Straordinaria verticale storica di Chianti Badia a Coltibuono, dal 1946 al 2008

Pubblicato in: Verticali e orizzontali
la verticale di Chianti Classico Riserva Badia a Coltibuono

di Marina Alaimo

Badia a Coltibuono è uno di quei luoghi fuori dal tempo e dalle consuetudini, dove viene molto naturale riconciliarsi con i propri pensieri e ritrovare la misura delle cose. Ha alle spalle un passato complesso di numerosi passaggi di proprietà, evidentemente la sua bellezza e la sua importanza facevano gola a molti.

Gli spazi sono molto ampi e percorrendoli si alternano di continuo testimonianze riconducibili alla vita monacale e alle attività di agricoltura e pastorizia. L’agricoltura ha condotto nei secoli un ruolo primario, sacro quasi quanto i momenti legati alla preghiera ed alla spiritualità. Perché è fonte di vita e perché consente di avere un rapporto costante con la terra e la natura, importantissimo per l’equilibrio dell’essere umano. L’isteria dei nostri tempi è in gran parte causata dalla totale assenza di contatto e di scambio con questi elementi, dall’individualismo sterile ed improduttivo che nulla può condividere con la realtà rurale, con i suoi ritmi fertili che richiedono comunione e condivisione. Si percorre un lungo viaggio nella memoria che a tratti sorprende, incanta, e spesso fa sorridere perché così lontana dalla nostra realtà. Oggi, oltre alla grande bellezza del posto, l’elemento di principale attrazione a Coltibuono è il vino, l’ottimo Chianti Classico che non ha mai ansia da prestazione o crisi di identità, ma ha cavalcato tempi e mode con coerenza e pieno rispetto per la propria identità territoriale.

Tenuta Coltibuono offre ospitalità con la formula agriturismo nelle camere dei monaci vallombrosiani che affacciano sull’incantevole giardino all’italiana, circondate a perdita d’occhio dai boschi delle colline chiantigiane. Siamo nel territorio di Gaiole in Chianti a 700 metri di altitudine, in posizione molto tranquilla e piuttosto isolata, eppure da almeno trent’anni arrivano qui numerosissimi viaggiatori da tutto il mondo grazie alla scuola di cucina ed al ristorante fondati da Lorenza de Medici, famosissima per i suoi libri sulla gastronomia italiana e per una celebre trasmissione sulla tv di stato statunitense. Oggi nella bellissima cucina della badia, accogliente e rassicurante, c’è la chef Benedetta Vitali a continuare ciò a cui Lorenza ha dato vita con tanto successo. I suoi figli Roberto ed Emanuela Stucchi Prinetti hanno voluto celebrare i settant’anni di Chianti Classico Riserva con una incredibile degustazione verticale, testimonianza indiscussa del valore di questo vino che va considerato come una delle migliori interpretazioni dell’enologia del territorio.

Il fascino dell’antico refettorio sulle prime ha rubato la scena al vino che ben presto si è imposto con paziente garbo tra i pensieri, le parole ed ogni tipo di aspettativa. Un viaggio enoico piuttosto lungo, spiazzante ed emozionante proprio nelle annate più vecchie, condotto dal 1946 al 2008. In uvaggio con il sangiovese ci sono colorino, canaiolo e ciliegiolo che non hanno mai perso spazio tra i filari di Coltibuno che, nello specifico della Riserva, provengono quasi esclusivamente dalle vecchie vigne in zona Monti, la più alta.

2008: annata difficile e calda, particolari che nel lungo corso della degustazione hanno sfatato molte credenze comuni sul fatto che non possano generare comunque grandi vini. Naso sottile, ematico e terroso, delicata la viola ed il frutto, bocca sottile, elemento costante e caratterizzante in ogni millesimo, così come la freschezza vivace.

2006: elegante ed austero, proprio un bell’assaggio, appena balsamico in apertura, poi viola e visciole, bocca agile, energico nella freschezza e nei tannini decisi.

2004: molto diverso dai due precedenti, fa pensare ad un’annata calda complicata, è cupo nei profumi, concentrato il sorso con tannini severi e freschezza in sottotono.

2003: il vino ha il giusto tempo per dare il meglio di se, sa esaltare l’eleganza ricercata con cura dall’azienda, da inseguire ed attendere, terroso in apertura, poi visciole e frutto di sottobosco. Dà il meglio di se al palato, dinamico e scattante, tannini decisi, ma molto piacevoli, lungo e verticale nella freschezza.

2000: prima annata con certificazione bio e favorita da un andamento climatico piuttosto regolare. Prevale il frutto un po’ maturo, seguito da note sottili di erbe officinali e pepe. Molto piacevole il sorso nell’austerità dei tannini, un po’ caldo e ben sostenuto dalla freschezza integra.

1998: Un po’ incerto, non proprio pulito al naso ed avanti nell’evoluzione confermata anche all’assaggio.

Recupera alla grande il millesimo 1994 già nella vivacità del colore e della luminosità. Sprizza vitalità e sa ben coniugare l’eleganza riscontrata nei profumi e nell’andamento leggiadro nel bicchiere, con l’austerità puntualmente conferita dai tannini, veloce nella spinta della freschezza.

Assaggio pregiato il 1993, piacevolissimo sia al naso che al palato, delicatamente balsamico in apertura, elegante nei toni di rosa, poi visciole e iodio. Si fa bere e ribere con avidità, tonico nella freschezza.

Ha naso più deciso il millesimo 1990, spazia tra i toni terrosi, ematici, frutto di sottobosco e tabacco. Conferma la freschezza piena riscontrata nei tanti assaggi di questa lunga e pregiata verticale.

Mostra un carattere deciso e coinvolgente la 1986 e vuole tempo per raccontarsi. Poi lo fa con generosità spaziando dai toni di terra, alla cenere, mallo di noce e iodio – un bel divertimento. Vigoroso l’assaggio tannico e gioioso nella freschezza.

E’ un fuori classe il millesimo 1985, degustato alla cieca sarebbe stato quasi impossibile dedurne l’età. Esuberante e vivace in ogni sua espressione, elegante, profondo, molto coinvolgente all’assaggio.

Continua il divertimento con l’annata 1982, che sa coinvolgere nei profumi di viola, è terroso, delicatamente speziato nei colori del tabacco, scorrevole e succoso il sorso.

Da questo punto in poi le sorprese sono notevoli, il vino mantiene costante la capacità di emozionare nel tempo, sa esaltare il valore dell’attesa, accendere la passione in chi è capace di ascoltare il suo racconto.

E’ ancora promiscua l’agricoltura nella vigna nel 1980, gli impianti sono quelli fitti del dopoguerra con pratiche aggressive e uso di concimi azotati. Ha temperamento giovane il sorso, nei profumi è preciso, netto, balsamico, ematico, delicata l’amarena. Elegante e austero, vivace.

Il mosto nella 1979 fa macerazione lunghe con i raspi, è monocorde nei profumi, poco espressivo mentre il sorso rilascia vitalità per la freschezza integra.

Un po’ spento il millesimo 1976, cotto nei profumi e marsalato al gusto.

Mentre il 1975 alterna toni delicati, specie nei profumi, al vigore della freschezza, preciso ed emozionante.

Sulla stessa onda sa sorprendere il millesimo 1971, elegante, pulito nei profumi e al sorso, sottile, appena tostato, delicatamente balsamico, cinereo, bocca spiazzante, fresca e dinamica.

Nel 1969 l’enologia è tutta un’altra storia, si vinifica nel podere dove sono raccolte le uve e poi il vino affina per tempi lunghissimi in botti grandi di castagno nella cantina della badia. Anche in questo caso il Chianti sorprende per la pulizia e precisione dei profumi, è delicato, agile, setoso e di bella freschezza.

Nel 1968 il vino mantiene il fil rouge dell’agilità, sottile, fresco, pulito nei profumi tra i quali prevale la nota tostata.

Tocca notevolmente le corde dell’emozione il 1966, già piacevolissimo ed elegante nei profumi di fieno secco, balsamico ed ematico, vigoroso il sorso tannico ed in piena forma la componete fresca.

Ritorna la pulizia di profumi nel 1962, così come la leggiadria del sorso e una buona freschezza.

Ha trascorso ben trent’anni in botte di castagno grande l’annata 1958. E’ molto coinvolgente questo assaggio consacrato al tempo ed alla capacità di farne giusto strumento. Vivo e integro sia al naso che al palato, sussurra toni terrosi e balsamici, sottili accenti di iodio, leggiadro e meravigliosamente vigoroso nella freschezza.

Il 1949 passa dal legno grande alla bottiglia a metà degli anni cinquanta perché così si usava in attesa di essere immesso sul mercato. Conferma la grande attenzione del fattore Guido Giorgi, che ha seguito vigna e cantina fino agli anni settanta, per una minuziosa pulizia dei luoghi e degli strumenti di lavoro in cantina, particolare che ha permesso a questi vini di vivere così a lungo mantenendo una forma invidiabile, senza sbavature all’olfatto così come la capacità di preservare una viva freschezza, la fonte più importante di energia capace di conferire vigoria e piacevolezza al vino dopo tutti questi anni.

Tutto finisce purtroppo, e questa continua sorpresa condotta bottiglia dopo bottiglia ha il suo termine in maniera trionfale con il millesimo 1946, che batte di gran lunga i due precedenti.

E ’più espressivo nei profumi, più scattante e fresco il sorso che si racconta lungamente, senza esitazioni, con piglio sicuro ed a tratti beffardo.
Tenuta Coltibuono è in Località Monti di Sotto a Gaiole in Chianti (Si) Tel. 0577 746110 www.coltibuono.com

 


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