A Monte San Giacomo l’azienda agricola Monterberry : le due anime di Francesca Romano

Pubblicato in: Piccole e Grandi Aziende Agricole

Azienda Agricola Monterberry – Prodotti di Montagna
Contrada Filtelle, snc
Monte San Giacomo
Telefono: 333 2889495
www.monterberry.it

di Carmen Autuori

Definire Francesca Romano semplicemente una ninfa dei boschi sarebbe stato sicuramente un titolo da storytelling o “acchiappa like”, ma sicuramente riduttivo. In realtà questa signora dai tratti squisitamente mediterranei incarna due mondi: quello analitico e razionale legato al complesso mondo della finanza – è un’affermata consulente finanziaria – e quello ancestrale delle sue radici che si diramano tra la terra arsa, ma allo stesso tempo feconda, della montagna che per lei è casa, rifugio ed orgoglio.

Siamo a Monte San Giacomo, nel Vallo di Diano, tra il Cervati e il Monte Motola a circa 1100 metri di altitudine, qui Francesca figlia di pastori è nata e ha trascorso l’infanzia e, a seguire, le estati, quando tornava dal Cilento dove la famiglia si trasferiva nel periodo invernale per esigenze legate alla transumanza.

Attenzione, però: vivere la montagna per una bambina in un luogo totalmente isolato, senza acqua né elettricità, che a soli sette anni si occupava del gregge, non è stato esattamente un periodo idilliaco, sebbene con il senno di poi Francesca sia giunta alla consapevolezza che siano stati proprio quegli anni a forgiare la sua personalità, ad insegnarle la resistenza, l’attesa, a leggere la natura e ad assecondarla, così come avevano fatto i suoi avi e tutte le genti che avevano abitato in quelle terre dalla notte dei tempi.

Poi il diploma in ragioneria, il matrimonio e una breve parentesi in provincia di Modena, dove si è occupata della gestione di un Caf, prima di tornare a casa e decidere di avviare la sua attività di consulente del credito senza però mai smettere di collaborare con l’attività di famiglia che, nel frattempo, si era stabilita a Torchiara dove i Romano avevano acquistato un grosso appezzamento di terreno coltivato ad olivi e fichi, tralasciando, se non per la coltivazione dell’erba medica destinata al gregge, l’azienda di Monte San Giacomo.

<<Il mio rapporto con la montagna è stato sempre complesso, se da un lato cercavo “altro” in termini di spazi lavorativi, allo stesso tempo le radici, ossia la mia essenza più profonda, mi legavano a quei luoghi che mi avevano plasmato il carattere. Così, a fronte della decisione da parte della mia famiglia di vendere la proprietà che era diventata davvero difficile da gestire, con un grande atto di coraggio, nel 2016 decisi di occuparmene in prima persona fondando Monterberry. Non una semplice azienda agricola, ma una realtà che valorizzasse i prodotti di montagna, ortive, erbe aromatiche e frutti di bosco, dalla cui crasi deriva il nome, senza stravolgere nulla, ma semplicemente obbedendo ai ritmi della natura scanditi dalle stagioni, dalle caratteristiche del suolo, da ciò che da sempre veniva coltivato in altura con metodi ancestrali ed empirici, gli stessi che avevano assicurato la sussistenza dei miei avi.

Parliamo di luoghi difficili, di terra arsa – la nostra Terrapuglia dal latino pulvis – che riesce, grazie alle escursioni termiche, a bastare a sé stessa anche senza irrigazione, di frutti, come la pera lardara, che crescono solo in questi luoghi, ovvero tra Monte San Giacomo e Sassano. Coltivare in altura significa andare in letargo con la montagna e risvegliarsi con essa, tutto è scandito dall’attesa. Cinque ettari non tutti coltivabili e suddivisi in circa 8 appezzamenti che semino a rotazione, come natura insegna da molto prima che tali regole fossero previste nei protocolli del Biologico. Coltivare in altura significa anche limitare i danni delle incursioni di cinghiali, volpi, cervi, istrici che possono distruggere un raccolto in una notte, combattere contro i cambiamenti climatici, essere resistenti all’indifferenza e, qualche volta, anche agli attacchi di chi vorrebbe che tutto rimanga com’è per meri interessi politici, e questo è ancora più tangibile nei piccoli centri,  tutte difficoltà di cui bisogna tener conto, ma che valgono il sacrificio, non solo per i prodotti straordinari che questo luogo regala, ma anche perché è un dovere verso la nostra storia. Tutto ciò basandosi solo sulle proprie forze>>, racconta Francesca.

I prodotti

Sin dall’inizio dell’attività, ha adottato la tecnica della “consociazione”, ovvero la coltivazione delle piante in uno stesso luogo, tecnica che appartiene dalla notte dei tempi ai contadini di alta quota. Ad esempio, tra i filari di mais vengono piantati i fagioli che, come tutte le leguminose, rilasciano sostanze organiche che arricchiscono il terreno sfruttato dalle piante di mais e di grano, i cui fusti fungono da sostegno alla varietà rampicante e le zucche che impediscono il proliferare delle erbe infestanti. Il risultato è un bellissimo “caos” che obbedisce alle regole della natura e che non ha bisogno di alcun intervento esterno che va ad alterare gli equilibri dell’ecosistema come fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, anzi qui le erbe infestanti sono un valore aggiunto: rincalzate nei solchi diventano un fertilizzante naturale.

Fagioli e patate sono le ortive che da sempre hanno caratterizzato l’agricoltura di alta quota, oltre a essere il pilastro dell’alimentazione contadina, ne è esempio la zuppa di Cicci e Patate (fagioli e patate), un piatto perfettamente equilibrato per l’apporto sia di carboidrati che di proteine. Tre le varietà di fagioli: il tondino bianco, detto fagiolo a pisello, il cannellino e il borlotto che in zona si chiama fagiolo scritto, tutti raccolti e sbucciati a mano.

Le patate sono, come dicevo, quelle di Terrapuglia, un tipo di terreno molto simile a quello del sottobosco che, pur essendo polveroso e quindi arso, trattiene l’umidità rilasciata dalle forti escursioni termiche, rilasciandola gradualmente alla pianta. Si caratterizzano per la polpa asciutta che le rendono particolarmente adatte alla preparazione di gattò, crocchè, fritte sono una vera e propria leccornìa.

Francesca usa ancora, dopo averle scavate, conservarle sottoterra per evitare che marciscano. Anche la raccolta segue regole ben precise, bisogna aspettare che la terra si raffreddi per permettere alla buccia di consolidarsi.

Grazie a vari esperimenti, gli appezzamenti si prestano anche alla coltivazione di cime di rapa dal sapore incomparabile, dolcissime e tenere si raccolgono ininterrottamente da novembre ad aprile. Può capitare, però, che i semi dell’annata precedente a sorpresa germoglino, offrendo delle tenerissime foglie, ottime ripassate in padella insieme alle bietole e agli spinaci selvatici che fanno loro da cornice. Uno spettacolo a tratti commovente.

Maestosi alberi di noci che una volta servivano a tenere freschi gli ovili, producono un’ottima varietà che si presta molto bene alla conservazione, così come i castagni da cui Francesca ricava la farina, un prodotto gluten free particolarmente attuale e le castagne cotte a vapore, uno snack gustoso e salutare. Inoltre, il legno di noci e castagne per la sua particolare duttilità si presta alla realizzazione dei collari degli animali, questo spiega la loro presenza in luoghi storicamente vocati alla pastorizia e all’allevamento di bovini. Tutto torna, la natura è stata sempre sufficiente a sé stessa.

In azienda si coltiva anche grano proveniente da semi antichi che appartengono alla famiglia Romano da generazioni. Il risultato è un piccolo quantitativo di farina che richiede grande maestrìa nella lavorazione, ma che regala risultati straordinari come il pane biscottato e altri prodotti da forno.

Parte dell’azienda è destinata alla coltivazione delle erbe aromatiche, origano rosso, timo, lavanda.

<<Le erbe aromatiche sono una grande risorsa per l’azienda quando la montagna va in letargo – spiega Francesca -. Innanzitutto, si prestano ad una lunga conservazione e poi sono l’elemento caratterizzante di tanti prodotti come il pane biscottato all’origano, i biscotti e la pasta al timo, i tarallini alle erbe di montagna, tutti prodotti che ci permettono di sostenerci economicamente nella stagione invernale. Proprio per ovviare ai periodi di stallo, ho deciso di affidarmi ad alcune aziende esterne, che sposano il mio pensiero di un’agricoltura sostenibile, per la trasformazione o il confezionamento. Ad esempio, i frutti di bosco che si possono acquistare freschi solo in luglio e agosto, vengono trasformati in confetture, oppure i fagioli che una volta secchi vengono confezionati in buste da 250 grammi cadauna.

Le zucche, invece, le essicchiamo noi al sole, senza alcun conservante come facevano i nostri nonni seguendo la filosofia delle conserve che dovevano assicurare le provviste per l’inverno>>.

Nei progetti futuri di Francesca ci sono due iniziative importanti: destinare alcuni lotti alla coltivazione dell’origano rosso molto richiesto da importanti pizzeria – oggi la produzione va quasi esclusivamente a Gino Sorbillo – e del timo e, inoltre, implementare la piantumazione di alberi di pera lardara, il frutto prezioso che ha fatto conoscere Monte San Giacomo nel mondo grazie ad associazioni che se ne sono prese cura, salvandola dall’estinzione e comunicando il prodotto con esperienze sul campo come l’associazione Grotta, Briganti e Cacio, presieduta da Carmine Lisa, di cui Francesca è membro attivissimo del direttivo. Si tratta di un frutto che si raccoglie in settembre, molto adatto alla conservazione che può durare fino a cinque anni, come emerso da alcuni studi universitari, semplicemente immersa in acqua di fonte e adatta per impreziosire insalate, pesce – buonissima con il baccalà e i peperoni sottaceto – o da essere consumata cruda, che finalmente si avvia a diventare PAT.

Gli Open Day

Francesca è stata una pioniera del turismo esperienziale nel Vallo di Diano. Quasi in contemporanea con la nascita di Monterberry ha iniziato ad organizzare delle giornate in montagna, non solo in estate, ma anche in inverno per poter godere dei paesaggi innevati ed apprezzare la bellezza delle creste del Cervati. Passeggiate a piedi o in bike, attività didattiche destinate ai più piccoli, il picnic a base di prodotti aziendali cucinati da Francesca e dalla mamma da consumare, in estate, all’ombra dei rigogliosi noci e castagni dove è stata creata un’area attrezzata, mentre in inverno ci si sposta all’interno, in un ampio locale ricavato da uno spazio che una volta era la stalla, corredato di forno a legna e arredata con antichi attrezzi agricoli. Le giornate sono organizzate in concomitanza con i momenti salienti della vita aziendale, dalla raccolta delle patate, a quella delle castagne, dei frutti di bosco o della mietitura del grano ed hanno lo scopo di far vivere momenti di connessione tra uomo e montagna, compresa la rappresentazione della vita pastorale, grazie alla testimonianza degli ultimi pastori. Tutti gli eventi, a cui si può partecipare previa prenotazione, sono svolti in collaborazione con l’associazione Grotta, Briganti e Cacio.

Rareche Mercato Rurale     

I prodotti dell’azienda Monterberry, oltre che sullo shop on line, il sabato li potete trovare a Rareche, il mercato rurale vetrina dell’agricoltura sostenibile e frutto di una bellissima rete di produttori cilentani che proprio in questi giorni ha festeggiato il suo quinto compleanno, a Vallo della Lucania. Dimenticate, però, di trovare i prodotti di cui avete bisogno in quel preciso momento: sui banchi troverete solo ciò che la natura offre secondo la stagionalità.

<<A Rareche non vendiamo solo prodotti – dice Francesca -, ma portiamo la storia di ognuno di noi, che poi è la storia di un popolo, vendiamo il racconto, le ricette della tradizione che, perlopiù, appartengono alle fonti orali e, quindi, sono a rischio oblio. Tutto ciò fidelizza la clientela che sa, ad esempio, che le patate le potrà trovare da ottobre in poi, così come i fagioli secchi e le zucche. Lì non esiste lo store manager, è la natura che riempie i banchi, e noi dobbiamo adattarci ai suoi diktat, gli stessi a cui si sono adattati le generazioni che ci hanno preceduto>>.

Nota a margine: ho trascorso una intera giornata con Francesca, iniziata in ufficio dove svolge la sua attività primaria, quella di consulente del credito, l’ho seguita in montagna, ho percorso con lei sentieri, orti, castagneti, ho raccolto cime di rapa, ho tuffato il viso in fasci di origano, di timo e di lavanda, mi sono incantata alla vista della rosa canina, mi sono persa nella bellezza delle valli e delle cime che, come una corona, adornavano Monterberry mentre lei, instancabile, mi raccontava la sua incredibile vita. Sono tornata a casa con la convinzione che Francesca è la montagna e viceversa, o forse davvero una ninfa dei boschi.

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