Bellosguardo, i vini di Belrisguardo nel Parco del Cilento

Pubblicato in: Giro di vite

Un detto napoletano, sinonimo di saggezza popolare, dice che “…do’ mmeglio si trova ‘o mmigliore…”. Ed è proprio quello che è successo nel territorio degli Alburni dopo l’implosione della Cantina Sociale di Castel San Lorenzo, che pur rappresentava un solido sostentamento economico per le famiglie dei numerosi conferitori. E così, come l’araba fenice, dalle sue ceneri sono sorte tante piccole aziende, anche a conduzione familiare, che finalmente hanno trovato il loro spazio vitale e tratto la forza per mettersi in gioco in prima persona. Una produzione quasi del tutto minimalista, contrassegnata da poche ma pregevoli bottiglie di vino, che alimentano la passione per questa terra e la consapevolezza di offrire comunque un prodotto di buona qualità, proposto sempre ad un prezzo conveniente.

La società agricola biologica Belrisguardo (antico nome di Bellosguardo) rappresenta uno di questi casi emblematici, anche se ha mantenuto sempre la sua autonomia e non ha mai conferito le uve alla Cantina Sociale.  Essa è nata nel 2001, sotto un’altra denominazione, con lo scopo di promuovere e recuperare varietà ampelografiche autoctone, di cui l’areale di Bellosguardo ne è ricco. Gli ettari vitati a disposizione sono cinque e tutti allevati con Aglianico, in attesa di impiantare altre due varietà prettamente locali: Troccanosa e Moscatella. Il terreno è di natura calcareo-argilloso e si erge su una collina a 550 metri. L’azienda è gestita da quattro ragazzi coraggiosi e volenterosi: i fratelli Romano e Vito Brancato, Maria Antonietta Pepe e Roberto Fusco, che all’inizio della loro avventura si sono avvalsi della consulenza enologica di Antonio Caggiano e del suo staff.
La fase produttiva vera e propria è iniziata nel 2009, con la confezione di due bottiglie entrambe con Aglianico in purezza per complessivi 2.000 pezzi che sono usciti sul mercato nel 2011. E’ stato un vero successo, perché le bottiglie sono andate a ruba in poco tempo, con il grosso rammarico di non poter soddisfare tutte le richieste. Per fortuna tra pochi mesi sarà messa sul mercato l’annata 2010 con un quantitativo di bottiglie quintuplicato, visto che le premesse sono molto confortanti.

Le due bottiglie del 2009, denominate Aglianico Paestum Igt, sono Le Maute, dal nome della località in cui insiste il vigneto, e Argylos, argilla in greco per via della conformazione del terreno. Entrambe portano impresse una scritta serigrafata in latino e delimitata da un profilo che può essere interpretato come quello di un volto, oppure quello dei monti Alburni. La frase latina, tratta da una vecchia campana del paese e liberamente rielaborata da Roberto Fusco, tradotta in Italiano recita così: “Lodo il vero Dio, dono allegria, allevio le preoccupazioni, rinfresco la gola, rendo lecito ciò che è illecito, ringiovanisco l’anziano, adorno i campi, con la fatica d’autunno riempio le botti, denudo i giusti e onoro le feste”. Metaforicamente è il vino stesso che parla.

L’uva de Le Maute è stata raccolta nella seconda decade di ottobre. La fermentazione è durata diciotto giorni e la maturazione è avvenuta in barrique di rovere francese e castagno per diciotto mesi e con affinamento in bottiglia per altri otto mesi. La gradazione alcolica è di 14° C. La vendemmia dell’Argylos, invece, è stata anticipata alla prima decade di ottobre, con fermentazione di dodici giorni. L’affinamento nel legno è durato dodici mesi e l’elevazione in bottiglia per ulteriori tre mesi. Il tasso alcolometrico è di 13,5 gradi. Queste variazioni segnano il diverso connotato organolettico dei due vini. Le Maute risente della maggiore permanenza in legno e in bottiglia e quindi è più corposo, più potente, intenso, con tannini ancora legati ed incisivi, ma si riscontrano anche eleganza, equilibrio e una buona acidità. Nel tratto gustativo emergono tonici sviluppi di frutta rossa che ammaliano il palato. Nel complesso un vino godibile e di buona personalità che deve ancora percorrere molta strada.  L’Argylos è più pronto, morbido, fluente, sapido, con tannini già belli fusi e sempre caratterizzato da un piacevole bouquet fruttato. Le bottiglie sono state vendute rispettivamente a 12,00 e 8,00 euro, soldi sicuramente spesi bene. Devo dire che questi due vini sono stati davvero una piacevole scoperta. E adesso attendiamo con ansia la nuova annata.  E allora ad majora ragazzi!

Enrico Malgi

Via GB Marrone 3, Bellosguardo.
Tel. 345.2511691


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version