Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Diciamo la verità, il Fiano del Cilento, del Salernitano e delle Puglie sta a quello irpino nella stessa posizione in cui i supertuscans stanno ai Brunello di solo sangiovese. Esuberanza olfattiva, concentrazione materica, alcol sui 14 ne fanno quasi un genere a parte, spesso l’eleganza e la finezza, e dunque anche la profondità, ne escono penalizzate.
Si tratta di un genere, badate, che tra l’altro va anche meglio incontro a chi usa bere poco perché in fondo grazie alla frutta, pera spadona, sono di più facile lettura.
Il nostro è un discorso generale, ma ai produttori consigliano la stessa dieta che abbiamo suggerito ai produttori di Aglianico nel Vulture se volgiono essere davvero competitivi e conquistare appeal. Naturalmente non si tratta di inseguire un modello unico, quanto, piuttosto, giocare la propria interpretazione ad armi pari e senza accentuazioni in questo momento considerate caricaturali.
Se voglio un vino bianco fruttato e polposo o molti Chardonnay e qualche Falanghina tra cui scegliere.
Un Fiano, per la nobilità d’animo di questo vitigno, deve per forza regalarmi qualcosa in più.
In questa precisa direzione vanno le 2500 bottiglie della edizione 2008 del Fiano di Mila Vuolo. L’impatto è sicuramente classico salernitano, ossia pera, mela golden, persino albicocca, magari un po’ monocorde e senza eccessive variazioni anche mutando temperatura di servizio. Un impatto intenso e persistente, assolutamente dominante, di frutta dolce (ma non di zucchero badate bene).
In bocca però la situazione migliora: l’attacco non è affatto dolce, il vino è dominato dalla sapidità, la freschezza impera e rende gradevole la materia notevolmente smagrita rispetto alla edizione 2007. Finale lungo e piacevole, un po’ di mandorla amara. Dal che ricaviamo anche una buona possibilità evolutiva nei prossimi tre o quattro anni, senza volerci spingere oltre cose che non conosciamo. In questa marcia verso toni eleganti, favoriti oltrettutto dlla esposizione a Nord del vigneto proprio in faccia al massiccio irpino del Termino, aiuta anche l’alcol, fermo ufficialmente a quota 12,5.
Il bianco è dunque piacevole, se avesse una punta di mistero maggiore al naso sarebbe sicuramente in condizioni di combattere ad armi pari con gli i Fiano di Avellino della stessa annata.
Da abbinare ai frutti di mare e al delizioso tortino di patate e baccalà su crema di broccoletti del Ristorante del Golfo di Salerno.
Sede a Salerno, Frazione Rufoli, Località Passione. Tel. 089.282178. Ettari: 4 di proprietà. Vitigni: aglianico e fiano. Enologo: Guido Busatto. Bottiglie: 5000.
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