi di preparazione
Minne di Sant’Agata, le fasi di preparazione

“Agatì, beddruzza mia, comincia a mischiare la farina con la sugna e sentimi bene, che ti devo raccontare una cosa importante. Devi sapere che #Sant’Agata, prima di fare miracoli era una picciuttedda graziosa tipo te, con la pelle bianca come una distesa di mandorli in fiore, gli occhi celesti che sembravano il cielo a primavera. […] Ogni mattina, affacciata alla finestra, si azzizzava come al solito i capelli e ci passava l’olio d’oliva; non c’è niente di meglio per i capelli cara la picciridda mia: un pochino ogni giorno sulle punte e quelli si allungano e crescono forti e sani. Un giorno passò di la il console romano, un certo #Quinziano. La ragazza cantava la sua preghiera con voce accussì dolce che l’anima del governatore si smosse e il cuore cominciò a tuppuliargli nel petto. Persino il cavallo sentì che stava succedendo qualcosa di importante e prese a sbattere gli zoccoli con movimenti nervosi e a soffiare dal naso. A Quinziano quella signorinella dolce, morbida, di buona famiglia e timorata di Dio ci tolse la pace del giorno e il sonno della notte”.

Minne di Sant'Agata, le fasi di preparazione
Minne di Sant’Agata, le fasi di preparazione

 

Minne di Sant'Agata, le fasi di preparazione
Minne di Sant’Agata, le fasi di preparazione

“A Quinziano quella signorinella dolce, morbida, di buona famiglia e timorata di Dio ci tolse la pace del giorno e il sonno della notte. L’immagine di Agata dalle trecce lunghe e la pelle bianca gli compariva davanti ogni volta che chiudeva gli occhi. Nel letto si arriggirava prima da un lato e poi dall’altro, ma la testa era sempre là, a quella carne giovane che gli rimescolava il sangue. […]
“Agatì, non ce lo dire a tuo padre che ti racconto queste cose, quello è geloso peggio di un turco, se sa che ti parlo di…viiih, manco ci voglio pensare.” Mentre parlava la nonna non smetteva un attimo di lavorare l’impasto, che sotto la pressione delle sue dita abili era diventato una palla morbida ed elastica.

“Agatì, paro: non sparigliare mai!”.

“Agatì, falle bene quelle cassatelle, nzà ma’ la Santuzza si offende”.

Laura Scollo
Laura Scollo

“Tenendomi le mani sulle minnuzze che ancora non mi erano spuntate, scendevo dal mio sgabello, aprivo con fatica gli sportelli della credenza, guardavo tra gli scaffali pieni di tazzine scompagnate, scatoline di metallo, pezzi di spago avanzati, pacchi di pasta, poi trovato il barattolo delle ciliegie candite, lo afferravo con cautela e tornavo di corsa ad ascoltare la fine della storia”.
“La decorazione era una fase particolarmente delicata e io percepivo tutta la solennità di quel momento. Le cassatelle dovevano assomigliare a seni veri, altrimenti correvamo il rischio di scontentare la santa che, suscettibile com’era, avrebbe potuto toglierci la sua protezione. La nonna si metteva gli occhiali, apriva le persiane per fare entrare più luce, poggiava una ciliegina, si allontanava un pico dal tavolo e controllava che fosse centrata bene; poi si riavvicinava e ne metteva un’altra, fino a quando non aveva decorato tutti quei magnifici dolci. Nel frattempo, senza interrompere il lavoro, continuava a raccontare”.

Minne di Sant'Agata
Minne di Sant’Agata

“Il racconto lasciava nell’aria odore di santità e ricotta. Sul tavolo della cucina tanti dolcetti tondi, vicini a due a due, la ciliegia rossa al centro a imitare il provocante capezzolo. La fede e la devozione di mia nonna erano riposte in quelle cassatelle, l’irrinunciabile rito della tradizione della famiglia Badalamenti. Prima di andare via le contavo e ricontavo: una, due, tre, dieci, venti, trentadue, erano sempre in numero pari, due per ogni nostra parente che, grazie a loro, avrebbe potuto godere della protezione di sant’Agata per tutto l’anno”.

Minne di Sant'Agata
Minne di Sant’Agata

Il Conto delle Minne,  Giuseppina Torregrossa,  Mondadori, 2010.

Ricetta di Laura Scollo

  • 15 minutiTempo di preparazione
  • 30 minutiTempo di cottura
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Ingredienti per 8 persone

  • Pastafrolla:
  • Farina di tipo 00
  • 600 grammi strutto
  • 120 grammi zucchero a velo
  • 150 grammi aroma di vaniglia
  • 2 Uova
  • Glassa:
  • 350 grammi zucchero a velo
  • 2 cucchiai succo di limone
  • 2 albumi
  • Ripieno:
  • 500 grammi ricotta di pecora,
  • 100 grammi canditi (di zucca, cedro e arancia)
  • 100 grammi scaglie di cioccolato fondente
  • 80 grammi zucchero

Preparazione

Pastafrolla
Tagliare lo strutto a dadini e lavorarlo tra le dita insieme con la farina. Quando i due ingredienti saranno ben amalgamati aggiungere lo zucchero a velo, incorporare le uova e la vaniglia. Impastare velocemente. Quando il composto avrà una consistenza soffice ed elastica, da poterci affondare le dita come in un seno voluttuoso, coprire con una mappina e lasciar riposare.
Glassa
Montare parzialmente gli albumi con un pizzico di sale. Aggiungere lo zucchero, il succo di limone e continuare a mescolare fino a ottenere una crema bianca, lucida, spumosa.
Ripieno
Lavorare la ricotta e lo zucchero fino a farne una crema liscia, senza grumi. Unire i canditi e il cioccolato. Lasciare riposare in frigorifero per un'ora circa.
Preparazione:
Imburrare e infarinare stampini rotondi, perché il dolce abbia la forma di un seno. Stendere la pastafrolla in uno strato sottile. Foderare il fondo degli stampini, farcirli con la crema e chiuderli con dischi di pastafrolla. Capovolgerli sulla piastra unta e infarinata. Cuocere nel forno a 180 °C per 25-35 minuti. Sfornare e far freddare su una griglia. Estratta delicatamente ogni cassatina dal suo stampo, colarvi sopra la glassa, in modo uniforme perché tenderà a solidificare in poco tempo. Perché delle semplici cassatelle si trasformino come per magia in seni maliziosi, minne piene, decorare queste magnifiche, bianche, profumate rotondità con una ciliegina candita. "
Il Conto delle Minne, Giuseppina Torregrossa, Mondadori, 2010.

Vini abbinati: Marsala Superiore Oro Doc Marco De Bortoli